Franco Paglioni e solidarietà a Marco

Un uomo è morto nel carcere di Forlì.
Si chiamava Franco ed era un tossicodipendente; dopo essere stato
arrestato per un reato di cui non conosciamo la natura e di cui in
realtà non ci importa nulla, è stato condotto nel
carcere di Forlì.
Qui ha trascorso 4 o 5 giorni, da solo, in cella, lamentandosi per dei
forti dolori e chiedendo insistentemente di essere visitato da un
medico.
Nessuno ha accolto le sue richieste; le guardie hanno continuato a
portargli in cella il cibo senza preoccuparsi se questo veniva
consumato o meno, ignorando le suppliche hanno continuato a svolgere il
loro sporco lavoro senza un indugio, senza un tentennamento. Stava
talmente male che non poteva alzarsi dal letto e neppure mangiare. I
suoi piatti rimanevano quindi pieni, e l’assistente di turno, anziché
preoccuparsi, ordinava di mettere cibo nuovo sopra quello vecchio. In
quei giorni di detenzione andava avanti solo a thé e camomilla, grazie
ad un detenuto che ogni sera gli preparava gli infusi.
Il 23 o il 24 Agosto Franco è stato trovato morto nella sua
cella.
Completamente nudo.
I vassoi con il cibo ammucchiati in un angolo.
Il corpo e le pareti della cella lordi delle sue feci.

E fin qui non credo ci sia bisogno di dire molto altro. Invece quanto segue è un brano dell’articolo che il Resto del
Carlino del 10 Settembre, ha dedicato alla tragica vicenda della
morte di Franco Paglioni, morto il 25 Agosto nel carcere di Forlì, a cui segue un commento di Marco, pubblicato sul sito di GiùMuraGiùBox

(…) Cosa è successo in quei quattro giorni? A sentire i
detenuti, l’uomo non è stato visitato da un medico e solo
all’ultimo un addetto del personale con l’aiuto di un altro carcerato,
l’ha condotto sotto una doccia. Diversa la versione riportata da Daniela Avantaggiato,
segretaria del comparto penitenziario della Cgil funzione pubblica: "Il
giorno prima del decesso Paglioni è stato visto dal medico
ma le sue condizioni erano così gravi che anche un ricovero
all’ospedale
non lo avrebbe salvato — dice la sindacalista degli agenti
penitenziari
— . Purtroppo non c’era più niente da
fare. Ma va detto che
persone in tali condizioni dovrebbero andare in comunità di
recupero".(…)

L’avete letto *due* volte, vero? Perché la prima non avete
creduto ai
vostri occhi, vi rifiutate di credere a una così manifesta
dimostrazione di stupida cattiveria e demenziale
insensibilità.
I casi sono due: o Fabio Gavelli (il giornalista autore dell’articolo)
è
un incompetente che ha travisato completamente il pensiero della
Avantaggiato – ma nemmeno noi, che pure disprezziamo il lavoro del
pennivendolo, lo crediamo possibile – oppure chi ha rilasciato quella
aberrante dichiarazione ha fatto sfoggio di tutta la propria arrogante crudeltà.
Secondo le parole di Daniela Avantaggiato non era necessario portare
Franco Paglioni in ospedale, tentare di curarlo; almeno farlo morire
dignitosamente, in un letto, tra lenzuola pulite, accudito e se
possibile confortato.
Non era importante.
Tanto ormai Franco Paglioni era già morto.
Noi odiamo questa società e i suoi luridi rappresentanti,
noi non
abbiamo parole per esprimere il nostro disprezzo per individui come la
Avantaggiato.
Franco Paglioni era un essere umano; possiamo dire la stessa cosa
della "signora" Daniela Avantaggiato?
Ora attendiamo una dichiarazione pubblica del medico che ha (avrebbe?)
visitato Franco.


Inviato da Marco il 10 Settembre 2008

 

Innanzitutto un grazie al mio amico Marco, che cura, con passione e insieme ad altri amici, siti come Filiarmonici e GiùMuraGiùBox.

Marco si è visto sequestrare in questi giorni l’hd del suo pc, in seguito ad una denuncia per diffamazione per aver scritto il commento riportato sopra, da parte di tale Daniela Avantaggiato. A lui va tutta la mia solidarietà mentre tutto il mio disprezzo va alle istituzioni carcerarie e alle bestie che ci lavorano dentro.

 

 

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Giovane è bbbello

a Trollina dei blogger rifarditi Santa Patrona,
a Tro che porta corona come la morte, mia signora e padrona
   

(Orinato)

Ci sono modi e modi di manifestare Amore. Quello del fratellino, il mio poeta preferito, è senza dubbio devastante. 

 

Saluto De, e ovviamente non credo sia una scema. Mi fa solo tanta tristezza leggere che la vecchiaia è una merda e che ci si trasferisce in Cina perché è una società in movimento, giovane e attiva.

Io credo che il ciclo della vita sia quello di fare figli, occuparsene quando sono dipendenti e che i figli si occupino di te quando dipendente lo diventerai (di nuovo) tu. Si condanna la vecchina che tingendosi i capelli cerca l’eterna giovinezza, ma poi si pensa alla vecchiaia come età di merda. D’altronde i nostri vecchi sono tutti rincoglioniti, rinchiusi negli ospizi o in mano alle badanti rumene e vissuti come un peso. Al massimo si può stare ad ascoltare ancora qualche vecchio partigiano o deportato ebreo, giusto così perché il tutto ha un certo fascino. Anche io voglio morire giovane piuttosto di finire così, hai ragione. Invece ogni età chiude in sé i crismi dello sbando, e spero di ritrovarmi rincretinita e felice a guardare l’uccellino che mangia il pane sul davanzale. Perché, se non muoio per caso prima, sarà cosi. 

Detto questo non sopporto: chi dice che non vuole fare un figlio perché questa società di merda non lo merita, farebbe solo una vita di altrettanta merda e papepi. Lo considero un gran ipocrita che non ha le palle di dire che è un gran egoista e che ha una paura fottuta di dare dare e ancora dare. E tanto meno sopporto chi sostiene che a un figlio bisogna dare il massimo, altrimenti meglio non farlo. E infatti non fa figli. E poi però viva la Cina, piena di gente giovane e attiva.

Non ho paura di invecchiare, non particolarmente per lo meno. Ho i capelli bianchi e li coloro perché esteticamente mi stanno crescendo male. Sennò li lascerei. Ho una figlia di diciannove anni e quando ci vedono insieme tutti spalancano la bocca e ci chiedono "Ma davvero siete madre e figlia?". Si, siamo madre e figlia e non si direbbe. Perché, appunto, non ho paura di invecchiare. 

 

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Cazzate della mia vita

Mi piace il gioco di luci nella foto e il fatto che non si vedano le magagne, come per le persone. E poi questa casa è piaciuta a tanti che l’hanno vista qui e quindi mi diverte pubblicare come procede il suo restauro, che in realtà non procede. E che, mi hanno detto, più ti fai il culo dentro e più ci resta la tua energia. Speriamo sia energia positiva.

Ho i biglietti per il concerto di Fossati al Teatro Colosseo. Poltronissime, ma 19esima fila. Di meglio non c’era, che per risparmiare 6 euri e finire in 40esima, va bene così. Al telefono mia sorella mi chiedeva se ci sarà la possibilità di avvicinarlo dopo il concerto. Non credo, ma se potremo farlo, lo chiamerò Maestro e ci bacerò le mani con un inchino, dico io. Certo, risponde lei e io invece gli dirò quanto immenso è il mmmmmaaare.

Abbiamo anche vinto il derby. Sinceramente non è che me ne freghi, il calcio non mi appassiona più e forse un po’ invidio chi invece si appassiona ancora, ma sono contenta soprattutto per gli anti juventini, anzi gli anti tutto. Non li sopporto. E vabbè, per chi ci chiama merde o altre robe così, termini che sono di una violenza che non sai neppure che dire quando li leggi, ci dico solo abbiamo vinto. Ciao GoNpagno Loko eh, un bacio a Pulici. E ciao anche a cla, mi dispiace…

E ieri sera ho anche visto Gomorra. Stavo dando la vernice, ero indecisa se andare al cinema da sola, che non l’avevo ancora mai fatto, però la tentazione era forte, un piccolo cinema teatro super tranquillo proprio qui sotto. Alle 20.55 mancavano cinque minuti, mi infilo altri pantaloni della tuta, canottiera che fa un caldo bestia ancora e decido di andare. Quattro euro e ovviamente ne valeva la pena.

Mi ero ripromessa di parlare di tempo che avanza, vecchiaia, mito della giovinezza, che il metro di misura madre e figlia credo sia infallibile, ed io ho la mia evoluzione della specie ogni giorno di fronte a me, a ricordarmi davvero chi sono.

Ma, per ora, solo un abbraccio a chi un figlio ha avuto il coraggio di farlo. 

E i sogni, i sogni,
i sogni vengono dal mare,
per tutti quelli
che han sempre scelto di sbagliare,
perché vincere significa accettare
Se arrivo vuol dire che
a qualcuno può servire
e questo lo dovessi mai fare,
tu questo non me lo perdonare

 

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Contrapposizioni

Ci sono situazioni che mi rendono davvero triste. Non incazzata, ma proprio triste. Il Capitale si è preso anche la stazione di Porta Nuova. Reggeva ancora rispetto alle altre grandi stazioni, che oramai da tempo, sono centri commerciali e non stazioni, per esempio Roma, e Milano, livida e sprofondata per sua stessa mano. Ma anche il vecchio, elegante e unico bar centrale della mia cara stazione di Porta Nuova, è passato a far parte della catena McDonald style, che sta gestendo tutti gli autogrill d’Italia, -non so come si chiami e non voglio saperlo-, quella che ha i dolcetti carissimi e tutti uguali, i panini schifosi e i camerieri tutti in serie coi grembiuli e cappelli rossi. Quelli del muffin al cioccolato, per capirci

E poi, la cosa che mi addolora di più, sono sparite le fontanelle d’acqua che stavano vicino ai binari, dove ti potevi dissetare. Hanno fatto posto a dei maxischermi che trasmettono spot pubblicitari ininterrottamente. Quando succedono queste cose, è come se mi strappassero un pezzetto di anima.

E poi ci sono situazioni che bilanciano. Stasera in metro molta gente. Metto in atto la mia solita tattica. Biglietto alla mano, senza obliterarlo, mi infilo al culo di qualcuno che invece lo fa e passo attraverso le sbarre. Alzo lo sguardo, a pochi metri da me il controllore. Scoppio a ridere, non saprei che altro fare. Di quelle risate che mi tengo anche la pancia. Non me lo aspettavo, credevo una multona, figura di merda. Invece scoppia a ridere anche lui, mi viene incontro, mi prende il biglietto e, cortesemente me lo va a timbrare. Ciao e non lo fare più. 

E’ complicato comunicare con un sordomuto serbo. Ma stasera ce l’ho fatta. E più uno è povero più è generoso. E così mi sono trovata a condividere con lui quattro bisteccone di maiale. Era imbarazzante farlo in un posto dove pochi hanno da mangiare, ma mi sembrava di essere scortese. Ne ho buttate giù due, anche se mi scoppiava la pancia, ma lui era così gentile..

E qui è vero che voglio spiegare un po’ ai poveri il concetto naturale
del soffrimento interno che la piattola trova appropriandosi, è vero, di
questo concetto emblematico e catastrocomenico in cui si viene a trovare la situazione nel consenso generale dove si consente delle volte e no.

Oh, è
qui che uno si accorge dello scatenamento della contestazione giovanile,
perché c’è un certo contrapposizione da parte della piattola
femminista convinta e da parte di questo… grufolio che si avverte
nello stomaco dei giovani, subalterni o interni che si voglia, che viene
fuori nella sua tutta generalità. E’ qui lo sfogo delle masse
popolari che viene introdotto nelle tubature del cesso.

Certamente ci
sono delle contrapposizioni.

 

Domani mi coloro i capelli. Un bel violetto con tutti i riflessi alla moda, per seNbrare giovane e bella, e poi indosserò un vestitino bianco, anche se ho 42 anni. In barba a chi da Pechino predica cazzate. Ecco, brava, stattene a Pechino. Una scema in meno in Italia. Ce n’è bisogno.

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Life

 
Quali parole sono sulle tue labbra
chi fu il poeta o quale poesia
lo sa il falcone nei suoi larghi cerchi 
o la sa sol la tua dolce pazzia
 
Ciao a cpunk, che ci ebbe ospitate in London e in questi giorni spero di aver ricambiato la sua ospitalità. E poi a czkat, che me lo sono ritrovato a Torino per puro caso e per caso ci siamo incontrati e mi ha portata a vedere che giravano un film qui e poi ci ho fatto la pasta e i peperoni e vodka e vino rosso. E ci siamo trovati tutti insieme, cpunk, czkat e noi qui di Torino.
Che dire, la vita va così. Al lavoro per mesi ho aspettato un colloquio e poi ho avuto sei chiamate in due giorni. Gli amici..o sei sola o arrivano tutti insieme.
 
Il 12 Novembre ci sarà Fossati al Colosseo, qui a pochi metri da me. 41 euro le poltronissime. Domani vado a prenotare tre posti: io, mia sorella e il suo GoNpagno di vita.
 
E’ vita. Normalissima vita.
 
 
Ophelia
la seta e le ombre nere ti avvolgono leggere
e sentirai, dormendo ormai, cadenze di liuto
Ophelia
non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo
o forse sai, e lo dirai, con magiche parole
Ophelia
le tue parole al vento si perdono nel tempo
ma chi saprà le troverà in tintinnii corrosi
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Metafuck

Ieri giornata in vero stile scarabeus sacer, lo scrafaglio merdarolo, passata a passarmi dal letto al sofà, dal sofà al letto, col computero, ad iNportunare gli altri bloggers come sempre faccio quando mi annoio (oNbra è il mio pEferito, che lui se la prende), con paninazzi di marmellata e padellate di broccoli, con la tivù, a guardarmi un programma demenziale su rai2 per trovarci ospite un Fossati incartapecorito. Infine a lavorare alle 20 e perdermi così la visione di Gomorra, da una vita che voglio vedere e non ci riesco ed ero così contenta quando avevo visto la locandina al cinema teatro, qui proprio sotto casa mia.

Dopo il lavoro, decido di fare un salto nel mio solito locale di divertimenti per socializzare un po’. Intanto che chiacchiero amabilmente con un’amica comune di amici comuni, la quale mi parla del servizio civile internazionale (argomento che mi interessa assai, perché già fantastico sul fatto che potrei spedirci la pupetta, con la quale venerdì sera c’è stata una feroce litigata in pieno stile mamma figlia, e lasciarla in Guatemala o qualche altro buco in capo al mondo per un anno, tutta spesata più 900 euro al mese), metto le mani in tasca e ci trovo le chiavi del deposito bagagli. Chiamo il collega, per dirci che le avrei restituite stasera, che tanto ero di nuovo in turno. Invece no, mi risponde lui, quelle chiavi sono indispensabili, non abbiamo i doppioni e la mattina mi chiedono spesso di entrare per prendere cose. Faccio a mente un ragionamento tra me e me: i bagagli sarebbero sacchi dell’immondizia che contengono indumenti e altre cose personali ovviamente non preziose nè indispensabili, chi dorme solo una notte non utilizza il deposito bagagli e quindi le sue quattro cose le tiene con sé, gli altri, cristosanto, non muoiono se aspettano a ritirare una mutanda fino alla sera. E ancora fra me e me penso perché cazzo mi è venuto in mente di avvisare. Sarebbe andata come tante altre volte che ogni tanto non si trovano le chiavi di qualche stanza e poi ricompaiono. E quelle sarebbero ricomparse dopo nemmeno 24 ore. In ogni caso non polemizzo, sono ancora troppo nuova li dentro per fare casino, e mi assumo la responsabilità di riportare ‘ste minchie di fottute chiavi (che ho dimenticato perché mentre fai una cosa per uno, altri dieci te ne chiedono altre diecimila, soprattutto se hai la sfiga di essere nuova e donna) la mattina dopo entro le 7.30, visto che a riportarle in quella stessa nottata non avrei avuto il tram del ritorno. E quindi concludo la giornata scrafaglio merdarolo mode con un’incazzatura da paura, smollando locale divertimenti e amici e andando a dormire, per poi invece non riuscire a chiudere occhio e per di più ricevere una telefonata inopportuna alle ore 3.37 della notte.

Stamattina alle sei dunCue mi alzo, e dietro consiglio di un caro amico, cerco di prenderla positivamente e ammiro la città addormentata, è bella soprattutto la luna a quell’ora. Alle 7.50, in ritardo, arrivo a consegnare le chiavi. Lui, il mio collega mi dice che sono stata fortunata perché nessuno aveva avuto bisogno del deposito bagagli. Per non ammazzarlo, poso le chiavi e scappo subito. La giornata di oggi sembra iniziare un po’ meglio perché mentre aspetto il tram del ritorno assisto ad una scenetta esilarante. Un’auto, a velocità moderata per fortuna, sul rettilineo, fà un frontale con un platano. Inspiegabile la dinamica, ma il particolare più divertente è che era l’auto del Servizio Vigilanza Notturna.

Ora eccomi qui a desiderare intensamente di riavere la patente ma continuare a fare cazzate per non riaverla. Le mie informazioni erano che con le analisi del capello non ti cercavano il metadone, perché è considerato un farmaco e la terapia metadonica è contemplata perché non inficia le tue abilità per la guida etc etc. Ma forse la legge è interpretata diversamente dalle diverse teste, come al solito, e se te lo cercano o meno dipende dalle diverse linee dei diversi servizi di medicina legale. In ogni caso io non sono in terapia metadonica e il meta l’ho bevuto un tre o quattro volte per i cazzi miei, e quindi se me lo cercano nei capelli sono fottuta. A meno di rimettermi in terapia ufficiale al Ser.t e riprendere a bere magari 10 mg giusto per riuscire a riavere la patente. Però per rimettermi in terapia al Ser.t devo almeno avere le urine positive alle sostanze, perché non è che ti danno il metadone se tu non usi eroina. E quindi dovrei bucarmi almeno una volta per dimostrare che sono tossica. Ma se mi buco anche solo una volta, la patente proprio non la rivedo, perché dai capelli risulterà l’uso di sostanze. Bel casino all’italiana.

Come fare. Stamattina su internet ho trovato comunque questa cosa interessante, da cui estraggo un passaggio, utile a chi stigmatizza il metadone, dietro ad una becera ignoranza.

Attorno a questo farmaco ruotano ancora molti pregiudizi,
che sono oggetto di attenzione e di preoccupazione persino tra quanti
nella comunità scientifica non si rivolgono di consuetudine ai problemi
sociologici che ruotano attorno all’erogazione dell’assistenza e delle
cure a determinate categorie di cittadini. E’ così che Vincent Dole,
che negli USA e poi nel resto del mondo ha introdotto la clinica corretta
del metadone (farmaco che detiene un singolare record: è il più testato,
il più sottoposto a studi e verifiche fra tutti i farmaci) ancora non
riesce a trovare una risposta sul perché opinione pubblica, mass media,
politici abbiano ancora pregiudizi e reazioni emotive ingiustificate nei
confronti di questo farmaco, ed è per questo che Alessandro Tagliamonte,
ordinario di farmacologia presso l’Università di Siena, esprime
preoccupazione per il fatto che ciò che "da oltre 30 anni è
evidente" (l’efficacia del metadone nella terapia dell’eroinismo
cronico e la sua perfetta compatibilità con una vita normale) sia ancora
"
rifiutato anche da chi nella società ha il ruolo e il dovere
istituzionali dell’assistenza medica". E’ per questo, ancora,
che Icro Maremmani (Unità Farmacotossicodip., Isituto di Psichiatria Univ.
Di Pisa) e Orietta Zolesi (dottorato di ricerca in tossicodip., Univ. Di
Siena, Cagliari e Pisa) sono costretti ad affrontare il problema del
trattamento metadonico anche nei termini di quanto accade attorno ad esso
dal punto di vista culturale:
"Qualcuno ha parlato di
zombizzazione da metadone, decerebrazione da metadone, lobotomia da
metadone. Non stupisce se proprio gli psichiatri così attenti alla libera
espressione dei sentimenti si sono levati all’unisono contro questo tipo
di trattamento. Questo fatto sottolinea molto bene il malinteso, ma anche la
perfetta ignoranza di questa terapia da parte di specialisti.

Il fatto è che nessuna persona è in grado di indovinare se un
tossicomane compensato sta o non sta prendendo il metadone, in quanto
questo soggetto è perfettamente equilibrato e presenta sostanzialmente
normali riflessi psicomotori. Nessuno psichiatra, all’oscuro della
diagnosi di eroinismo, colloquiando con un soggetto stabilizzato con
metadone è in grado di accorgersi che l’individuo lo sta assumendo.
Test
psicometrici
attitudinali riescono meglio
alle persone sotto metadone che alle persone normali
perché
queste ultime sono più nervose durante le prove
attitudinali.
E’ incredibile che un eroinomane che non usa eroina
per
una settimana possa avere la patente di guida ed un soggetto che si cura
ed ha normali riflessi psicomotori non la possa avere!
…"
(Da: Metadone, le ragioni per l’uso, a cura di Maremmani e Guelfi, AUCNS,
Siena, Pacini ed., 1996).

 

Come fare. Andrò a chiedere direttamente a medicina legale in questi giorni. E seguiranno info. Però stamattina qui c’è il sole, sono meno scrafaglia merdarola e ho voglia di mandare un abbraccio a: Iskr, che ha sempre un sacco di pazienza con me, al mio fratellino, al mio nuovo 007, e anche un saluto al nuovo arrivato qui, brigante e terrone.

 

 

 

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Quando cado e mi vergogno

(chissà poi perché)

In questa foto, estate 2007, ero bella fatta di metadone. Arrivata a giugno da Manchester, a Luglio avevo iniziato a comprarlo da un amico e poi a Settembre, tornata a Torino, ero passata a cose migliori, roba e coca. Migliori per il flash e il rito del buco, perché il meta, a parte il fatto che ti sale dopo tre quarti d’ora perché va giù per bocca, per il resto va bene. CaZZo se va bene. Io spero che per la patente non me lo cerchino nei capelli perché sono fottuta. Perché ci ho dato dentro un tre quattro volte, ultimamente. Mercato nero, 30/40 mg 5 euri e sto serena per due giorni. Se io faccio coming out lo faccio bene, foto e realtà. Mica sono disonesta.
 
Una giacca a doppio petto 
per avere un cuore in più
tanti nodi al fazzoletto
per non passarci su
piedi grandi per sentire
che la terra è sempre là
e il cappello ad impedire
che gli sfugga la realtà
 
(per Novus, ovvio)
 
 
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Succede

No, non sono le Sister Sledge o le nuove Spice Girls, bensì due deficienti che stasera hanno cenato qui, con altra ggente, facendomi trovare, al mio arrivo dal lavoro, e cioè ora, alle 0.57, due bottiglie di vino veleno da un euro l’una, più un’altra di vodka alla pesca, vuote, in bella vista. E poi tutti i piatti da lavare e vestiti buttati sul letto. L’unico letto, da una piazza e mezza, che esiste per ora qui e che stanotte mi toccherà condividere in tre. Io ci ho detto fate pure, a me basta che mi lasciate la metà mia nel letto, vi stringete voi. E’ che mi dovrò alzare alle sei domattina, pure. E sarò di umore nero, già lo so.
 
E poi: come posso mettere su ebay l’ultimo acquisto che mia figlia ha fatto per me, ma perché cazzo mi sono fidata! Avevo delle cuffiette del mio mp3 che spaccavano da tanto si sentivano bene, ma a forza di strattonarle si sono rotte. Al che le chiedo di coNprarmene un paio fighe. E’ tornata con..le protesi per i sordi. Che, nell’ordine: mi vergogno come un cane quando esco con quei paraorecchi e lascio sempre i capelli sciolti per coprirle, i ganci, fatti davvero come quelli delle protesi si aprono e poi con un click ti stringono le orecchie da farle diventare rosse e in ultimo a sventola e tutti i buchi ormai inutilizzati dei vecchi piercing mi stanno facendo infezione, poi sono di quelle che se tu ascolti la musica alta la sente anche il tuo vicino di metro, sai quando cammini ed emani musica come la emanano le macchine con i cerchioni argentati degli zarri che passano in Via Roma. E poi si sentono male. E si è pure offesa quando ho provato a storcere il naso appena viste. Sarà questione di ventilazione
 
Pillolina: bene, in estate non si abbandonano più i cani per andare in ferie. Le campagne animaliste devono aver sensibilizzato. Ora si abbandonano le rumene. Non scherzo. D’estate si riempiono i dormitori femminili di badanti rumene che la famiglia nel periodo delle ferie non può più ospitare.
 

Non abbiamo scelto un abito scuro
anche se non ci starebbe malissimo
praticando una teoria meccanica
basata sull’aria


Chiamateci col telefono
vi risponderemo prestissimo
questione di chiarezza del messaggio
di precedenza dell’ingaggio

 
 
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Si sbagliava da professionisti

A volte sul blog mi capita di scrivere un sacco di minchiate. Poi mi siedo per terra, dentro la mia casa la sera, scalza e sporca di arancio per i muri, e ascolto le voci che arrivano di sotto. Il marocchino che chiede alla tipa venti centesimi, la macchina vecchia che il motore non ci parte e l’avviamento dura almeno cinque minuti, gli indiani che a gruppi di decine trascorrono il pomeriggio a parlare di chi solo sa cosa. E poi alzo lo sguardo e vedo la tipa che stende al secondo piano, i balconi pieni di piante verdi abbacchiate perché dovrebbero stare meno al sole.

E penso ma che cazzo me ne frega di dipingere i muri di arancio e viola, farmi un culo così per la tappezzeria di questa cazzo di casa. E poi penso ma come posso fare di pagare 600 euro di affitto che li tiro appena su con il part time a farmi un culo così per regalarmi a tutti. E poi penso a quella collega che la mia prima sera di lavoro mi ha accolta con un muso così, senza dirmi una parola, solo che i caffè della macchinetta me li dovevo pagare 50 cents, l’unica info che mi aveva dato, per fortuna che la coordinatrice che era lì quella sera si era presa vergogna e mi aveva chiesto scusa per lei e di non farci caso. Ma io già so che ci farò caso, e il prossimo turno mi tocca con lei, io già so che non finirà qui e rovinerò la mia reputazione perché la manderò a fare in culo. E poi penso a mia figlia, che al lavoro, la fanno andare a sostituire un ragazzino straniero che  stanno licenziando perché ha chiesto un aumento di uno stipendio vergognoso, e anche se stiamo morendo di fame io e lei, lei a fare queste merdate non ci andrà più e lascerà sto lavoro. Ci arrangeremo. E poi penso che il comune di Torino ha chiuso gli aiuti ai rumeni perché erano troppi in lista nei dormitori e dopo tre mesi non hanno più il diritto a nessun tipo di intervento sociale. Giusto così per liberare posti e costi. E ieri sera uno di loro, su una panchina, dignitoso, pulito, che lavora in nero, un esemplare di immigrato insomma, ci diceva vedrete che chiuderanno tutti i dormitori agli stranieri, li accorperanno in uno solo per ridurre le spese e avranno accesso solo gli italiani. E la mia collega mi diceva ha ragione lui, ho paura che sarà cosi, che merda, Torino è sempre stata all’avanguardia su questi progetti, ma diventeremo come Roma che è piena di barboni ed è tutto lasciato in mano ai volontari della Caritas. E poi mi vedo a fare la spesa, che compro la cena, che stasera ho speso 21 euro e non avevo un cazzo in borsa e mi vedo alla CRAI che sono li che annuso gli shampoo migliori, questo mi piace, questo no e che tanto sono tutti una fotteria.

E allora le mie vene hanno bisogno di una spada. Un piccolo flash che mi faccia dimenticare tutto. Io non ce la faccio a fare la borghese, a scegliere i prezzi degli shampoo alla CRAI e i colori per i muri della casa, io proprio non ce la faccio. Sono giornate furibonde, senza atti d’amore, senza calma di vento, solo passaggi e passaggi di tempo. In blasfemia condizionata dai miei sorrisi lacrimanti. 

Lei è Giovanna. Un mp3 spartano, inciso alla cazzo solo con chitarra e tamburelli. La chitarra è di Kap, un mio caro amico, brigante abruzzese che chissà che fine ha fatto, le ultime notizie erano che stava sperso sui monti della Spagna. Ai tamburelli ci sta lei. Lei è..un misto tra De André e la Consoli, scrive testi e musiche. Brava, bravissima, azzarderei io, ma al solito..i migliori si tirano indietro. Quando sono andata a conoscerla in quel di Napoli ai tempi della lotta per il termovalorizzatore e altre minchiate, non riuscivo nemmeno a respirare, l’ansia di quel posto mi chiudeva il respiro, dovevo bucare. E così, ero finita a Secondigliano, a fare la fila in mezzo alla camorra, con un amico di lei trovato li, che mi aveva accompagnata a fare la storia e avevamo condiviso. Bella esperienza, ma forse lei era rimasta un po’ delusa. Mi dispiace.

01 Girotondo.mp3


ho sentito la sua voce invasa dal rumore
ridere ancora a bocca aperta
raccontare quelle storie
e al suo sguardo bugiardo a confondere opinioni
ballare col dolore bevendo del Negroni

 

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Ei non dormo!

Mi pesa la notte prima di ricominciare

e tante veglie, come soglie di un mistero


per arrivare sempre più vicino al vero

Di camminare per strada e incontrare due che si baciano appassionatamente mi succede spesso, purtroppo. Meno spesso invece, ma mi è già successo e tant’è, mi succede che lui, mentre slingua appassionatamente lei, apra gli occhi e lanci furtive occhiate a me, che passo da lì per caso, indifesa, incensurata e ponderata. Ma che sia lei ad aprire gli occhi e mentre arrovella la testolina per baciare con passione lui, passi a raggi X il mio look, dalla testa ai piedi, come si dice, questo non mi era ancora successo. Fino ad oggi. Indossavo un vestito attillato su pantaloni larghi, come le inglesi. Sarà per questo?

 
Queste foto le ho scattate ieri notte sulla linea 4 che ho dovuto aspettare dalle 23.40 fino alle 24 prima che partisse e ora ve le cuccate tutte. Sono dei capolavori, tanto!!
 

Non dormo, ho troppa adrenalina in corpo. Dalla una, ora in cui ho finito di lavorare e sono rientrata a casa, ho già mangiato due panini integrali di marmellata alla fragola, tre fichi d’india a 1.80€ il chilo, una fetta d’ananas da un euro (tutto l’ananas, non la fetta) fumato tre sigarette, letto un po’ di blog sparsi qui e là e vagato per la casa. E’ di certo l’adrenalina della serata, passata ad operare agire realizzare effettuare avverare concretare esercitare lavorare nelle stazioni, per le strade, a coprire gente addormentata dentro cartoni, distribuire the caldo e biscotti ed asfissiarmi di puzze di piedi. Io chiedetemi tutto, ma reggere le puzze dei piedi non ce la farò mai, devo parlare in apnea.

ahi chitarra come spada,
mantello di sabbia, orecchio mozzo, antica sfida,
eterna attesa, corda tesa da spezzare,
e tanta voglia, tanta voglia di tornare

 

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