Where do the children play [Part. I]

(che è il mio pezzo preferito di Cat Stevens).

Così farò contento anche ajorn, che se ci piace osho, ci piacerà pure il mistico Cat. O no?

Ok, ok, ok. Tanto ne ho parlato a lungo con mia figlia stasera fino ad ora, mi ha chiesto di tutto e di più, e se non ho avuto remore con lei, non avrò remore neppure con gli amici bloggers. O no?

Prima di andare in vacanza sul lago in collina, -dove finisce la città, dove il rumore se ne va, c’è una collina che nessuno vede mai, perché una nebbia come un velo la ricopre fino al cielo dall’eternità-.  ("La collina" Citazione di Guccio è d’obbligo), quando girovagavo per la città, oppure salivo sui bus, il mio sguardo si posava a fissare le vene della gente. Le studiavo, analizzavo, ammiravo. Mi piacevano quelle che rialzano la pelle delle mani, perché sono facili da trovare. E poi immaginavo di infilarci la siringa, o spada, o sprizza, o insulina, poi tirare lo stantuffo, risucchiare il sangue e spingere spingere spingere giù. -E in un attimo una fitta di dolore, e poi un’onda dolce di calore, quasi come nell’amore-(altra citazione sublime: "Scimmia" Eugenio Finardi). E poi ancora un risucchio di sangue, così tanto che il rito potesse durare di più.

La farmacia per me era solo entrare e parlare in codice: "Due e una", quando si trattava di eroina, oppure "Sei e due", per la cocaina. Ovvero insulina e acqua. Alcuni ti gelavano con lo sguardo, altri dottori erano gentili e cazzeggiavano pure, e la notte a volte non ti facevano pagare neppure il sovrapprezzo.

"Il tuo craving è molto alto". L’ultima frase della mia fidata d.ssa del Ser.t, prima che entrassi nel centro crisi, sul lago, per disintossicarmi. Ajorn: il craving è la voglia di farsi, ovvero la dipendenza, e tanto è alto il craving, tanto è spessa la dipendenza. Praticamente mi ha dato della stratossicona. E credo di esserlo, visti i vuoti dentro e il fottuto bisogno di riempire.

Poi da lassù, dallacollinalagocentrocrisi, ho sentito dei quattro morti del Tossic Park, il desolante Parco Stura di Torino. L’ho frequentato anche io. Poco, a dire il vero, che mi sono sempre barcamenata tra il positivo e il negativo. Ti dà più il senso dell’onnipotenza. Io sono figa, mi buco ma non rubo alla vecchietta, io piuttosto sto in carenza. E vai di onnipotenza. E dal Tossic Park, ne ero anche affascinata, credo sia un posto unico in Italia. Cento tossici che si fanno tutti insieme, inginocchiati accanto ai pusher, vendita di siringhe, chiacchiere fra una colata di sangue sul collo e una tirata d’acqua per mischiare la coca dalla bottiglia dell’acqua del fiume. Ma di questo già ne parlano i giornali. E’ solo che mi sono straincazzata a pensare che ci avevano messo polvere di cemento e ne hanno ammazzati quattro in un colpo solo. E’ lo stesso meccanismo del capitalismo anche li. Maledizione

Niente, ajorn, è una storia scontata come tante, i poeti maledetti, le collane, una montagna di rifiuti, la stanza gelata e Lilli non riuscivi a fare l’amore. Ne hanno dette tante, scritte tante, cantate tanto. Un po’ anche io ho voglia di raccontare, ma già sono stanca di me stessa.

To be continued

Well you’ve cracked the sky, scrapers fill the air.
But will you keep on building higher
’til there’s no more room up there?
Will you make us laugh, will you make us cry?
Will you tell us when to live, will you tell us when to die?

I know we’ve come a long way,
We’re changing day to day,
But tell me, where do the children play?

CiAo Massimo, buon ultimo viaggio

This entry was posted in SubutexDepot. Bookmark the permalink.