Franco Paglioni e solidarietà a Marco

Un uomo è morto nel carcere di Forlì.
Si chiamava Franco ed era un tossicodipendente; dopo essere stato
arrestato per un reato di cui non conosciamo la natura e di cui in
realtà non ci importa nulla, è stato condotto nel
carcere di Forlì.
Qui ha trascorso 4 o 5 giorni, da solo, in cella, lamentandosi per dei
forti dolori e chiedendo insistentemente di essere visitato da un
medico.
Nessuno ha accolto le sue richieste; le guardie hanno continuato a
portargli in cella il cibo senza preoccuparsi se questo veniva
consumato o meno, ignorando le suppliche hanno continuato a svolgere il
loro sporco lavoro senza un indugio, senza un tentennamento. Stava
talmente male che non poteva alzarsi dal letto e neppure mangiare. I
suoi piatti rimanevano quindi pieni, e l’assistente di turno, anziché
preoccuparsi, ordinava di mettere cibo nuovo sopra quello vecchio. In
quei giorni di detenzione andava avanti solo a thé e camomilla, grazie
ad un detenuto che ogni sera gli preparava gli infusi.
Il 23 o il 24 Agosto Franco è stato trovato morto nella sua
cella.
Completamente nudo.
I vassoi con il cibo ammucchiati in un angolo.
Il corpo e le pareti della cella lordi delle sue feci.

E fin qui non credo ci sia bisogno di dire molto altro. Invece quanto segue è un brano dell’articolo che il Resto del
Carlino del 10 Settembre, ha dedicato alla tragica vicenda della
morte di Franco Paglioni, morto il 25 Agosto nel carcere di Forlì, a cui segue un commento di Marco, pubblicato sul sito di GiùMuraGiùBox

(…) Cosa è successo in quei quattro giorni? A sentire i
detenuti, l’uomo non è stato visitato da un medico e solo
all’ultimo un addetto del personale con l’aiuto di un altro carcerato,
l’ha condotto sotto una doccia. Diversa la versione riportata da Daniela Avantaggiato,
segretaria del comparto penitenziario della Cgil funzione pubblica: "Il
giorno prima del decesso Paglioni è stato visto dal medico
ma le sue condizioni erano così gravi che anche un ricovero
all’ospedale
non lo avrebbe salvato — dice la sindacalista degli agenti
penitenziari
— . Purtroppo non c’era più niente da
fare. Ma va detto che
persone in tali condizioni dovrebbero andare in comunità di
recupero".(…)

L’avete letto *due* volte, vero? Perché la prima non avete
creduto ai
vostri occhi, vi rifiutate di credere a una così manifesta
dimostrazione di stupida cattiveria e demenziale
insensibilità.
I casi sono due: o Fabio Gavelli (il giornalista autore dell’articolo)
è
un incompetente che ha travisato completamente il pensiero della
Avantaggiato – ma nemmeno noi, che pure disprezziamo il lavoro del
pennivendolo, lo crediamo possibile – oppure chi ha rilasciato quella
aberrante dichiarazione ha fatto sfoggio di tutta la propria arrogante crudeltà.
Secondo le parole di Daniela Avantaggiato non era necessario portare
Franco Paglioni in ospedale, tentare di curarlo; almeno farlo morire
dignitosamente, in un letto, tra lenzuola pulite, accudito e se
possibile confortato.
Non era importante.
Tanto ormai Franco Paglioni era già morto.
Noi odiamo questa società e i suoi luridi rappresentanti,
noi non
abbiamo parole per esprimere il nostro disprezzo per individui come la
Avantaggiato.
Franco Paglioni era un essere umano; possiamo dire la stessa cosa
della "signora" Daniela Avantaggiato?
Ora attendiamo una dichiarazione pubblica del medico che ha (avrebbe?)
visitato Franco.


Inviato da Marco il 10 Settembre 2008

 

Innanzitutto un grazie al mio amico Marco, che cura, con passione e insieme ad altri amici, siti come Filiarmonici e GiùMuraGiùBox.

Marco si è visto sequestrare in questi giorni l’hd del suo pc, in seguito ad una denuncia per diffamazione per aver scritto il commento riportato sopra, da parte di tale Daniela Avantaggiato. A lui va tutta la mia solidarietà mentre tutto il mio disprezzo va alle istituzioni carcerarie e alle bestie che ci lavorano dentro.

 

 

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