Ciònondimeno.
In questa full immerscion di questi giorni, ho letto, finalmente, anche Gomorra.
Mi sono persa un po’ nella parte fra le lotte di potere dei diversi clan. Troppa gente, troppi nomi e contronomi, troppi agguati e omicidi, non capivo più chi ammazzava chi e perché.
Rapita e basita dalla parte iniziale, quella di Angelina Jolie che indossa il vestito cucito da Pasquale per 600 euro al mese in nero. Analisi economica, se qualcuno ne sa più di me mi aiuti: 100 euro la manodopera per il vestito di Angelina, metti che il vestitino costi 15.000 euro (o dieci volte tanto, non ne ho idea), 14.900 euro in che vanno? Immagine soltanto?
Il liBBo non lo spiega, ed io qualche anno fa, progettando, aprendo, nonché coordinando una cooperativa di tipo B, quelle che fanno lavorare i cosiddetti soggetti svantaggiati (tossici, minori a rischio, psichiatrici, ex carcerati) e hanno il vantaggio di non versare i contributi previdenziali perché lo fa lo Stato al posto loro, ero venuta in contatto con il mondo del tessile per un appalto. E’ il settore meno pagato, l’unica cosa che so.
Noi facevamo packing, la parte finale del processo produttivo e imbustavamo intimo femminile di varie marche. Ti arrivavano diecimila perizoma, dovevi spararci l’etichetta del marchio e del prezzo con la pistolina e confezionarli a seconda delle esigenze della casa produttrice.
L’intimo era destinato ad un mercato medio alto. Ho qui nel cassetto ancora un paio di pezzi mai indossati e una mutanda, una coulotte per essere precisi, costava, prezzo di sei anni fa circa, 47€.
Dolce Gabbana, per parlare di griffe, aveva la particolarità che ad essere prezioso non era tanto il capo, ma l’ologramma, l’etichettina vera e propria. Guai se ne mancava una all’appello. Poi il capo lo potevi anche fottere, ma il marchio proprio no.
Per il resto pagavano strapochissimo, dovevi farti un culo cosi, spaccarti la schiena e prendere velocità nelle mani. Al massimo della velocità raggiunta, roba che la gente era stupita a guardarti muovere le mani, tiravi su circa dieci euro lordi all’ora, che detratte tasse e spese si dimezzavano.
Si sopravviveva bilanciando con altri appalti e col fatto che non pagavi appunto i contributi dei soci.
Poi le aziende fornitrici, che erano due, hanno preso due strade diverse: una ha figliato in Romania, l’altra no.
Ora so che la prima regge ancora, la seconda, dopo anni di cassa integrazione, ha dichiarato fallimento. La cooperativa di mia sorella che ha sostituito la mia avanza tremila euro che non vedrà più. E vabbè.
Ma leggere delle griffe che pagano così di merda mi ha proprio lasciata di merda e quanto vorrei essere meno ignorante per capire a fondo il perché. Siamo proprio così rovinati?
La parte sul ciclo della droga invece già la immaginavo, niente di nuovo.
Non che il libro di Saviano abbia bisogno della mia testimonianza, ma io ho avuto l’onore di esserci a Secondigliano. Ci sono davvero file di auto in coda di gente che va a comprare la droga, come fossero in coda al casello autostradale, in una zona completamente franca, in mezzo a file di palazzi.
I pusher stanno alla destra e alla sinistra dell’auto. Si aprono i finestrini, bustina bianca per la cocaina, bustina rossa per l’eroina e per l’insulina c’è la vecchietta settantenne al secondo piano, a qualsiasi ora. Un altro mondo? Ma no, semplicemente una merce particolare.
Anche la scelta da parte del Sistema di mettere sul mercato la cocaina a prezzi popolari accessibili, anche quella la immaginavo come descritta.
La coca apparentemente non è una droga devastante come l’eroina e copre un vasto mercato trasversale, quindi è un prodotto migliore. Anche perché la distribuzione del metadone, un progetto cosiddetto a bassa soglia in gergo sociale, ha effettivamente ottenuto l’obiettivo prefisso, quello del contenimento del danno.
Non ci sono più gli zombies in astinenza che derubano chiunque passi loro sottomano e che alle sei del mattino vanno in cerca dei pusher perché già stanno male.
Anche San Salvario è cambiata sotto quest’aspetto.
Anni fa, camminando per il quartiere, ogni due passi potevi incontrare un maghrebino che ti guardava e ti chiedeva "A posto?".
Alle sette del mattino già iniziava il commercio. Oggi no, non esiste più la domanda.
I tossici dormono tranquilli i loro sogni, con la loro dose di metadone. Al massimo, se proprio vogliono farsi una pera, perché manca loro il rito del buco, o della storia di per sè, escono di casa alle cinque della sera e hanno anche il potere di contrattare il prezzo, che è sceso vertiginosamente, trenta euro un grammo se va male.
Anche il disprezzo verso i Visitors, gli eroinomani, descritto nel libro, non è cosa nuova.
Visitors, i mangiatori di topi. Sono la gente che puoi fare morire, li puoi usare come cavie per sperimentare una nuova sostanza da taglio, e se va male puoi rianimarli tirandoci calci sullo sterno.
Anche Saviano non ci va leggero, li descrive proprio come disperati.
D’altronde..se l’immondizia vera che invade Napoli è l’emblema di quella che la pervade, gli eroinomani potrebbero essere l’immondizia vera della società.
"Per Elisa" non è solo una bella canzone di Battiato.
Con l’eroinomane se ci togli la roba ci puoi anche ragionare, ma quando si fa è proprio una testa di minchia, andandoci leggeri.
E dunque..Remedios, tú cantas esperanza 🙂
Riscoperta da poco anche questa canzone, dritta dritta dai ricordi dei miei settanta, rapita dal ritmo e dalla voce di lei, credo sarà il mio tormentone per il prossimo periodo.
La vita ti regala sempre qualcosa. Voglio sapere qualcosa di più su Gabriella Ferri.
Ciònondimeno.
Remedios, niña pequeña,
chiquita, hermosa, preciosa
Linda niñita quedada así,
sentada en la orilla del mar
y las manos llenas de perlas
el sol en tu frente y en la sonrisa
blanca orquidea, alma y paloma
y la alegría, tú cantas consuelo,
tú cantas esperanza, tú canto remedios
Lalalalala, lalalalala!