Dudadudadidattuda*

Saluto kitestramuort e il suo amico inglese curioso di "PourLesAnal" (io so…)      ๐Ÿ˜‰

Sono un po’ di sere che qui al paesello mi faccio raccontare da mia madre di suo padre, mio nonno, che io non ho mai conosciuto perché è morto quando io avevo tre mesi. Si è impiccato in ospedale, era malato di cancro, sapeva di dover morire e sosteneva di essere oramai solo cavia dei medici. 

E quando mia madre racconta, di lui e non solo, mi spancio letteralmente dalle risate. La famiglia di mia madre era poverissima, ma come tutti allora, il periodo è quello del fascismo prima della guerra, mio nonno era lattoniere-idraulico. Quando passo in bicicletta per il vecchio paese dove vivevano/vivevamo (che non è questo dove sono ora), nelle nostre montagne piemontesi ad alta Resistenza Partigiana, quelle di Cesare Pavese, di Beppe Fenoglio, e quelle del pinerolese, Pinerolo (dove tra l’altro arrestarono anche Curcio e Franceschini, la nota storia di Frate Mitra, etc etc, poi dai ricordiamo anche gli Africa United ๐Ÿ™‚ ), ogni tanto qualche vecchietto mi ferma e mi ricorda le vicende di mio nonno. Niente di straordinario, ma dicono fosse siNpaticissimo, il classico personaggio. Socialista sfegatato, ci piaceva Matteotti (i comunisti, tutti scemi, manco esistevano ancora), si faceva spesso un paio di giorni di galera per casini e comizi con Compagni di merende. 

Però poi faceva anche robe tipo sedersi davanti all’amministrazione comunale e aspettare per ore i democristiani al governo, dopo la guerra, con uno scolapasta in testa (si, si, proprio quello coi buchi), un orologio e una tazza in mano tenuta alta, in silenzio, immobile. E quando questi gli chiedevano spiegazioni, alzava l’orologio, abbassava la tazzina e diceva in piemontese "Ale’ ura chi basi le tase". Significa "E’ ora che abbassiate le tasse". Tazze in piemontese si dice uguale a tasse. Mia madre si vergognava come un cane, invece io rido come una pazza quando me lo racconta. 

Anche mia madre, mi dicono, quando era giovane ragazza, era terribile. Me lo racconta seNpre la signora del chiosco delle angurie, quando mi fermo a sbafarne una fetta. E ride. Mia madre invece mi dice sempre che lei la sua gioventù se l’è goduta, che non avevano i soldi per mangiare, ma sapevano ridere con niente, e non cambierebbe mai i suoi anni con i nostri. E, si sa, il passato è sempre meglio del presente, la nostalgia fa brutti scherzi, ma io la invidio e avrei voluto vivere allora, invece dei fottuti ’80 con gli Spandau Ballet e i Duran Duran (a morte). Erano quattro figli, due fratelli e due sorelle, mia madre era la terza, minore di sette anni rispetto alla sorella (anche mia sorella ha sette anni in meno di me, la storia si ripete). Mia zia, che dicono fosse molto bella, aveva iniziato a lavorare e con i risparmi si coNprava sempre dei vestiti all’ultima moda, che mia madre, in seguito con gli anni, di nascosto le avrebbe rubato per indossarli quando lei non la vedeva. Ci imbastiva l’orlo, perché le stavano lunghi, poi puntualmente si dimenticava di scucirlo e mia zia la beccava e giù legnate. Una volta, la zia era in paese, a chiacchierare con un tipo di cui pare fosse perdutamente innamorata. Lui era un ragazzo distinto, educato, di famiglia agiata, niente a che vedere con quella disastrata e poverissima di mia madre. La zia era li che se la tirava col vestito tutto nuovo. Al che mia madre, che avrà avuto dieci anni circa, apposta, le corre incontro, tutta sporca e malvestita e le urla "Amaliaaaa (si chiama proprio così), Amaliaaa, svelta corri a casa, che abbiamo mezzo caco da mangiare!" Niente, io mi spancio ogni volta dalle risate quando sento questa storia. Ovviamente botte da orbi una volta che la zia era rientrata a casa.

La nonna materna la ricordo poco. E’ morta quando io avevo sette anni (e mia sorella aveva tre mesi, la storia si ripete). Ricordo solo che con mio fratello e i miei cugini si giocava agli indiani, mentre lei dormiva stesa sul lettone. Il gioco aveva ovviamente un nome indiano, si chiamava Uo-Uoka: indossavamo le piume da indiano, poi dovevamo strisciare a terra in silenzio, raggiungere il letto, toccare le chiappe a mia nonna che spuntavano dal vestito rialzato senza svegliarla, e poi scivolare a nasconderci sotto il letto. Tutto in silenzio, da bravi indiani. Un tormentone. Ho ancora qui davanti agli occhi l’immagine delle sue cosce, piene di vene. E poi, quando è morta, ricordo il suo dito medio, che era rialzato rispetto agli altri, io glielo spingevo giù per rimetterlo a posto, ma lui tornava a rialzarsi. Altro non ricordo. 

Pochi capivano il jazz
troppe cravatte sbagliate
ragazzi scimmia del jazz
così eravamo noi, così eravamo noi

*non sapevo che titolo mettere, vaffanculo ai titoli

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Where do the children play [The end]

Ultimo discorso altamente toxico, come foto a lato
Si sussurra, si pensa, si suppone che le overdosi da sostanza siano tentativi inconsci di suicidio. Mentre compilavano la mia anamNesi, ovvero tutti i cazzi miei, l’operatrice ha spalancato gli occhi quando le ho detto che ne avevo fatte quattro. Però una senza soccorso di Narcan, non so se conta. E come? Mi stavo facendo mentre ero al cesso e facevo pp, mi sono ritrovata tre ore dopo con la testa a terra e il culo ignudo in su appoggiato al water. E le altre? Una esco dalla macchina, pioveva a dirotto, cado e qualcuno ha chiamato il soccorso, l’altra ero nei bagni a pagamento a Porta Nuova e il tipo che pulisce i cessi era un mio afecionado, e credo che non vedendomi uscire abbia chiamato lui il 118, mi hanno recuperata ed io dopo il Narcan li ho ringraziati perché sennò avrei perso il treno per Pescara, e sono corsa via appunto a prendere il treno. E l’ultima era che ho voluto assaggiare come era la droga in UK e così ho conosciuto anche l’Emergency. Però vanto anche un frontale con un tir e uno shock anafilattico.
 
Seriamente, per HCE che dai commenti mi sembra ti stai preoccupando per me (anche io sono preoccupata per me)
 
Sto scrivendo molto perché ho bisogno di tirare fuori e non mi piace farlo da sola, mi manca un po’ il centro crisi, perché alla fine quando sei in quei posti si creano legami forti, e poi, appunto, quando levi la sostanza sei un sacco sensibile e rompiballe.
 
L’ammore: non sono ancora uscita coNpletamente di testa. So che ero/sono molto fragile e il problema della dipendenza è legato alla maledetta affettività. Diciamo che si preferisce dipendere da qualcosa, le pere, alla fottuta paura di dipendere troppo da qualcuno. Il tipo di cui mi sono quasi innamorata ora è lontano, ha da farsi un anno di comunità al posto dei definitivi, magari si sta pure facendo e se Modugno cantava che la lontananza sai è come il vento che fa dimenticare chi non s’ama, credo che un mese, anche se a stretto contatto, sia davvero pochino per reggere tutti questi casini.
Anche se sono un’inguaribile romantica. 
 
Mitica versione di Sweet Jane di Lou Reed. Ce l’avevo nell’album qui in amministrazione di noblogs. Era su un post che poi ho cancellato e mai ripristinato. Ci sta ora qui, è Patti, ma lui non è Cohen, al solito chi mette gli mp3 fa casino, ed io non li so rinominare, cmq sono i Cowboy Junkies
 

Oggi mi hanno contattata per un lavoro, avrò il colloquio venerdì e se mi va bene cazzo è un lavoro fico che ancora non ho mai fatto, ma non lo dico ora per scaramanzia. Sempre nel sociale. E domani vado al mare.

 

Anyone who’s ever had a heart
wouldn’t turn around and break it
and anyone who’s ever played a part
wouldn’t turn around and hate it

Heavenly widened roses
seem to whisper to me when you smile

 

 

 

 "the whole world’s comin’ to an end . mal’."
"that’s the angels . mickey. they’re comin’
down for us from heaven.
and i see you ridin’ a big red horse.
and your drivin’ the horses . whippin’ ‘em.
and they’re spittin’ and frothin’ all on the mount.
and they’re comin’ right at us.
and i see the future . there’s no death...

 

 

 

 

 

 

 
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La crisi nei centri crisi

Come ci impastano la bocca queste piste di polvere
per vent’anni o per cento

(La pianta del thè)

Oggi non si sta fermi un momento
oggi non si sta in casa che è buontempo
oggi non si rischia né pioggia e né vento, no
e poi non ci si muove come sempre a stento
vedi si va a tempo

(Buontempo)

Appunto, dipende. Da che punto guardi il mondo e dai punti di vista. Le due citazioni di Ivano Fossati di cui sopra, per esempio, ora posso dirlo. La prima, me lo sono sempre immaginato dopo una pista di brown sugar insieme a quella tossicona che era Mia Martini, la seconda dopo un tiro di baNba.

Fratellino,

dopo aver ammirato i tuoi ghirigori sul tuo blog, non posso non raccontare un po’..

la storia del mio Ser.t è andata più o meno così. Due anni fa, dopo un po’ di anni, che se non fosse che il meta lo devi sempre aumentare me lo terrei a vita, mi roNpo le palle, decido di scalarlo, azzardare una nuova vita and go to the United Kingdom. E fu così che il mio piccolo Ser.t di provincia, con il suo piccolo relativo budget aziendale, preventivato dalla nuova amministrazione filoamericana delle ASL, chiuse con piacere la mia cartella di vecchia e affezionata utente. E’ andata, finalmente, credo si dissero in riunione d’équipe.

Ma in UK ho trovato capitalismo avanzato, depressione avanzata, gin e rum scadenti e carissimi, non c’era mai il sole e non riuscivo ad iNparare l’inglese, quindi me ne torno in quel di Torino e li ci ricasco con i vizietti. Allora vado in appoggio al Sert. di Torino, solo per bere. Provo con il Subutex, anche per curiosità diciamo. Il quale Subutex faccio finta di sublinguare, ma in realtà lo metto in tasca perché mi faccio su come una cavallina di tutto un po’. La mia fidata d.ssa mi fa il monitoraggio delle urine, sai quella storia così poco violenta e tanto intima che devi fare la pp davanti a loro, e le analisi risultano sempre sporche al che mi dice che vuoi fare? Io ci rispondo che quasi quasi mi chiuderei da qualche parte. Sono d’accordo mi risponde. Era aprile. Allora, come vuole la burocrazia, da Torino contattano il mio piccolo Ser.t di provincia, col suo piccolo budget, e ci dicono che devono sganciare soldi per me. Al che loro mi contattano e mi dicono che me lo posso sognare, che mi avevano chiuso -finalmente- la cartella e che hanno una lista d’attesa lunga tanto e soldi zero. Pero’ Torino, che ne so, un po’ si arrabbia e mi dice Non ti preoccupare, noi ti inseriamo nella nostra lista d’attesa che non è così lunga e bene o male, saranno obbligati a sganciare, non siamo sicuri, ma ci dovrebbe essere una piccola legge che dice tale cosa. Io ci dico Ma siete sicuri? Loro dicono si. Al che mi licenzio, mollo la stanza in subaffitto e aspetto dal primo Maggio fino al 26 Giugno. Ovviamente facendo seNpre fiesta, che tanto poi entravo in centro crisi, sai com’è..

E niente, una volta lassù, in vacanza sul lago in collina, apprendo che il mio piccolo Ser.t di provincia è molto incazzato dal fatto che mi ha ritrovata sulla sua lista della spesa, e le notizie sono che i due Ser.t si stanno pigliando a pugni. Pero’ mi dicono che pagheranno fino al tre Agosto. Al che continuo a scalare il Subutex, da sola, più in fretta del previsto. (Tanto la sto pagando tutta ora eh). E poi, definitiva, la notizia che avrebbero pagato ancora fino al 23 Agosto e basta e che avrei dovuto presentarmi in provincia per capire che volevo da loro che non mi avevano più vista da due anni. Al che esco dalla struttura il 16 perché oltre alla carenza, il nervoso e l’ansia per il rientro saltato, c’era pure una tipa che mi rompeva le balle e non mi lasciava tranquilla. Sono andata al mio piccolo Ser.t di provincia, mi hanno detto che clinicamente il mio progetto è perfetto, brava brava, tanti coNplimenti, ma non ci sono i soldi, ne parleranno tra amministrazioni. Come già ho scritto, io ho deciso di arrangiarmi, tanto..

Ah..nei centri crisi entra la roba, ovviamente. Ma io ho fatto la brava. Ma questo alla prossima puntata, se ti va

Ciao!

Ei ci stai a farti una bottiglia, parlare ad un amico senza dirgli che si sbaglia ๐Ÿ™‚

 

Fra un bicchiere di neve
e un caffè come si deve
quest’inverno passerà

(I treni a vapore I. Fossati)

 

 

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Anime salve

Stasera colora di stanco, il cuore rallenta, la testa cammina e un po’ di certezze mi stanno colando dal naso. La cosa più terribile è quest’ansia che toglie il fiato. Non mi arriva l’aria fino in fondo, il respiro muore e si trasforma in sbadigli infiniti. E poi nottate furibonde, senza calma di vento, solo passaggi di tempo. Ore infinite come costellazioni e onde, spietate come gli occhi della memoria e lenzuola arrotolate alle sei della mattina. Mi bruciano gli occhi, sono stanchi, ma mi fa paura guardare il letto. 

Al lago avevo la possibilità di fare Shintaido una volta la settimana, ma quando sono arrivata avevo un rifiuto totale per tutto quello che è orientale e ho fatto solo una seduta, dove mi spiegavano che si dovrebbe respirare cercando di spingere la pancia e buttare giù verso il basso tutta l’aria e la merda che hai dentro (tra l’altro io ne ho tanta, che a cagare ci vado una volta la settimana). E poi, distesa a terra, dovevo toccare dei punti nella pancia, come fossero lancette di un orologio. Ma quando avevo fatto pressione su un punto che ora manco ricordo dove, mi erano uscite le lacrime a reazione, al che mi ero alzata ed ero uscita. Fine della prima e ultima lezione. Ti fa bene perché non continui?, mi diceva il Maestro. Le cose che mi fanno stare bene non le faccio mai. E poi diceva che farebbe anche bene fare una qualsiasi attività che ti piace, regolarmente, ogni giorno, sempre, anche per un piccolo spazio di tempo, ma farla. Io vorrei guidare un cavallo, al galoppo, in un prato immenso, e a volte mi immagino e mi sembra di sentire il vento nei capelli. Ma non ho ancora neppure imparato il trotto, e chissà se mai lo farò. China e distante sugli elementi del disastro, Le cose che mi fanno stare bene non le faccio mai.

C’è una cosa che non ho confessato quasi mai, che magari poi se la confesso mi mandano nei repartini invece dei centri crisi. E’ quella che ho la paranoia della canzone di De André. Credo sia una delle peggiori, mi piace solo la versione con la PFM, (i miei inevitabili omaggi a Di Cioccio), nel senso che ne apprezzo gli arrangiamenti e basta. Il testo è una lagna, ma una maledetta frase mi appartiene, Tu lo seguisti senza una ragione. Mio padre adora De André, ma io sono nata un anno prima che lui (De André, non mio padre) scrivesse questa canzone sfigata che porta il mio nome e che tutti mi cantano da quando esisto, tanto da farmi convincere che finirò come le rose.

Va bene Marinella, direbbe lo psichiatra/pusher, 20 goccine di Entumin e ci rilassiamo, eh

E una fretta di mani sorprese a toccare le mani
che dev’esserci un modo di vivere senza dolore

 

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AntispaN e altre cazzate

Grazie humanoide che mi hai inserito il recaptcha antispaN. Io da sola mica ero capace. Per i mie fans: ora per inserire i vostri commenti sapete che dovete digitare le paroline, a volte incoNprensibili, lasciando lo spazio tra loro, neh.

Prima stavo caricando il mio lettore mp3 e copiavo un po’ di vecchi CD. Segnalo la mitica "Fantasia" versione Antonella Ruggiero con Bluvertigo. E poi Sheryl Crow Run baby run, che sto perfezionando alla chitarra e mi viene pure bene. Piccolo capolavoro quel pezzo. 

ajorn! Invece per te ti segnalo "Le tre caNpane" della Schola Cantorum. Te li ricordi???  ๐Ÿ™‚

E poi ringrazio chi ha commentato qui, che mentre ravanavo fra i commenti per l’antispaN, ho letto con piacere

http://pourlesanalphabtes.noblogs.org/post/2008/02/17/coopcoopcoop-servizi-alla-persona-ii

 

Altro da aggiungere non ho, se non che non ho più voglia di parlare del mio "pOblema", che ho l’iNpressione di dover convincere gli altri che ce la farò. Lo so che l’è dura, quasi come la lotta in Val Susa, ma il teNpo farà il resto.

In realtà ho scritto questo post anche per farvi vedere ancora una volta quanto è bella mia figlia. Era alla cena di classe, con i CoNpagni di scuola, che spero si salveranno dal fumo delle barricate. Insieme a lei. 

 

She was born in November 1963, the day that Aldous Huxley died
And her mama believed that every man could be free
So her mama got high, high, high
And her daddy marched on Birmingham singing mighty protest songs
And he pictured all the places where he knew that she’d belong
But he failed and taught her young the only thing she’d need to carry on
He taught her how to

Run baby run baby run baby run baby run
Run baby run baby run baby run baby run


 

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Che sono io e che sei anche tu

Tanto non dormo. Non che abbia voglia di scrivere neppure, quindi scriverò più cagate del solito, ma sono stesa nel letto, a pancia in giù, cosi movo le gambe che sono nervose anche se ho il computero che fa le bollicine a cento gradi sulla coperta. Si rovinerà? E’ che è quello di mia figlia…

Se c’è una canzone che mi dà carica è "La canzone popolare" di Fossati (che tutti -o quasi tutti- odiate, o al limite non conoscete, o conoscete solo le cose conosciute che son le peggiori). A Verbania ho provato a fare un sondaggio su di lui, al massimo conoscevano La mia banda suona il rock, operatori compresi eh. Invece Fossati è amato da tutta la famiglia. Mio fratello, mia sorella, io. Tutti e tre colpiti da un amore viscerale. Chissà perché, che manco siamo genovesi. La canzone popolare comunque la conoscete tutti.

E invece io, lo vedi da te, arrivo sempre l’indomani, e ti busso alla porta ancora, e poi ti cerco le mani. Sono io, lo vedi da te. Mi riconosci, lo vedi da te

Io trovo che le persone innamorate siano un po’ sceme. Si fissano come ebeti e si dicono sempre le stesse cose, tipo Mi piace il tuo odore, Ti sento, ti penso, Stasera guarda Venere che è la stella che brilla di più, etc etc. Però io ho semi perso la testa per uno che, nell’ordine: ama Eros Ramazzotti e Nino D’angelo, faceva le rapine in banca (vabbè questo ai miei occhi lo fa pure fico, le banche sono i primi ladri di questo mondo), è due centimetri più piccolo di me, stonatissimo, la mattina per chiamarmi dalle scale urlava ad un volume odioso, della serie esisto anche io, faceva il galletto con le donne, roba che io odio, e le dediche con i cuoricini. E, cosa peggiore, documentata da tanto di test psicologico, il gruppo lo aveva pure eletto a leader. 

Ora, visto che le relazioni affettive in quel posto non sono tollerate, ma distribuiscono i condom perché tutti si accoppiano, gli operatori quando sono venuti a conoscenza di questa nostra attrazione fatale si sono fumati una sigaretta tutta di un tiro e poi a me dicevano: ma che ci azzecate, una donna di un certo spessore come te, due vite opposte, lui le rapine le faceva, tu le hai subite. 

E certo, ho uno spessore non indifferente, talmente spessore che mi ritrovo in centro crisi. Pensavo. 

Pero’ chi si somiglia si piglia, dio li fa e poi li accoppia e ..beh, per dire se io suono la chitarra, lui disegna da dio.

E una volta lui mi ha detto "Le donne le scelgo io". Come dire sembra che mi scoperei tutte, in realtà è il contrario. Ed era vero. Beh, che ci posso fare se ha scelto me. 

E poi, che dire, due mesi di vita comune a tutte le ore, a fare di tutto, la conoscenza diviene intima. 

Voi tossici avete bisogno di accoppiarvi per osmosi, ci è stato detto. Può essere, e la mia semirelazione precedente è stata così sofferente perché aspiravo ad una persona non tossica e invece mi sono confermata che si piglia chi si somiglia. E ci credo ogni giorno di più. Direi che ne sono anche felice. E se uno crede nel rispetto e nella crescita personale, lo può essere anche per l’altro. In parole spartane se uno decide davvero di smettere di farsi le pere e crede nella relazione con l’altro, si smetterà in due.

Lo so, io lo so

Sono io, lo vedi da te, mi riconosci, lo vedi da te.

 

 

 

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Where do the children play [Part.II]

Sembrano mani i rami del melo, sembrano dita che graffiano il cielo, sembrano un eco i rumori del vento, il corpo risponde, risponde più volte.

Ajorn: ieri ho fatto i tarocchi di osho e ricordo particolarmente la parte sulla vita che è una ruota che gira. Poi ho fatto anche I Ching ed è uscito il miglior segno, il Creativo. Va bene. La ruota gira, ovvero la storia si ripete. Parte personale: in centro crisi raccontavo allo psicologo che alla mia famiglia erano mancati i soldi per farmi proseguire gli studi e improvvisamente quando ero lassù il Ser.t (che metaforicamente rappresenta la tua famiglia, chi si prende cura di te) mi ha bloccato il progetto perché mancavano i finanziamenti. La storia si ripete, prima come tragedia, poi come farsa. Dovevo fare tre mesi, mi hanno interrotto il programma a due. Prendevo il Subutex, principio attivo buprenorfina. Il Subutex è un agonista ed un antagonista. Praticamente morfina con simil-antaxone. Ovvero ti copre l’astinenza da eroina, ma se ti buchi sopra non senti gli effetti della sostanza. Pare sia una brutta bestia scalarlo, anche perché arrivi alla dose di uno e non puoi più dimezzare la pastiglietta, ti devi scarenzare cosi. Per rendere l’idea, una volta ho dato una pastiglia da uno ad un amico che la voleva e che non aveva mai usato e l’ho steso per due giorni. Sono entrata in struttura con 8 di Subutex e sono uscita il primo giorno che ero a zero, in carenza quindi, dopo una nottata a farmi docce bollenti per rilassare i muscoli e dopo un mese che dormivo tre ore per notte. Sono passata alle Molinette, ho comprato 20 mg di metadone al mercato nero per 5 euro e ho scalato in questi giorni, perché senno’ stavo troppo male. Ora prendo solo il Muscoril per i dolori muscolari e lo Stillnox che è un induttore del sonno e NON una cazzo di benzodiazepina, come Tavor Valium, Dalmadorm che ti danno altra dipendenza. Levero’ anche lo Stillnox fra una settimana. Cmq, delle mie dimissioni anticipate, ne ridevo, amaramente, proprio con lui, lo psicologo. Persona in gamba. Di solito trovi delle frane che hanno studiato psicologia e fanno solo danno. Ma ogni tanto qualcuno che merita la vita te lo fa incontrare. Ho 22 anni di tossicodipendenza alle spalle, un classico. Alti e bassi, come tutti quelli che si sono fatti le pere, mantenimento di metadone, poi cocaina. Classico dei classici. Non ho molto altro da dire, l’eroina di fatto è un anestetico per coprire dolori e parti di te che non vuoi vedere. L’eroina, fra tutti i problemi, diviene il problema e ti concentri solo su di lei. Vualà.

Parte sociale: la tipologia del tossicodipendente pare sia cambiata. O per lo meno la società lo vede sotto un altro aspetto. Adesso c’è la cosiddetta doppia diagnosi. Nei centri crisi, che durano fino ai tre mesi circa, è prevista ora obbligatoriamente la figura dello psichiatra, che lassù chiamavo pusher. C’era chi prendeva 200 gc di valium al giorno più sette tavor da due e mezzo. Tra l’altro prima gli psicofarmaci per i tossici erano coperti da esenzione, ora te li fanno pagare. C’era chi aveva un conto aperto di 500 euro. Io non ho mai preso un cazzo, solo una volta che ero proprio in crisi, un tavor da due e mezzo e sono semisvenuta, pressione bassa, non riuscivano più a svegliarmi. Si dice che ci siano persone resistenti ai farmaci e altri che ci crollano. Io ho un rapporto conflittuale, non ne voglio sapere. Il tossico è considerato un depresso per antonomasia e quindi ti consigliano vivamente gli antidepressivi o gli stabilizzanti di umore. Sempre rifiutati. Alla fine si è incazzato lo psichiatra (tra l’altro gran fico che se la tirava un po’ troppo) e mi urlava "Come ti posso aiutare? Mi hai rotto il cazzo, ti ho prescritto di tutto e la tua cartella è piena di croci perché ti sei sempre fatta cancellare tutto" "Mi puoi aiutare se mi lasci stare, io lo psichiatra manco lo volevo in struttura, lasciami perdere, i farmaci non li prendo. Per la depressione prendero’ in considerazione l’idea, al massimo coi fiori di Bach, ma non ho mai visto un tossico smettere di farsi perché prende l’antidepressivo, anzi guarda tutte queste pance gonfie". E poi, cazzo la depressione è una fase della vita, amore e odio, non c’è felicità senza tristezza, pure l’America ha avuto la Grande Depressione.

La doppia diagnosi è che praticamente il tossico ora è uno psicopatico. Ti fanno un test pazzesco con domande pazzesche e valutano se il tuo cervellino è da centro crisi o da ricovero. Io ero da centro crisi, fiuuuuu. La psichiatria ce l’ha fatta anche li. DioMerda. Sapeste quanti si imbottiscono di psicofarmaci e neurolettici..tanti tanti tanti..il 90 per cento.

Il Ser.t che ti interrompe un programmma terapeutico è una barzelletta. Ma le ASL non hanno davvero più soldi. Mi dovevano ancora programmare 2 mesi di rientro protetto per trovare lavoro e casa a Torino, ma non si sa se ce la faranno. Stanno discutendo dall’alto dell’amministrazione il mio caso. Intanto io mi sono rotta i coglioni di aspettare e ho trovato altra risorsa. Un’amica superpositiva mi ha trovato una stanza dove stare. Ce la farò

To be continued (magari)

 

Ei ci stai a farti una risata
a vivere ogni tanto la tua vita alla giornata


Ei ci stai a far due passi insieme
su campi di trifoglio sotto cieli di cotone

Ei ci stai, o no, a credere in qualcosa
volare raso terra senza chiedere mai scusa
Ei ci stai a far la doccia insieme
impegno o disimpegno, un po’ di fresco ci sta bene

Ei ci stai a rotolare nel fango della strada
a stare in equilibrio sulla lama di una spada
Ei ci stai a farti una bottiglia
parlare ad un amico senza dirgli che si sbaglia

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Where do the children play [Part. I]

(che è il mio pezzo preferito di Cat Stevens).

Così farò contento anche ajorn, che se ci piace osho, ci piacerà pure il mistico Cat. O no?

Ok, ok, ok. Tanto ne ho parlato a lungo con mia figlia stasera fino ad ora, mi ha chiesto di tutto e di più, e se non ho avuto remore con lei, non avrò remore neppure con gli amici bloggers. O no?

Prima di andare in vacanza sul lago in collina, -dove finisce la città, dove il rumore se ne va, c’è una collina che nessuno vede mai, perché una nebbia come un velo la ricopre fino al cielo dall’eternità-.  ("La collina" Citazione di Guccio è d’obbligo), quando girovagavo per la città, oppure salivo sui bus, il mio sguardo si posava a fissare le vene della gente. Le studiavo, analizzavo, ammiravo. Mi piacevano quelle che rialzano la pelle delle mani, perché sono facili da trovare. E poi immaginavo di infilarci la siringa, o spada, o sprizza, o insulina, poi tirare lo stantuffo, risucchiare il sangue e spingere spingere spingere giù. -E in un attimo una fitta di dolore, e poi un’onda dolce di calore, quasi come nell’amore-(altra citazione sublime: "Scimmia" Eugenio Finardi). E poi ancora un risucchio di sangue, così tanto che il rito potesse durare di più.

La farmacia per me era solo entrare e parlare in codice: "Due e una", quando si trattava di eroina, oppure "Sei e due", per la cocaina. Ovvero insulina e acqua. Alcuni ti gelavano con lo sguardo, altri dottori erano gentili e cazzeggiavano pure, e la notte a volte non ti facevano pagare neppure il sovrapprezzo.

"Il tuo craving è molto alto". L’ultima frase della mia fidata d.ssa del Ser.t, prima che entrassi nel centro crisi, sul lago, per disintossicarmi. Ajorn: il craving è la voglia di farsi, ovvero la dipendenza, e tanto è alto il craving, tanto è spessa la dipendenza. Praticamente mi ha dato della stratossicona. E credo di esserlo, visti i vuoti dentro e il fottuto bisogno di riempire.

Poi da lassù, dallacollinalagocentrocrisi, ho sentito dei quattro morti del Tossic Park, il desolante Parco Stura di Torino. L’ho frequentato anche io. Poco, a dire il vero, che mi sono sempre barcamenata tra il positivo e il negativo. Ti dà più il senso dell’onnipotenza. Io sono figa, mi buco ma non rubo alla vecchietta, io piuttosto sto in carenza. E vai di onnipotenza. E dal Tossic Park, ne ero anche affascinata, credo sia un posto unico in Italia. Cento tossici che si fanno tutti insieme, inginocchiati accanto ai pusher, vendita di siringhe, chiacchiere fra una colata di sangue sul collo e una tirata d’acqua per mischiare la coca dalla bottiglia dell’acqua del fiume. Ma di questo già ne parlano i giornali. E’ solo che mi sono straincazzata a pensare che ci avevano messo polvere di cemento e ne hanno ammazzati quattro in un colpo solo. E’ lo stesso meccanismo del capitalismo anche li. Maledizione

Niente, ajorn, è una storia scontata come tante, i poeti maledetti, le collane, una montagna di rifiuti, la stanza gelata e Lilli non riuscivi a fare l’amore. Ne hanno dette tante, scritte tante, cantate tanto. Un po’ anche io ho voglia di raccontare, ma già sono stanca di me stessa.

To be continued

Well you’ve cracked the sky, scrapers fill the air.
But will you keep on building higher
’til there’s no more room up there?
Will you make us laugh, will you make us cry?
Will you tell us when to live, will you tell us when to die?

I know we’ve come a long way,
We’re changing day to day,
But tell me, where do the children play?

CiAo Massimo, buon ultimo viaggio

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Say it right

Something about authority
seems to bring out the bad in me
Hey lawyer gotta catch me when I fall


Oh they say that you match your wits
with the best of them
but I know when I’m close you’re just
like the rest of them

All I want is a little reaction
Just enough of to tip the scales
I’m just using my female attraction
on a typical male

Mmmh è in arrivo la Signora Bore e devo fare passare questa settimana ancora qui al paesello. Cioè, 800 abitanti sono davvero pochi, inventati quel che vuoi, ma alla lunga, echecazzo. Il sole e il fiume per ora no…sono ancora un po’ debole e non ce la faccio a fare troppi kilometri in bici, e poi al lago ne ho fatto quasi indigestione e sono abbronzata quanto basta.

Oggi è S. Elena, e Elena è mia sorella. Le faccio il tiramisù al cocco, più tardi. Solita ricetta?  ๐Ÿ™‚

Allora io invece dei savoiardi intanto uso sempre i pavesini anche per il tiramsù classico. Invece di pucciarli nel caffè si dovrebbero pucciare nel latte con scaglie di cocco, ma è, imho, un pochino nauseante, allora uso succo d’ananas invece del leche. Credo sarebbe ottimo un tocco di rum oppure di batida de coco, ma non ce l’ho ed è meglio che gli alcoolici stiano a casa loro. Poi si fa la crema come al solito, con mascarpone e uova e invece del cacao solito, altre scaglie di cocco. Buonerrimo. Ma soprattutto una mega fetta ti basta. Te la godi, con retrogusto per le prossime 24 ore e cosi non ti aumenta ‘a panza.

Allora: voglio salutare Cico e i suoi pipponi graditissimi su Desmond Morris, Togliatti e Marx. Ho ritrovato i tuoi commenti fra lo spam che continua iNperterrito a mandarmi in vacca i post "Pillolina" e pure altri. Vedrò di inserire antispam, prima o poi.

Un mega saluto a Andrea Borla che mi ha ringraziata sul suo blog, http://inprimapersona.blogspot.com/ così:

Fare egosurfing (inserire il proprio nome su un motore di ricerca, insomma) è davvero divertente: al di là di esperienze passate, si scoprono cose davvero interessanti, come un piccolo Andrea Borla che gioca a basket o un Andrea Borla più cresciuto che ama i fuoristrada. Il meglio, però, continuano a darlo i commenti che internet espone a imperitura memoria. Uno degli ultimi e più deliziosi che ho trovato? Questo:

Bravo Andrea Borla. Ti chiedo scusa se il tuo libro, invitante e piccino, mi scivolò in borsa quel giorno in cui incontrai anche Altissimo. Fu durante un attimo propizio, ed io amo appropriarmi delle merci che soddisfano bisogni secondari, così per sfida al consumismo indotto. Geniale l’idea di unire i racconti da una girandola di connessioni, credo di averle scovate tutte.
E’ la vita, in fondo.
Sensibilità quasi femminile, unita ad un’acuta (e arguta) intuizione maschile, e mi sa che non sei neppure gay, un racconto dietro l’altro, mi hai fatto compagnia, piacevole, leggero e leggiadro libro d’Amore, Tanathos e altre sciocchezze.

(Ho avuto un attimo di confusione dopo aver letto dell’incontro dell’anonima blogger con Altissimo: prima che mi spiegassero che si trattava di un politico del Giurassico, pensavo di essere incappato in un’esperienza mistica. Chi hai visto in libreria? Lui, l’Altissimo. Ah-pperò!)
Il blog è Pur les analphabèts (ipse dixit) mentre il post è talmente fenomenale che merita qualche ringraziamento sparso: quello del libraio, ovviamente, che sarà davvero felice di trovarsi con una copia in meno di Cerchi; quello dell’editore, fiero che il formato tascabile del libro renda Cerchi un’opera facilmente in-tascabile; quello dell’autore, per le belle parole sull’opera e sullo stile di scrittura; e infine il mio personale. Perché? Perché il neppure, ovviamente. Per cos’altro, se no?

Vado a fare il tiramisù.

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Dipende

Sally ha patito troppo, Sally ha già visto che cosa ti può crollare addosso, Sally è già stata punita per ogni sua distrazione o debolezza, per ogni candida carezza, data per non sentire l’amarezza

 

 

Non dovevi lasciarmi il tuo notebook con tanto di accesso di password. Lo sai che ne coNbino sempre una. Ho ravanato nelle tue foto, qui è domenica 17 Agosto, il giro in bici lo farò più tardi, troppo caldo ora ancora e dunque.. Te ne sei appena andata, e meno male che ho ancora il tempo per insegnarti le manovre per uscire dal parcheggio sfigato di casa nostra qui. Si potranno mangiare anche le fragole, perché non ho più voglia di fare la guerra, e perché la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia. Ma forse ci si deve sentire davvero un po’ male, forse alla fine di questa triste storia qualcuno troverà il coraggio per affrontare i sensi di colpa e cancellarli da questo viaggio, per vivere davvero ogni momento con ogni suo turbamento, come se fosse l’ultimo

 

Ma tu stai in gamba che vado, vado e non c’è appello e vado anche se piove, anche se dietro le nuvole è tutta luna nuova, vado con te. Il cappotto che vado, tu stai in gamba che vado e come dicono di là dal mare abbi cura, abbi cura di te. Che anche quest’ora passerà, come una notte di campagna, quest’ora passerà se vorrò bene al mio sogno, come un abito di fiamma, quest’ora passerà. Sono i mesi del vento, l’uomo che sogna, l’asino che vola e tutto il resto che va. E là fuori c’è un treno di ferro. E una valanga d’amore contro un bicchiere di aceto.. Non confondere il sapere col sospetto e quest’ora passerà.

 

 

 

 

 

 

E poi alla fine…
che il bianco sia bianco, che il nero sia nero, che uno e uno siano due, che la scienza dica il vero, dipende…
e che siamo di passaggio, come nuvole nell’aria, in questa vita straordinaria, dipende…
Dipende, da che dipende, da che punto guardi il mondo tutto dipendeeeeeeeeeeeeeeee

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

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