Marco

Non amo i necro, scusate il termine, ma Marco io proprio non posso non salutarlo anche qui. Leggo ora, prima dal blog di caparossa e poi su indy Roma che ho aperto immediatamente, che è morto ieri notte Marco Melotti, karletto, il suo nickname per le liste di movimento.

Marco per me è stato un poco padre, e di questo ne ridevamo insieme, (eravamo arrivati al compromesso che potevo chiamarlo zio, anzi ziotto porcellotto, in senso buono, ei) lunghe sue telefonate per tirarmi su quando proprio ero a terra, uno dei pochi, diciamo l’unico, con una sensibilità così grande da aver colto e aver tirato fuori un po’ di dolore che c’era in me, in un momento mio di down vero e proprio. Lunghe telefonate sulla politica e sulla storia, che io sono ignorante, e se oggi ne so qualcosa in più su come funziona il mondo lo devo anche a lui.

E poi la sua grande ospitalità a Roma per me e mia figlia. E quella sua frase, per il mio dramma di madre con sensi di colpa, quando ci aveva viste abbracciate, sul suo divano. Ho provato una sensazione molto bella a vedervi abbracciate, date l’idea di una madre che dona e di una figlia che cerca. E aveva incaricato un amico, compagno archeologo, di accompagnarci in giro per i classici monumenti di Roma e la sera, non poteva mancare il salto in Trastevere a mangiare. Anche li, accompagnate da amici/compagni suoi, obbligatoriamente, niente proteste, offerto da lui. E la sua casa era piena di amici. 

Non lo sentivo da un po’ di mesi, avevo perso il suo numero di telefono quando avevo perso il mio cellulare, ho avuto tutti i casini miei, ed io a volte sono un po’ così..ma ieri, ma cristo proprio ieri, pensavo a lui e mi ero detta che ci avrei mandato una mail. 

Lo saluto, con tutto il mio dolore e con queste parole da My way, versione di Nina Simone che gli avevo masterizzato e per la quale non smetteva di ringraziarmi 

I’ve loved, I’ve laughed and cried
I’ve had my fill, my share of losing
And now, as tears subside, I find it all so amusing
To think I did all that
And may I say, not in a shy way,
"Oh, no, oh, no, not me, I did it my way"

Ei, Marco, ti abbraccio forte ancora una volta. Marinella

 

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Back to life

Lui, ovviamente, preferisce Ludovico Einaudi, che fa fichetto e intellettualuccio. Lui è il mio cognato arghentino, che quando ci fà vedere uno dei suoi films a me e mia sorella, sua coNpagna, noi due ci addormentiamo dopo dieci minuti, perché in alternativa ci spacchiamo il video in testa. Una volta ci ha fatto vedere due tipi, due comici mi sa, pure famosi mi sa, ma io non so chi siano. Questi erano vestiti da albero di natale, avevano dei rami in testa e stavano immobili. Non una parola, non un movimento, così immobili per un’ora. Se non spaccavi tutto, alla fine ridevi per non andare fuori di testa, ridevi eh, ma era una risata isterica. 

Ma a me che me ne fotte di Ludovico Einaudi, a me piace Giovanni Allevi, mi piace che suona scalzo e con i jeans, mi piace la sua immagine al pianoforte e adoro la sua CONOSCIUTISSIMA Back to life, mi fa quasi (quasi) piangere. Grazie Gosmo, per Allevi e tutto il resto.

Avrei già delle storie da raccontarvi, del lavoro. Ma non ve le racconto, ahahahha!

Questo post solo per chiedere a Sanguisugo che collo ci ha la sua coinquilina, che ora non c’è e infatti ci sono io al posto suo, che stanotte col suo cuscino non riuscivo a dormire, dovevi essere una giraffa per appoggiarci la testa da tanto era alto! E visto che non riuscivo a dormire, i’m so sorry che ti ho mangiato due gelati alle quattro del mattino, tanto tu russavi, ti sentivo dalla porta chiusa, però TiHoLavatoIPiattiDai. E poi ho preso un cuscino sul sofà, con quello meglio. Sciao (e viva la Gestalt)!

ps: che cazzo di libri leggi? Dal folle al Buddha di Utsavo Costantini

E vabbè visto che ci sono, leggetevi anche questa, che rubo dal forum dei miei amici GoNpagni Gomunisterrimi di SiberiaOnLine.

NOVUS VOGLIO LE TUE IMPRESSIONI!

Lo scioccante racconto di una torinese: «Sono sicura, era uno sciame di Ufo»
Torino, incontri ravvicinati a Porta Palazzo: «Erano alieni, nel cielo ho visto 30 navicelle»

TORINO
18/09/2008 – Da anni l’umanità si interroga sull’esistenza o meno di
forme di vita intelligenti nell’universo, e nell’ultimo mezzo secolo
gli avvistamenti di Ufo, in diverse parti del mondo, sono stati
moltissimi. Nessuno però poteva immaginare che anche nei cieli di
Torino e precisamente su Porta Palazzo comparissero oggetti volanti non
identificati.

Sembrerebbe la trama di un film di fantascienza e
invece è la scioccante realtà di cui è stata testimone e involontaria
protagonista la signora Antonella Morra. Martedì pomeriggio, complice
la bella giornata di sole, la signora Antonella è uscita sul balcone di
casa sua, in corso Giulio Cesare, a prendere una boccata d’aria. E
alzando gli occhi al cielo si è trovata ad assistere ad una scena che
ha del paranormale. «All’improvviso ho visto comparire in cielo frammenti che riflettevano la luce del sole
– racconta – e uno in particolare sembrava quasi un sacchetto ma di
grandi dimensioni. Subito ho pensato che fossero i rottami di un aereo
e ho temuto il peggio».

Per capire che non si trattava dei
rottami di un velivolo è bastato attendere alcuni istanti ed osservare
i frammenti che fluttuavano nel cielo, come prendendosi gioco della
legge di gravità. «Subito dopo, in
mezzo ai rottami – continua Antonella – sono comparse delle sfere che
emanavano una luce intensa, visibile nonostante il sole accecante, poi
i frammenti sono scomparsi improvvisamente, come se fossero stati
disintegrati dai globi luminosi».

L’evento prodigioso è
durato all’incirca mezz’ora durante la quale la signora Antonella è
riuscita a contare una trentina di oggetti luminescenti, che sembravano
darsi battaglia nei cieli di Torino. «In tutto ne avrò contati trenta,
di cui quattro di dimensioni più grandi che sono rimasti sospesi e
nitidamente visibili rispetto ad altre che erano poco più grandi di un
puntino, forse perché più distanti, poi si sono divisi in due gruppi e
sono lentamente scomparsi». Immagini che la signora ha anche riportato
diligentemente su un foglio per rappresentare il suo straordinario
incontro (nel tondo in alto). Una storia che potrebbe lasciare a bocca
aperta e spaventare anche i più scettici ma non la signora Antonella
che non è nuova a questo tipo di esperienze. «Mi è capitato più volte
di avvistarli – spiega – credo che nell’universo non siamo soli e
queste manifestazioni ne sono la prova».

http://www.cronacaqui.it/news-torino-in … 12401.html


 

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Test Antidroga al trabajo

E va bene, kortatuB, provo a parlarne prima qui, che così metto tutti i link che servono e poi ti passo quello del blog, tanto è da oggi che ci rimugino, solo che non avevo voglia di metterlo per iscritto. A volte scrivere mi fà incazzare ancora di più.
Leggo nel pomeriggio la notizia, buttata lì sommariamente purtroppo, perché non si capisce a fondo tutta la storia, di una richiesta, parrebbe improvvisa e inaspettata, di test tossicologico, sul posto di lavoro.
Il blog che la riporta è quello degli Operai Sociali, che vabbè, a me la deriva semantica alla Totonno Negri da Operatori a Operai non mi entusiasma granché (ma a loro già ce l’ho detto), ma nessuno è perfetto e non sono questi i tempi delle puzze sotto il naso. E poi alla fine c’hanno pure un po’ ragione, che questo siamo.
Gli Operai Sociali (per chi non è dell’ambiente, che ho scoperto molti non lo sanno) sono tutti quelli che lavorano nel sociale (ma va?), educatori, operatori socio sanitari, assistenti sociali e anche, toh, psicologi e strizzacervelli vari. Giuro che c’è chi non lo sa.

Ordunque spiego anche cosa significa lavorare nel sociale, neh, perché, leggenda vuole che lavorare nel sociale significhi lavorare coi baNbini, nei nido, negli asili. Invece no eh! Mica è fare la maestrina d’asilo lavorare nel sociale, anzi non lo è proprio, ma coNprende, a seconda delle figure pOfessionali, neh, tutta la sfera degli interventi sociali: psichiatria, quindi i matti, quindi a casa dei matti o nelle comunità neh, poi handicap quindi i disabili, quindi centri diurni, oppure assistenza a casa, oppure comunità anche li, e poi minori, quindi famiglie e ragazzini, che si suddividono in minori a rischio, quindi i probabili delinquentelli neh, minori borderline, quindi i futuri mattarelli, minori che in famigli stanno così e cosi e quindi sono seguiti a casa con un progetto di educativa territoriale, minori inseriti in comunità terapeutiche, che sono quelli un po’ più picchiatelli, neh, invece quelli un po’ più normali vanno nelle comunità riabilitative psicosociali, che sono altra cosa da quelle terapeutiche, sono un po’ più aperte invece quei minori così così, un po’ birbantelli vanno nelle comunità a rischio. Gli altri in carcere minorile e anche li ci si lavora. E poi c’è il carcere per gli adulti, la prostituzione, case per levare le tipe dalla strada, comunità per le donne maltrattate, per gli stranieri, si lavora anche con i rom, neh, ci sono anche loro ei, e poi gli ultimi, i barboni alcolisti, i dormitori, poi gli anziani, le vecchie case di riposo ora chiamate rsa, residenza sanitaria assistenziale o raf (no, non quella che pensate voi) ma residenza assistenziale flessibile, strutture piene di vecchi buttati li dalle famiglie perché con l’Alzheimer, che loro non ci possono badare in questa società così civile. E poi, il meglio, i tossici. E poi altro..ah si l’assistenza domiciliare, che tu vai in una giornata da cinque o sei "clienti", ognuno col loro progetto, che sarebbe il suo problema: ad uno ci fai la spesa, all’altro ci pulisci il culo, all’altro la casa, all’altro ci fai la doccia, l’altra l’accompagni dal medico, ad un altro ci curi le piaghe da decubito e l’altro lo assisti nella sua malattia terminale, niente di faticoso, Operai, appunto

Indi per cui, fatta la dovuta precisazione per quelli, molti, troppi, che non sanno cosa sia lavorare nel sociale, passo alle cose concrete.
La mia esperienza al riguardo, dove mi chiedevano il test tossicologico, già l’avevo raccontata qui. Avevo rifiutato, ero stata licenziata, ma come ho scritto più volte, ho vinto la causa ed oggi ne sto godendo i frutti, ovvero mi sto sputtanando tutti i soldi. Anzi ringrazio pubblicamente Barbara, aka Barbariù, aka Riù, che ha testimoniato a mio favore. E anche Gabriele, ma lui non legge. Senza la loro testimonianza non avrei vinto. 

Operai Sociali, la metto meglio qui:
Trollina oggi ha indagato. Il DDL di aprile relativo ai trasporti e conducenti non c’entra mica una sega, ma scopro oggi, nella mia CRASSA iNioranza che esiste invece il Provvedimento del 16 marzo 2006 il quale individua una serie di categorie di attività lavorative che comportano un elevato rischio di infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza, l’incolumità e la salute di terzi. E quindi si fa divieto alle suddette categorie di assunzione e somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche. Di sostanze stupefacenti non ne parla, però, pare che siano sottintese, ma toh. I lavoratori del sociale sono inclusi nelle elencate categorie.

E comunque, qui il pdf fiom/cgil di luglio 2008 08_07_16-accertamenti_alcol_stupefacenti.pdf , che si rifà al Provvedimento del 16 marzo 2006 anche per le sostanze stupefacenti e da cui estraggo

Il comma 2 dell’art. 125 stabilisce che il d.m. deve determinare anche la periodicità e le
modalità degli accertamenti. A seguito dell’entrata in vigore del nuovo Titolo V della
Costituzione, le mansioni a rischio sono state individuate con l’intesa Stato-regioni del 30
ottobre 2007, che all’art. 8 c. 2 prevede, a sua volta, che un ulteriore accordo Stato-regioni
stabilisca le modalità e la periodicità degli accertamenti

e infine

In conclusione si deve ritenere che il controllo possa essere effettuato solo in fase di
assunzione e successivamente periodicamente; il controllo random (a caso) disposto dal
datore di lavoro deve quindi ritenersi sempre illegittimo.

Quindi non credo proprio che il capò possa chiedere il test tossicologico, così improvvisamente di lunedì mattina.

Un sonoro vaffanculo a tutti quei GoNpagni (Cosmo, si i soliti, solita chat) che sostenevano che tale provvedimento è giusto, che i test hanno senso di esistere perché un educatore lavora coi baNbini*
Vai a cercare di farci capire che uno non ha più la libertà di farsi una canna con gli amici nel suo centro sociale perché poi te la beccano. Qualcuno mi ha risposto che in questo stato fascista la droga è vietata..quindi..cazzi tuoi..Questi sono i GoNpagni, oi. Ma oggi ho finalmente capito che quello mica è il mio posto. Ero entrata credendo di ricevere solidarietà, sono uscita insultando tutti, cioè tutti quelli che mi davano contro e tutto il possibile.

Operai Sociali, qui ci avete i linchi eh, kortatuB aspetto iscrizione alla lista, CheNonLoSoFareDai, ciao

*che sarebbe più o meno anche la stessa cosa che dire che un genitore che si fà le canne è un genitore di merda.

 

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Speciale Porta a Porta

 

 

Trolluna Vespa intervista Anna Maria Franzoni alla Dozza

 



TV
Anna, non ci dormo la notte, adesso puoi dirmelo, ma hai usato il mestolo o il sabò?

AMF
Ho sempre pensato che eri un po’ pistolla. Ho usato il padellino delle uova strapazzate.

TV
E dove l’hai messo? Che dal plastico non siamo mai riusciti a capirlo io e Bruno (il criminologo, ndr)

AMF
Oh porco il dio. Gliel’ho messo sulla testa, dove vuoi che gliel’abbia messo

TV
No ma Anna, dopo, volevo dire dopo..ehm..dove l’hai messo dopo?

AMF
aitaolucni…

TV
Eh???

AMF
I wanna dance with somebody.

TV
Però dopo mi traduci quello che hai detto?

AMF
aitaolucni?

TV
si

AMF
I wanna dance with somebody

TV
Cosa vuoi ballare?

AMF
GigiD’Agostino+Benedetta+Gradisca+Francesconi live all’Ultimo Impero di Airasca (TO)

TV
non è meglio Moby Dick del Banco? "E danzerai colpendo al cuore la luna.." o forse, meglio, I’m still remembering dei Cranberries?

Anna Maria a questo punto riprende in mano la padella

La terra ti sia lieve, Trolluna, now you are a star in the blue of the sky..

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Non so il titolo

Venite pure avanti, voi con il naso corto
signori imbellettati io più non vi sopporto
infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
perché con questa spada vi uccido quando voglio

Non sopporto più il cane di mia sorella, al secolo Mirò, ma che risponde solo al nome di Puciu, il quale si insinua nella mia stanza, mi ruba i mollettoni e me li mangia tutti. Me ne ha già fatti fuori cinque in pochi giorni. Non capisco perché non possa giocare con Pollo Claudio, il suo peluche preferito, invece che demolirmi i mollettoni, non me lo spiego.
A proposito di quella scema di mia sorella. Ieri l’altro siamo andate -anche con lei- a Torino, e arrivando a Torino dalla nostra zona, passiamo sempre davanti a quella che fu la Residenza di Caccia dei Savoia, a Stupinigi, una roba enorme, che ha sulla cima, insomma sul tetto, non so come si dice, comunque ha un cervo, altrettanto enorme. E mia sorella mi fa Ah ma lo sai che il cervo del Palazzo di Caccia lo scendono un paio di volte l’anno? No, non lo sapevo, perché, chiedo io. Per farci sgranchire le gambe. (a voi fa ridere? io ci avrei tirato un pugno)

Quest’aneddoto invece è per Salinitro, che anche se è bruttino, con quel naso al piede che almeno di mezz’ora da sempre lo precede, con la troNbosi e problemi di eiaculazione precoce o un po’ iNpotente, non so, non ho capito bene, e comunque in ogni caso non mi sposa, a me lui MI piace assai, e spero di farlo ridere, nonostante le sue sfighe. Siccome a lui ci piacciono i racconti tossici di prima mano, ecco un piccolo e breve ricordo.

Io di solito le storie di ddroga me le facevo in solitudine, preferivo così, ma ogni tanto, quando ero a corto di soldi, mi succedeva di unirli a quelli di mio cuggino Fabrizio. Lui è mio cugino di parte materna, ecco, quella parte di famiglia un po’..estrosa, quella di mio nonno che si metteva il colapasta in testa per capirci, e quindi… Io a mio cuggino non lo sopportavo perché dopo una pera di coca, iniziava a cercare le buste (dosi) dappertutto. Nelle fessure dei sedili della macchina, nel posacenere, sotto i tappetini, se eravamo in macchina, a terra, nei giardini, negli angoli dei muri, se eravamo fuori, nel divano, cuscini, soprasotto, fino a strapparlo, se eravamo in casa. Una volta eravamo fuori per Torino centro (la cosa migliore è farsi in auto nei parcheggi in centro, non ti nota nessuno). Pera e poi scendiamo, che vabbè mica puoi stare seduti in macchina dopo, e poi lui doveva cercare le buste.. Si avvicinano due sbirri, chiedono i documenti. Ma poi si fermano ad osservare lui che continua a cercare buste e ad un certo punto, mio cuggino Fabrizio, si avvicina allo sbirro e ci dice Ecco qui forse ce n’è una, ecco, ecco, deve essere qui. E infila la mano dentro la tasca della divisa. Ci hanno lasciati andare


Ma dentro di me sento che il grande amore esiste
amo senza peccato, amo ma sono triste
perché Trollina è bella, siamo così diversi
a parlarle non riesco..le scriverò dei versi:

Io tocco i miei nemici col naso e con la spada
ma in questa vita oggi non trovo più la strada
non voglio rassegnarmi ad essere cattivo
tu sola puoi salvarmi, tu sola, e te lo scrivo
Deve esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
dove non soffriremo e tutto sarà giusto
non ridere, ti prego, di queste mie parole
io sono solo un’ombra e tu, Trollina, il sole
ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
ed io mi nascondo sotto la tua dimora
perché oramai, lo sento, non ho sofferto invano
se mi ami come sono..
per sempre tuo, per sempre tuo, per sempre tuo
Salinitroooooooo…

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Turn the page

Buongiorno.

Riù la sera scorsa è venuta a ripigliarmi a Torino per farci una chiacchierata durante il viaggio di ritorno.
Giornata strepitosa, casa e lavoro in un colpo solo, ora mi aspetto una serie di sfighe, ansimavo io in preda ad una tale ansia che mi fa mangiare le parole e dire tutto in fretta che lei mi ha pure detto che ogni tanto le viene da urlarmi bastaaaaa che la tua ansia me la accolli tuttaaaa!
Sei sempre la solita negativa. Non ti sembra invece che questa giornata bilanci le sfighe precedenti? replica la saggia (oddio, si arrabatta pure lei eh) Riù.   ๐Ÿ™‚
Non zo, forse hai ragione, ma qualcosa mi aspetto, dico, molto convinta di quello che dico.

E infatti la sera stessa, mentre mi facevo un panino di formaggino alla una e mezza di notte, mi sono tranciata il dito pollice (me lo merito, non si mangia a quell’ora già ho ripreso tre chili!) e ieri mi sono svegliata con dei nervi incrochicchiati al piede sx e fatico a camminare.
Georg Groddeck, l’analista selvaggio, mezzo fuori di testa, conteNporaneo di Freud, al quale proprio Sigmund rubò il termine es, direbbe appunto che è il mio es che fa i capriccietti.
E vabè, tanto la nostra vita è guidata dal nostro inconscio, ne sono convinta.
Come Cuando inciampi per strada e non vorresti.

Non ho dormito un cazzo, agitata per il lavoro di stasera, ed eccomi qui sveglia come un grillo, fuori piove, che bello, ne avevo proprio voglia e poi AccaCiE, il tuo commento, che condivido in pieno sull’alienazione/anestetizzazione mi spinge a parlare ancora ancora e ancora..e ancora ancora ancora. Che io sono la prima che quando uno parla o scrive troppo sento solo senso di rifiuto.

Groddeck, ma non solo, insomma tanta psicologia, dicono che gli altri siano il tuo specchio. Non so come spiegare, ma, che so, se tu incontri una persona e senti iNbarazzo, ecco quell’iNbarazzo non è mica solo tuo, ma anche dell’altro e te lo accolla. Cuando lavoravo con gli adolescenti definiti borderline eri referente di un ragazzino in particolare, ovvero eri il suo punto di riferimento per tutto, per la comunità, ma anche per l’esterno, scuola, famiglia, servizi sociali etc. Si facevano le supervisioni cliniche con lo psichiatra su ogni ragazzino e quando toccava al tuo parlavi tu, referente. E lo psichiatrino sosteneva che riusciva a leggere il ragazzino attraverso le tue emozioni (Riù, ricordi? ti richiamo in causa). Teoria straNpalata, ma che mi ha seNpre abbastanza affascinata e convinta. Stesso meccanismo, più o meno, se una persona dice una frase che ti scatena rabbia, rifiuto, dolore, ecco che li c’è il tuo CONFLITTO. Conflitto tuo contro conflitto dell’altro, dicono, teoricamente dovresti riconoscerlo, affrontarlo e superarlo. Teoricamente. E poi vabbè, dicono che quando ti sta sul cazzo una persona pare rappresenti la parte di te che non vuoi accettare. Banalità.

A proposito di comunità terapeutiche varie, di cui non si può dire non abbia esperienza in tutti i sensi, perché ne ho fatto indigestione, come utente e come operatore: ho seNpre sostenuto che lì dentro ci sono troppe sofferenze messe insieme, troppi conflitti a confronto. Ma in Italia non trovi mica di meglio, a volte grazie che esistono questi posti, che, parlando di minori, in generale l’alternativa, la famiglia, è ambiente ancora più deleterio. L’affido ad altre famiglie, altro strumento potenzialmente valido, ma neppure tanto, è iNpensabile: troppi minori che stanno male, poche famiglie disposte all’affido.
Stessa cosa penso dei centri crisi, troppi tossici insieme, troppe persone a confronto che stanno troppo male. Non ce la fanno ad aiutarsi, spesso si massacrano soltanto, e poi quando verrebbe il tempo di recuperare è ora di uscire.

Questa premessa per parlare ad HCE di troja 1. Ma parto dalla fine, da quando, pochi giorni prima di uscire dal centro crisi, durante un acceso colloquio perché me ne volevo andare e loro dicevano cristo esci in carenza stai almeno ancora quei giorni previsti, non lasciai replica all’operatore, nel senso che proprio non seppe che ribattere. Ei, alla fine immaginate anche la mia posizione lì dentro: quindici anni di lavoro sociale a fare l’operatore, mi ritrovo utente, a farmi caziare dagli operatori.

A questa tttipa, troja 1, tipa con codici d’onore che ci siamo capiti, la stavo subendo, un po’ perché volevo vedere a che punto sarebbe arrivata, ma soprattutto perché non avevo energie per reagire in modo costruttivo, se non con insulti e anche botte. E’ probabile, anzi è certo che le mie dinamiche scatenassero i suoi conflitti. Come è certo che sulla sua schiena, umanamente riconosco c’era la scimmia di una profonda sofferenza. Ma questa mi aveva proprio presa di mira e mi faceva le cose più indecenti, non ne potevo più.

"Non voglio dire che sono meglio di lei, ma dico solo che i miei conflitti non sono, grazie a dio, così violenti come i suoi. Tu lo sai il suo vissuto, no? Lo sai il vissuto di questa? Ed io dovrei reggere il confronto con queste dinamiche contorte, queste gelosie e rabbie così grandi? Lo sai che questa ha avuto una relazione con due tipi, ed ha scatenato gelosie e schifezze tali che uno di loro ha sparato nei coglioni all’altro e l’ha ammazzato, per lei. Io avrei sparato a lei, intanto, con tutto il rispetto. E ora lei se la metabolizzi pure questa sua bella storia, vada a scavare in tutto quello che c’è da scavare e si chieda perché scatena sentimenti così forti, ma di grazia io mi devo proteggere. Non reggo più e me ne vado"

Questo dissi all’operatore che non replicò. E fu questo uno dei motivi scatenanti della mia uscita anticipata da laggiù. E non mi sembra motivo futile.

Ti aggiornerò meglio HCE, per poi riuscire a fare turn the page.

 

Le avrei voluto parlare di me
chiederle almeno il perché
dei lunghi ed ostili silenzi 
e di quell’arbitraria indolenza
puntualmente mi dimostravo inflessibile
inaccessibile e fiera
intimamente agguerrita
temendo un’innata rivalità

 

 

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Tro-jume di regime

La terza rivoluzione industriale è appena cominciata e internet è ancora una "costola" degli altri media che fanno merda. Gli scambi sono imperfetti e le tentazioni voyeuristiche (che comunque prenderei a sassate) sono sbilanciate: non sei in grado di annusare la mia sudorazione che aumenta mentre ti leggo, non percepisci il battito del cuore che sale.
(Angelus Novus, Cap. IV, Vers. XXVII)

Perché sono una guardona, perché mi piace immaginare la persona mentre scrive…cosa fa, se si accarezza i capelli o si gratta istericamente il braccio e se fuma e come fuma e che maglietta indossa…Mi piace spiare in casa tua, ma senza violenza, in maniera anche piuttosto ingenua, sfruttando quella piccola finestrella che hai lasciato aperta per me. Le parole possono accarezzarmi, intenerirmi, indispormi…ma le facce riescono a stordirmi.
(Suspiria, 09/09/2008)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cult, modello non so, anno circa 2004, € 20 (vero culo)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Calzedonia, modello Fantasy, € 3.97

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Calzedonia, modello Giarrettiera, € 6.35

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
And everybody knows that you’re in trouble
Everybody knows what you’ve been through
From the bloody cross on top of Calvary
To the beach of Malibu
Everybody knows it’s coming apart
Take one last look at this Sacred Heart
Before it blows
And everybody knows
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
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Oxygene

Gli operatori del centro crisi si erano straraccomandati, fai una psicoterapia, falla, ascolta, è uno strumento utile, soprattutto a te. Già ne avevo interrotta una anni fà che la strizzacervelli non mi garbava, però oggi ho ripreso, dai. E la nuova strizzacervelli, mortificata per come sono stata trattata dal mio piccolo Ser.t di provincia, tra l’altro, oggi mi ha consigliato di proteggermi -anche- riprendendo a bere un dosaggio basso di metadone. Ovviamente non lo farò, ora, ma non è un’idea che mi ha fatta spanciare di risate. La prenderò in considerazione se proprio le energie non ci saranno e se il fiato non arriverà proprio più. Ora voglio sentire e godermi le mie emozioni, senza filtri. Ora, per questa fottuta ansia, so che ci sono condizioni fisiologiche e condizioni oggettive, il mio futuro prossimo e meno prossimo.

Un motivo di anZia era la casa. E dico era perché oggi, dopo la seduta psico, mi dirigo, visto che tramite annunci di privati trovi solo pacchi, da un’agenzia per cercare casa, rassegnata a pagare la loro parcella. Il quartiere è sempre quello di San Salvario, lo amo, e poi tanto l’eroina la trovi ovunque, non è lei che ti viene a cercare. Formalità etc, spiego che voglio un flat con due camere, per me e mia figlia (ed eventualmente poi subaffitare, forse un’amica sua studentessa, o forse, un’amica mia). In questo momento non ci sono case disponibili solo una qui vicino che ha l’altra agenzia nostra, se vuoi vederla subito si può fare. Guardo la scheda della casa, c’è scritto da ristrutturare, vuota, 600€ l’affitto. A me piacciono le case e i mobili vecchi e dico fammi vedere.
Appena apro la porta della casa dico la prendo. E’ la mia casa. Due camere grandi col palquet di legno che io adoro, una ha addirittura due porte finestre più finestra, l’altra un arco nel muro, e poi una stanza più piccola, poi cucina e bagno, un balcone che fa il giro di due stanze, primo piano con ascensore, riscaldamento autonomo. Nicchie nel muro, vecchi ripostigli con porte in legno. Bacio addirittura il tipo, telefono a mia figlia, abbiamo la casa.

Torno in agenzia per firmare il contratto e lasciare cauzione, mi chiedono la busta paga. Ehm..arrivo da poco dall’estero, ma ho fatto un paio di colloqui e sto aspettando risposta. Mi consigliano come unica soluzione, in mancanza della busta paga, quella di pagare affitto anticipato. Ci sto. Facciamo due conti, e forse ci sto siNpatica perché mi ribassano l’affitto a 550€, e in tutto, cauzione, agenzia, e sei mesi anticipati devo sborsare 5.300 euri. Li ho, accetto.

Intanto suona il cellulare, rispondo.

E’ la cooperativa con cui avevo fatto il colloquio due settimane fa e cazzo cazzo cazzo, qui sul blog non lo dicevo, ma con tutto il cuore, con tutto il qlo, speravo in una loro risposta positiva, e mi fottevo dalla paura di un rifiuto. Ciao, abbiamo ancora dei colloqui da fare, ma ti facciamo una proposta indecente. Se venerdì sera ti presenti a lavorare.
Lacrime di gioja, fino all’OliNpo. Giuro, non mi sono trattenuta: casa dei miei sogni ad un prezzo che ancora non ci credo e lavoro che mi piace, tutto in una botta sola. Ho pianto in agenzia, che la tipa alla fine mi ha abbracciata e baciata e detto auguri. Poi ho telefonato di nuovo a mia figlia, piangevo, abbiamo la casa e ho anche il lavoro. E poi ll’ho detto anche ai soliti amici cari

Innanzitutto questo lavoro è un part-time, come volevo io, che un full nel sociale non lo reggo più. Lavorerò dalle ore 20 alla 1 di notte per 15 gg al mese. Mimetizzo un po’ la cosa chè non voglio che google capisca.


Si tratta di lavorare su una b|o|a notturna, per a|g|g|an-ciare gli "ultimi", i c|l|o|c|h|a|r|d, i b|a|r|b|o|n|i e simili, e tentare di portarli, se vogliono, nel d|o|r|m|i|t|o|r|i|o, e se invece non vogliono distribuire c|o|p|e|r|t|e e b|e|v|a|n|d|e calde per e|m|e|r| – |g|e|n|z|a freddo, e poi turni notturni nei d|o|r|m|i|t|o|r|i

LaGrime di Gioja, fino all’OliNpo!!

E invece per la gioia di Novus e Suspiria, eccovi RainOnTheTrain: rifatevi la vista, sudate dietro i monitor e che il vostro cuore abbia un sussulto!

 

mastica e sputa, da una parte il miele

 

 

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El maunetun

Ho rotto la pinzetta che le donne normali usano per levarsi le sopracciglia. Io i miei ciglioni alla Moravia non li ho mai levati, ché non ci ho voglia e poi già ho il mio bel da fare con i baffi. Infatti io le pinze le uso per i baffi che da un giorno all’altro mi spuntano iNprovvisamente. Al lavoro, durante le supervisioni con lo psichiatra (Riù, lei sa) io, mentre lui parlava di massimi sistemi dei cervelli, mi levavo seNpre i baffi con le mie pinze. Non so perché lo facevo, credo sarà un pOblema che affronterò nella prossima imminente seduta di psicoterapia.

Mia madre a Pierangelo Bertoli (la pace su di Lui), lo chiamava el maunetun (lo sporcaccione). E questo perché una volta fece un concerto al mio paesello. Il posto era un tendone, grande come mezzo circo, ed ero con mia madre e una sua amica  bruttissima, befa, espressione piemontese, non so come si dica in italiano, ma di quelle che hanno il mento che sporge in avanti, che quando piove ci piove in bocca, insomma. E poi c’era anche mia sorella. E niente, noi eravamo arrivate presto ed eravamo in prima fila, e Pierangelo a me e mia sorella ci aveva lumate per tutto il concerto e poi si asciugava il sudore con la mano e la scuoteva per farlo sgocciolare giù. Per queste due cose, mia madre e la sua amica dicevano Che maunetun. E allora l’abbiamo seNpre chiamato così. E poi quando lui cantava Cent’anni di meno, mia madre e la sua amica, brutta e con la bocca così, facevano roteare le braccia e urlavano Uhu. Che vergogna, io e mia sorella.

(appena sotto..una sorta di percorso sulle ali della musica, che alla fine ci conduce fino a questo palcoscenico, percorsi, cammini, canzoni segnate da un grande sentimento di allegrezza)

L’agonia delle vedove
è come una danza da decifrare
puoi vederle su un precipizio
mentre si annegano nel mmmare

il mmmare delle navi che non tornano
delle ancore lasciate ad aspettare
il mmmare dei marosi e delle mareggiate
insomma, per intenderci, il mmmare

e ricorda che per ogni viaggio
c’è un portolano da consultare
non proprio indispensabile in montagna
ma utilissimo al mmmare

un mmmare marinaio che sa ammmarare
come Penelopi di un arazzo
ma c’è ancora una cosa gentile che puoi fare
amore
ed è venire e prendermi in mano…
…il mmmareeeee

 

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Cohen, unico rimedio

Credo di essere una persona un po’ strana. Prima di partire per il lago ero stata ad un mercatino delle pulci, Ove avevo incontrato un contadino che aveva un sacco di belle robe e avevo preso un seme di un girasole particolare, arancio, diceva lui. Lo avevo regalato a mio padre, il Cuale, lo aveva piantato nell’AIUOLA davanti a casa. Poi io ero andata via, non lo avevo visto fiorire e Cuando son tornata era già sfiorito. E Cuando ci ho chiesto del mio girasole arancio a mio padre, lui solo tu potevi darmi un seme così, perché ci dico e lui era alto due metri enorme e tutti si fermavano a chiedermi dove avessi preso questo girasole. E però poi ha conservato altri semi per la prossima stagione.

AccaCiE, perché ti stupisci dell’aggressività nei centri crisi? E’ uno spaccato di realtà, sai, forse un po’ esasperato. La notte scorsa a Matrix (che due coglioni Mentana però) c’era Mogol che raccontava di Battisti, che son dieci anni che il cancro se l’è portato via, se ne vanno seNpre i migliori. Che fosse fascio, io non ci avevo mai creduto, e comunque non me ne frega, e poi che cazzo c’entra volando sopra boschi di braccia tese. E Mogol, visibilmente incazzato e turbato diceva che Lucio mai aveva parlato di politica e che in quegli anni se non cantavi bandiera rossa nelle canzoni ti sputavano addosso, avevano fatto piangere anche De Gregori e lui stesso aveva consigliato a Battisti di ritirarsi dalle scene. E poi la copertina de Il mio canto libero, braccia alzate e piedi nudi, vai di illazioni a dire che era un fascio di merda. Un po’ come me e la storia dell’infettata. Capito HCE? E a Battisti, fascio, ce lo dicevano anche i GoNpagni eh, gli alternativi fichi, all’avanguardia, situazionisti e intelligenti. E di Mia Martini, nel suo aNbiente, dicevano che fosse una sfigata. La sorella, tale Loredana Bertè, superfusa pure lei va, dice di lei che era talmente sensibile da non poter reggere questo mondo. C’è chi regge e chi no.

Anche l’aNbientino dei GoNpagni è niente male, sai HCE? La sera scorsa, on line, fra GoNpagni, discussione sui tossici. Gente che studia medicina (olè) che diceva che l’eroina brucia il cervello (niente di più falso ignoranti, anzi fà i figli belli, toh, magari la coca) che i tossici sono solo dei deboli che non hanno le palle di vivere in questa società (minchia perché voi fate delle grandi cose a manifestare vestiti da pink/dark e farvi tirare botte dalla polizia per un leghista rincoglionito-Milano ieri l’altro docet) e poi uno, sempre studente di medicina, diceva che un tossico di merda gli aveva portato via il fanalino del suo motorino (che cazzo ci fà col tuo fanalino, che manco si compra la spada, sarà stato qualcuno che gli serviva per il suo, fesso)

Niente, questo post per provare a mettere Cohen a Novus, ma visto che mi irrita aprire quei blog che scrivono solo una frase o copiaincollano, o ripetono dieci volte la stessa notizia, allora eccovi un po’ di sproloqui. E comunque non riesco a downloadare oggi, Novus, lo inserirò poi più tardi, che col programmino ho risolto e convertito in mp3.

[oggi mi manca il Tossic Park, che almeno lì se ci fosse venuta la Bellucci nessuno se la inculava, al limite solo per chiederle c’hai cinque euro?]

E poi dopo Cohen, eccovi un’altra roba bella, prodotto di tossici

 

 

 

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