Tossic Park Discount

Prima del Tossic Park era Monte Cappuccini, e prima ancora il parco del Valentino. Il Tossic non esiste più, -per ora- ed è piantonato da militari.
Nel periodo di fuoco, settembre scorso, durante la raccolta firme per l’apertura delle narcosale, avevo visto una discussione al riguardo su una tv locale. C’era Bunna degli Africa, Silvio Viale dei Verdi (il quale ha avuto la fortuna di visitare la mia passerina una volta al pronto soccorso poiché ginecologo) e l’opposizione destroide, non so chi, non mi interessa. I destri dicevano che Torino si distingue sempre per le cose più schifose, i progetti più strampalati, come le narcosale.
Avevo spento, io queste atrocità non le reggo, non le reggo proprio.

Il mio Ser.t di provincia ha scritto a quello di Torino che sono in lista d’attesa per un rientro perché non hanno soldi. Si fottano, il periodo più difficile è questo. Il Ser.t di Torino, preoccupato, mi ha contattata per "proteggermi" in questi giorni delicati (grazie che vi siete svegliati eh..) A loro, in ogni caso, non li mando a fottere, sono stati gentili, hanno anticipato i soldi e lottato per me.
Sono andata a trovarli e ho portato via una copia di Polvere, giornale di strada, scritto da tossici e operatori delle tossicodipendenze, e da cui riporto uno scritto di fulvio b., perché vale la pena riportare

Tossic Park Discount

Il Tossic Park Discount è nato quasi tre anni fà grazie all’opera di pulitura e lucidatura preolimpica del centro città, che ha determinato uno spostamento e un raggruppamento di diverse aree di vendita e di consumo di sostanze in un unico luogo, attirando consumatori da tutta la città e la provincia.
Si è venuta a creare quindi una situazione esplosiva molto difficile da gestire: centinaia di tossici che comprano e si fanno, decine di pusher che vendono, grandi retate delle forze dell’ordine che fruttano decine di arresti, azioni punitive delle ronde contro i tossici, manifestazioni di comitati di quartiere contro tossici e pusher e frequentissimi articoli su giornali, e servizi su telegiornali che descrivono il tutto in modo manipolatorio e tendenzioso, a sostegno totale della politica proibizionista, della destra e della sinistra.

Nonostante tutto il Tossic Park Discount funziona molto bene: apertura 24 ore su 24, coca e white a prezzi super ribassati, grande pubblicità sui mezzi di informazione, ampi spazi per il consumo sul lungo Stura, molto comodo anche il take away, grazie alla vicinanza di mezzi pubblici e tangenziale.
Anche la gestione mista antiapartheid, pusher neri e tossici bianchi, rappresenta una strategia vincente: decine di pusher neri si occupano della vendita, del servizio d’ordine e della vigilanza; mentre centinaia di tossici bianchi comprano, si bucano, vanno avanti e indietro cercando sempre qualcosa, stanno fermi e immobili impallati nei loro trip narcotici, alcuni vendono siringhe, altri fanno i cavallini (procacciatori di clienti) e altri ancora bucano chi non riesce a bucarsi da solo. C’è chi va in loop e si spara in vena centinaia di euro di coca per più giorni di seguito ed esce dal parco solo per il tempo necessario per procurarsi i soldi per farsi, senza mangiare e senza dormire, sempre più magri, sempre più sporchi e più sfatti, intrappolati in un vortice, che oltre il fisico sfinisce anche la mente con paranoie, alllucinazioni e delirii; per alcuni è veramente difficile uscire dalle spire cocanfetaminiche del parco.
E’ impressionante vedere 100-200 persone che si fanno di coca contemporaneamente…

In orario serale e notturno va fortissimo il servizio take away, tanti clienti, venerdì e sabato tantissimi, si recano al parco solo per fare la spesa e vanno via dopo pochi minuti. Sulla strada tra il Novo Hotel e il Tossic Park si vedono solo consumatori entrare ed uscire, alcuni sono in botta di coca e in preda ad allucinazioni, vagano in mezzo alla strada, rischiando di farsi investire e cercando di raggiungere Corso Giulio Cesare.
Tanti di quelli che sono automuniti si fanno subito in macchina, nelle vie adiacenti al parco e scaricano i loro rifiuti (siringhe, fiale di vetro e tamponi) per strada e sui marciapiedi con grande gioia dei residenti, già esasperati dagli scippi, dai furti nelle auto e dal consumo per strada, che avviene nelle vie sotto le loro abitazioni.
Di notte in mezzo al boschetto, a 50 metri dalla strada di fronte al Novo Hotel, ci sono una trentina di pusher neri, che urlano, telefonano, si fanno segnali luminosi con i cellulari, e poi naturalmente fanno un grande business.
Sono organizzati in 4 turni da 5-6 ore che in 24 ore fanno 100 pusher dotati di un centinaio di palline di coca e white ciascuno che vendono a circa 10 euri l’una. Risultato: 100.000 euroni, grande business.

I clienti arrivano in continuazione a piedi e in scooter, vengono accolti, circondati e abbracciati da 4-5 pusher urlanti ROBBA BBUONA. Chi compra solamente sparisce dopo 2 minuti, chi invece vuole consumare supera il boschetto e accede alla spianata tra il fiume e gli alberi dove ci sono un centinaio di tossici bianchi che consumano.
I pusher neri oltre a vendere controllano il parco, mantengono l’ordine e tengono d’occhio le vie d’accesso, fanno entrare solo i clienti e danno l’allarme in caso di arrivo delle forze dell’ordine. Per chi non frequenta il Tossic Park la visione, la sensazione è forte, fà paura.

Il Tossic Park è in una condizione di emergenza sanitaria perché l’uso compulsivo di cocaina per via iniettiva, il taglio, la qualità delle sostanze vendute (sempre peggiore) e le condizioni igieniche terrificanti in cui si svolge il consumo hanno effetti devastanti sui frequentatori del parco più assidui che subiscono contagi, gravi infezioni e overdosi,  in una situazione di grave abbandono e disinteresse da parte dei servizi sanitari.
Questa emergenza però non è riconosciuta come tale da nessuno, né dai media, né dai politici e neppure dai servizi sanitari, perché scomoda, sconveniente e inefficace a mantenere alto il livello di allarme sociale percepito dalla cittadinanza.
E’ più efficace a questo scopo far passare come emergenze situazioni croniche come il terrorismo, i rifiuti o la sicurezza sociale.

La cosa tragica è che l’unica soluzione sensata ed efficace ai problemi che causa il Tossic Park (emergenza sanitaria per i tossici, consumo a scena aperta per i residenti) è rappresentata dalla narcosala, che però è rifiutata sia a destra che a sinistra.

Il Tossic Park non lo puoi eliminare, al massimo si sposta, e Torino è piena di parchi…

Non sorridete, gli spari sopra sono per voi

 

 

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I don’t give a shit

la vodafone nel suo call center nella videata dove appare il mio numero ci ha scritto attenzione a questa io lo so perché io quando voglio qualcosa dal 190 chiamo e richiamo e cambio sempre operatore gli uomini sono più bravi finché ottengo qualcosa sennò li mando tutti a fanculo mi dispiace per i lavoratori del call center vodafone ma io stasera che mi annoiavo ci ho chiesto quali erano tutte le loro offerte

 

 

il centro vodafone qui di provincia mi teme perché io ho preso che ho qualche migliaio di euro che mi resta li e non so cosa farci ho preso un nokia rosa quello bello degli adolescenti con tutta la clip art per le foto ma soprattutto per il t9 ma questo nokia non mi mette il t9 ed io volevo il nokia solo per il suo t9 ed io oggi ci ho telefonato al centro vodafone di provincia e ci urlavo dove cazzo mi avete messo lo scontrino che qui non trovo il t9 e lui mi diceva si mi ricordo di te è attaccato alla scatola ed io ma dove alla scatola e poi l’ho trovato era davvero attaccato alla scatola e martedì vado a cambiarlo e mi sentono

 

Ecco tutte per voi fantastiche foto fatte con usa fotocamera secondaria dal nokia bello bello rosa rosa mi scuso per il muro verde speranza ma esiste vi metto Leonard come colonna sonora per degno soggetto miglior premio come inquadratura luce fuoco e tutto quanto perché aim iou men

 

 

I’m Your Man-Cohen.mp3

 

La modella indossa canotta Intimissimi modello gay-lesbians

 

 

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Di incerto movimento

ALL’ATTENZIONE DI TUTTA NOBLOG, OU OU OU

Oggi è nato un blog chiamato Coprolalia su questa piattaforma, fatto da un gruppo di siNpaticoni/e, ai Cuali, io, per pietà ho prestato la mia admin perché non avevano un account su autistici, necessario per creare un nuovo blog. Scopro ora, leggendo nei blog più attivi (che cazzo di definizione però) che risulta utente tro.

IO NON C’ENTRO (PeròLiLinkoDai)


I centri crisi, non credo siano nati da molto, sono tutt’altra cosa dalle comunità, dove il livello affettivo e di rispetto è decisamente alto.
Durano dai tre mesi al massimo cinque/sei dipende dal progetto concordato con i Ser.t, e sono studiati principalmente per la disintossicazione (crisi, appunto). Sono l’anticamera del progetto successivo, di solito la comunità terapeutica, o come nel mio caso, un rientro protetto (saltato, come ho già scritto più volte).
La gente lì dentro è di passaggio, non si possono instaurare relazioni significative, manca proprio il tempo, è un via vai, c’è chi regge due giorni, chi scappa, chi torna, chi viene espulso, chi riammesso, ma soprattutto tendenzialmente la gente sta male, fisicamente e psicologicamente. Le attività lavorative sono al minimo, la mattina, proprio perché non è che sei al massimo delle forze. Dove ero io c’era chi dormiva tutto il santo giorno, imbottito di farmaci o con un dosaggio altissimo di metadone.

In una comunità, o almeno in quella dove sono stata io, devi entrare pulito dalle droghe e c’è il massimo dell’attenzione verso ognuno, e chiunque ti vede giù di morale, ti avvicina, cerca di farti parlare, tirare fuori.
In centro crisi questo non può esserci, ma c’è, per forza, molta indifferenza, molta proiezione su sè stessi.

Nei centri crisi entra la roba. E’ previsto e coNtemplato, è un servizio cosiddetto a bassa soglia (no drug free, primi lievi contenimenti e agganciamenti..)
A Torino c’è n’è uno che basta affacciarsi alla finestra e trovi gli spacciatori sotto.
Dove ero io è molto più tranquillo, ma anche lì, molta gente, sapendo che poi dovrà andare in comunità, ogni tanto/spesso si fa. Chi, come me, sa che due mesi e poi deve tirare fuori i coglioni senza comunità, invece non si fa, sennò che cazzo di senso ha entrare in centro crisi?
Come ci si riesce a farsi?
Sono previste delle uscite, dette verifiche, una volta al mese e c’è chi si fa durante la verifica e poi porta la roba dentro. Non dentro la struttura, perché ogni volta che esci e rientri, SEMPRE, e anche la prima volta, ti fanno la perquisizione completa, borse, bagagli e tu nudo, via anche le mutande e allargare le gaNbe.

Ma i tossici hanno mille risorse, e roba e insuline le imboscano FUORI dalla struttura.
Gli operatori non sono rincoglioniti, lo immaginano, ma hai voglia di farsi giri fuori a cercare, non trovano mai nulla.
Quindi, in alternativa, fanno fare spesso le analisi delle urine a sorpresa.
Tutti riuniti, nessuno si puo’ muovere (per evitare di trovare strategie, tipo bagnarsi le dita con l’ammoniaca e far scivolare l’urina sopra che pare nasconda la coca) e si fa la pp davanti a loro.
Ci sono conseguenze se le urine risultano positive alle sostanza, ovvio, ma sono conseguenze pure loro a bassa soglia, perché tengono conto delle difficoltà di una disintossicazione, dei passaggi di crescita, di allontanamento dalla sostanza, di rispetto di sè etc.

Quindi se uno va in verifica e torna che si è fatto, che ne so, lava per una settimana i piatti per tutti.
Invece se ti beccano che hai fatto entrare la roba in struttura le conseguenze sono più gravi, tipo l’allontanamento per un periodo e poi un eventuale reinserimento, riconcordato con il Ser.t

Il mio amico, baccagliandomi me l’aveva proposto. Ero lì da 20 giorni, lui doveva uscire in verifica e mi aveva detto Se hai voglia di tranquillizzarti un attimo, ti faccio entrare una busta di roba. Non voglio niente in cambio.
Ci avevo risposto Beh, potrei ricaNbiarti con le due nutelle della merenda, se ti va, ma no, grazie, devo ripigliarmi la patente io, oltre a tutto il resto.
E lui l’aveva fatto solo per sè. Però dopo che si era affezionato a me ed era andato di nuovo in verifica, la roba a me non l’aveva più proposta, si era solo sperazzato lui fuori. Aveva iniziato a rispettarmi di più, diciamo.
Ma capisci che una persona che entra in centro crisi perché gli spettano un anno di definitivi, non è ancora stabile e convinto, deve ancora farsene una ragione, che, magari, si potrà fare in un anno di comunità. E spero lui se la farà.

L’aspetto relazionale.
Ci sono tossici e tossici, mica siamo fatti tutti in serie. C’è gente stupenda e gente di merda.
Negli ultimi miei quindici giorni nel centro, tutti i miei affetti se ne erano andati.
Una era una grande donna, 46 anni, 20 anni di lavoro da assistente sociale per il Ministero di Grazia e Giustizia (carcere, no?), che era in centro crisi perché davvero rovinata, e il suo progetto era ripigliarsi un po’, a casa beveva e si faceva, e li in struttura buttava giù 120 mg di metadone più psicofarmaci e antidepressivi.
Ma il suo obiettivo era solo riprendersi e stabilizzarsi col metadone. E’ uscita con 90 mg. Condivido. Se uno non ce la fà senza, il metadone è ottimo. Il problema è chi, come me, usa droghe sopra il metadone. E quasi tutti lo fanno.
 
Chi lavora nel settore sostiene che il metadone sia il miglior antidepressivo al mondo, peccato che non possano somministrarlo a tutti, ma solo ai tossici.
Peccato però, che come tutti gli oppiacei, devi aumentarne sempre la quantità, e arrivare a settant’anni a bere 300 mg e ancora andare al Ser.t proprio no, rispondevo io.
L’altra mia amica, che anche lei è uscita prima di me, (perché le donne non sono tutte troje come quelle due eh), anche lei beveva 100 mg da dieci anni, ha scalato ed è uscita con 20 mg.
Era bella, ricca, ed era stata campionessa di body building.


si vive di danze, di ballo sociale
di una promessa di una faccia differente
di mediocri incontri

di bellezze, di profumi ardenti,
di accidenti
rotolando si gira, si balla, si vive, si fa festa
si picchia forte col piede nella danza
e si sbaglia il passo
si vive di fortune raccontate
e si cammina stanchi
si vive di lenta costruzione
e di tempo che ci inchioda
e di diavoli al culo

Di questo si vive
e di tanto altro ancora
che inseguiamo come i cani, respirando dal naso
per finire invece
ancora sorridenti, ancora abbaianti
di un dolore a caso

HCE, ecco, ho provato, ancora, a spiegare.
Manco: se stampassi questo blog, credo sarebbe già un bel libricino, altro che corto ๐Ÿ™‚
Però adesso mi avete messo voglia di raccontare anche l’aneddoto con troja 1 (compagna di stanza numero 1)
A poi.

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Sput

La notte scorsa ho dormito la bellezza di due ore e mezza, dalle cinque alle sette e mezza. Poi oggi sono dovuta tornare a Torino con mia figlia e al ritorno a casa gli occhi non ce la facevano più ma il corpo non dormiva. Non ce la facevo più, ho buttato giù due xanax e ho dormito quattro ore. Ma ora eccomi qui a delirare.

Ho provato ad accendere un attimo la TV. Qualcosa di carino su LA7, ma l’ho beccato alla fine. Si parlava della banda di Cavallero e Notarnicola (i miei omaggi) e poi però solo lo schifo, ho spento.

E poi sono nervosa, dubbiosa, in ansia perché ho voglia di riprendere a lavorare. La settimana prossima salirò a Torino definitivamente, con o senza lavoro, quattro soldi li ho. Tanto mi ci devo buttare.

Non ho voglia di parlare ancora delle incantagioni e giochi ereticali. Solo una delle cattiverie subìte, che mi ha fatto molto male. Quasi tutti i tossici hanno l’epatite C, mica per le siringhe scaNbiate come credete voi, ma perché si fanno con schifezze, usano filtri sporchi delle sigarette per filtrare, acqua dei rubinetti senza farla bollire, vecchie fiale e spade usate, insomma classico. Io anche ce l’ho, ma ultimamente avevo la carica virale molto alta, tanto che l’infettivologo mi ha consigliato un’ecografia perché è l’unico modo di vedere come sta il fegato. Quando sono entrata in centro crisi, per tutela, non mi avevano messa nei turni cucina. Per privacy ovviamente non l’avevano detto, ma la gente che non mi vedeva entrare in cucina, ha iniziato con le leggende metropolitane. Oltre tutto quando sono entrata avevo un livido nero su mezzo braccio per un fuori vena e vai di fantasia. Hai voglia di spiegare la storia della carica virale, chè io lo dicevo senza problemi di sorta. Hai voglia. Dicevano che ero sieropositiva (tutto il MIO rispetto alle persone sieropositive), mi chiamavano l’infettata. Non tutti, alcuni/e, ovvio. Cristo, che tutti hanno l’epatite C. Quando sparecchiavo e portavo gli alimenti CHIUSI e CON I GUANTI nel frigo, le troje, vedi post precedente, mi guardavano di storto, come per dire che schifo. Non ce l’ho fatta più. Ecco invece di farmi una risata sulla stupidità della gente, ne ho pianto in gruppo e poi sono andata dal medico del centro e ci dico Ma come posso io essere più infettiva rispetto a chi ha già l’epatite C? E’ come se un conclamato in AIDS infettasse un sieropositivo, non credi? cristo qui mi chiamano l’infettata. E piangevo. Ma chi ti ha detto una cazzata del genere? e si incazza. L’infettivologo dell’Amedeo di Savoia non mi ha detto niente, ma qui dicono che ci sono diversi ceppi di questa cazzo di epatite, più o meno infettivi. Ma al limite sono infettiva solo verso chi non ce l’ha l’epatite C e solo tramite sangue no? rispondo io. Assolutamente sì. Tu domani entri nei turni cucina, immediatamente, ti hanno detto solo cazzate. Che sfiga, però, i turni in cucina, che già io di cucina non ne potevo più, però almeno avevo risolto la questione.

Vabbè provo a dormire di nuovo, e stasera sfido anche la fottuta privacy borghese e metto questa foto, di oggi, ci ho fatto un
disegnino artistico, per camuffare un po’, che ancora ci ho i dubbi dai. Tanto camuffa niente. Ma soprattutto, stanotte, che cazzo me ne frega.

Io a disegnare sono una campionessa, disegno ancora i baNbini con la testa grande come quando andavo alle elementari.

Notte e fanculo alla vita. 

E non è rosa che cerchiamo, non è rosa

 

 

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Incantagioni, sortilegi, giochi bestiali ed ereticali [Part.I]

E’ una pera, lo sai
Vabbè, una pera, qui, secondo me sono due tavor da due e mezzo che mi stendono. Perché una relazione affettiva che mi regala un po’ di sollievo e felicità deve essere una pera?
Le relazioni qui non sono tollerate non perché siamo dei moralisti, lo sai, ma perché vi fanno evadere, distogliere dall’affrontare le vostre problematiche, sono pere, guarda tutti questi colpi di fulmine, credi sia amore? NOOOO, è bisogno e basta. E anche ormoni. L’Amore va costruito, l’Amore va trasudato, l’Amore va coNtemplato, l’Amore va..
Si, ma se voi predicate di costruire le relazioni interpersonali sul rispetto, per raggiungere il famoso rispetto di noi stessi, perché allora non varrebbe la stessa cosa fra me e lui? Magari ora sono solo ormoni e pere, ma se uno crede nell’altro e nella relazione..
Spero che una volta uscita di qui dimenticherai


In effetti, avevano ragione. Il mio Cuasi innamoramento sta già scemando. Io non avevo il suo recapito, ma lui mi ha chiamata nei giorni scorsi, si sta facendo. Ma tanto deve aspettare ottobre per casini suoi, farei anche io la stessa cosa, lo coNprendo assai, ci ho detto solo di non fare troppo il coglione. Ma non ci sto soffrendo, vorrei vederlo si, per fare due chiacchiere e darci un abbraccio perché è una bella persona questo si. Vedremo, se correrò il rischio.
Nell’intimo è molto simile a me, aggressivo come me, si masturba il cervello come me, perfettino nei lavori come me, roNpicazzo come me, chi si somiglia si piglia, però credo non avrei mica retto con lui ad ascoltare Eros Ramazzotti.

La storia era che quando io sono arrivata non lo cacavo e lui, leader indiscusso del gruppo, alla fine ci stavo sul cazzo, credo perché non gliela davo.
Gli uomini ti odiano perché non sei seduttiva mi aveva detto la mia operatrice di riferimento, una grande, e si riferiva a lui.
No, non ero seduttiva, lo sapevo, mica ero in centro crisi per cercare cazzi, scusate l’espressione poco femminile.

In realtà il mio più grande problema relazionale, visto e stravisto, è quello di non essere chiara subito, accumulare merda e poi lanciarla a frecciatine profonde, che feriscono e mandano fuori di testa gli altri. Quindi gli altri mi odiano anche un po’ per questo, credo.

Pero’ poi io e lui in gruppo ci scannavamo, e mi stava mettendo tutto il gruppo contro. La leadership riconosciuta è maledettamente maschile, almeno in quel posto li. Al che, stanca di non riuscire ad emergere per quella che ero veramente, in coNpetizione per vari cazzi con varie donne (ma questo meriterebbe un capitolo a parte, le donne in un contesto dove ci sono i cazzi diventano vipere), cedo e mi dico mo’ te lo faccio vedere io ora ti seduco. Lettura cinica, ma tanto gli psicologi la leggono così. Giochi di potere e basta.
La distanza tra noi in quel momento era tale che quando ci incrociavamo lui abbassava gli occhi, vado quindi a chiarirmi e ci dico che in realtà la mia difficoltà a relazionarmi con lui era dettata dal fatto che ne ero attratta, ed era vero, alla fine, io non so perché succede, ma lo ero veramente a quel punto.
Lui, mi risponde, seNplicemente, anche io.
Detto, fatto, due giorni dopo eravamo iNseparabili, ci si fidava solo l’uno dell’altro.

Però poi Cuesta relazione, in quel posto eretico, EBBE scatenato le ire di molti, e anche quelle della mia (seconda nell’ordine) compagna di stanza. La storia con la prima compagna di stanza (vera troja) ve la racconterò, dico solo che le due si erano poi alleate, of course. Comunque la mia seconda compagna di stanza è una tipa 31enne, figa, bisex, che prima ci aveva provato con lui e dopo con me. Mi scriveva lettere infuocate, cristo, mi faceva apprezzamenti che era peggio di un uomo, ed io, che prima mi ero avvicinata a lei per cercare calore e solidarietà femminile, quelle menate li, a quel punto, delusa, imbarazzata e impaurita, mi ero allontanata. Cioè se questa mi voleva scopare, che cazzo mi confidavo a fare? io cercavo amicizia, non sesso, qualcuno mi coNprende?

Niente, non vi sto a raccontare la rava e la fava di tutte le cattiverie subite dalle due donzelle, e le dicerie su me e lui (il sentimento della cattiveria NON ESISTE, si traduce, di solito in INVIDIA E GELOSIA).
Sta di fatto che un giorno, e non dimenticherò mai le sue lacrime, lui mi dice M. non ce la faccio più, sono qui da quattro mesi e ci stanno facendo solo male a me e te, io vado, ma prima devo fare una cosa
E, lo so, la violenza non è mai concessa, ma subito dopo, io cercavo di trattenerlo ma non ce l’ho fatta, è entrato nella sua stanza, della tipa bisex, e le ha rifilato un lordone.
Allontanato l’indomani dalla struttura per violenza fisica. Lei anche allontanata per violenze verbali, ma poi due giorni dopo è rientrata. Immaginate la mia rabbia nel vederla rientrare, ho retto ancora una settimana e poi me ne sono andata via anche io prima del previsto, tanto dovevo uscire dopo pochi giorni.
Epperò prima…l’ho menata anche io. Dopo l’ennesima sua provocazione, (perché continuava eh, e poi mi scriveva i biglietti di scuse/accuse e li infilava sotto la mia porta ed io mi ci pulivo il culo, non la cagavo e lei andava fuori) prima le ho tirato un accendino da dieci metri che, sarà stata la rabbia o la vita che dopo tante ingiustizie ti regala un po’ di giustizia, e l’ho beccata in fronte che non so neppure io come, e poi le sono saltata addosso dicendole menami brutta troja* che così sbattono fuori anche te ed è solo quel che ti meriti.

Qui, a casa, ora, ogni tanto penso al famoso 50 per cento di responsabilità nelle relazioni e al fatto che mi dicevano sempre che il mio problema è quello che cado nelle provocazioni. Ci devo lavorare, diosasoloquanto.

Ah Signore,

se potesse tutto il male che mi consuma


mutare la spada tua in un giro di scale armoniche ascendenti


o in una strada che via mi conducesse


ma non vale niente che io faccia


che resista o che cada


Tu non capisci


è questo il grande lutto che oscura le mie vesti


ma voglio dirti la verità dal lato brutto a cui non si rimedia


tu non capisci


è questo il grande male


io non ti amo


è questa la tragedia

 

*con gli epiteti troja e puttana io intendo una gran bastardona e pure succhiacazzi (ma che li succhia male)

 

 

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Going to Turin

Bentornato in Italia, musogiallo  ๐Ÿ™‚

Perché non si sono estinte le mosche invece delle lucciole? La mia stanza qui al paesello è staccata dal resto della casa, si trova all’interno del cortile, e ha una portafinestra e una finestra che io la sera, dopo aver ammazzato le mosche, ci chiudo bene bene tutte le persiane.
E già che dormo poco, la mattina alle cinque, come cazzo è non me lo spiego, mi ronzano sul naso, ma proprio solo sul naso, e ovviamente mi svegliano. Allora io dormo con il DDT sul comodino e senza aprire gli occhi spruzzo qui e là, poi mi immergo sotto le lenzuola, che dopo che ho spruzzato qui e là, cade la pioggia di DDT. Sarà nocivo?

 

Ieri sono andata a Torino con mia figlia per l’iscrizione all’Università (scienze politiche indirizzo sociale –>un classic con madre tossica)
Era la prima volta che lei guidava per Torino e ho dovuto darci lezioni.
Con la macchina nuova (cioè usata ma quasi nuova), una C2, figa, che per metà sarebbe pure mia che ho sganciato 5000 euri, l’altra metà suo padre.
Precisazione: ho vinto una causa contro una cooperativa, hanno sganciato 24 mila euri, ma sono soldi soffertissimi, li odio, e prima di andare in centro crisi 21 mila li avevo affidati in altre mani sicure che non fossero le mie, ma tremila mi ero detta che con tutta la sofferenza per sti soldi dovevo pur farci qualcosa di bello e allora me ne ero mangiati 3000 IN DROGHE l’ultima settimana prima della partenza.
E poi a mia figlia, telefono, tasse universitarie e ci ho coNprato la macchina a lei, e sono senza io, che io la mia Polo seminuova l’avevo demolita due anni or sono oramai, in un frontale con un tir. Mi ero addormentata dopo una notte bianca (in tutti i sensi) al rientro da Torino. Avevo invaso l’altra corsia, per fortuna credo mollando l’acceleratore e il camionista era riuscito a scansarmi un po’. L’auto era coNpletamente schiacciata tranne il mio abitacolo. Conseguenze: una piccola ustione al polso con l’air bag. E poi analisi urine in ospedale, sporche, ritiro della patente, con relativa multa e condanna penale, graziata dall’indulto, grazie governo Prodi, unica cosa intelligente che ha fatto quel governo. E comunque non sono ancora riuscita a prenderla. Vanno indietro di sei mesi con l’analisi del capello ed io una volta avevo resistito pulita cinque mesi e mezzo e poi mi ero detta ma vaffanculo. Invece mi manca da morire guidare e oggi è senz’altro nelle mie priorità riprendermi la patente.

Ieri su Corso Unione Sovietica, corso lunghissimo, incasinato e pieno di semafori e corsie, con un mio vecchio CD trash che avevo masterizzato per mia figlia, con una vecchia Carly Simon, (che ce la dovevo pur far conoscere alla mia baNbina, no?) e i Mecano Figlio della Luna che avevo scoperto manda fuori di testa gli adolescenti, e tra un cazzo a momenti ti fai lo specchietto stai attenta, tieniti a destra che roNpi il cazzo a tutte le corsie, porco zio non stare così al culo alle macchine, che cazzo ti freni all’ultimo, rallenta prima no? e Daddy Cool dei Bony’m a tutto volume con finestrini giù, ballavo con le mani fuori dal finestrino e un po’ di gente ai semafori rideva, che mia figlia mi dice si sono invertiti i ruoli oggi, ed io ci dico si ma tanto seNbro tua sorella (magari).

Poi il parcheggio glielo faccio io, due manovre e zac. Mi ha dato voto ottimo più. Lo so, lo so, batto gli uomini a calcio balilla e anche alla guida, pfui! Al ritorno, ecchecazzo, guido io per Torino, tanto non controllano, dai. Gimncane tra le corsie, e mia figlia che mi diceva meno male che dicevi a me di stare attenta ed io rispondevo ma tu fresca di patente sei ancora grulla e iNbranata, è normale, oi non le fare mai ‘ste cose. Però poi ai semafori le avrò iNpallato almeno quattro volte la macchina. Non sono più abitutata e poi è un diesel. Poi le ripasso la guida e si sentiva musica al rientro a casa. La pupetta si volta, mi guarda e mi fa: Mamma ma secondo me tu mica eri capace a farti, guarda che cazzo di macchia nera che hai sul braccio.
Dici che si capisce? lei nooooooo. Però potresti farti un tatuaggio.
Rispondo che forse si, ci penserò.
E lei: Magari una freccina che indica la cicatrice e dice ero tossica. Ma vaffanculo ai giovani d’oggi.

 

 

02 – Move It All Up.mp3

Loro sono Airto Moreira, uno dei più grandi percussionisti, e Flora Purim, sua moglie, uno dei miei miti, jazz vocalist. In arte AirtoFlora, brasileiri. Il pezzo, uno dei più commerciali che sennò magari troppo jazz mi mandate a stendere. L’album è "Humble People" da ExtraEgoJazz, c-a-p-ol-a-v-o-r-o. Lo ascoltavo quando avevo 18 anni, e mi ricorda le mie estati al mio fiume, che io proprio non ce la facevo a sentire i Clash e Camerini.

Novus, Manco, provate ad ascoltare, magari li apprezzerete, se già non li conoscevate. E grazie a Cosmo, che, dietro mia richiesta mi aveva scaricato e masterizzato tutta la loro discografia. 

 

Ah: vanto anche una rottura di cojoni a Herbie Hancock, che dopo un suo concerto ai Giardini Reali a Torino, mi ero ritrovata per caso a cena vicino alla sua numerosa tavolata. Mi ero alzata, andata a sbaciucchiarlo più autografo. 

 

 

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Labile

Com’è dura quando ti manca il fiato e ti tira tutto all’altezza dello stomaco. La chiamano ansia libera, non ce la faccio più, ho costole divaricate e disossate, sono tutte corde della mia arpa, mi rilasso solo se mi stendo a letto e respiro forte, cupi tamburi battono le reni, se continua così torno a bere almeno 10 mg, ho muscoli da uomo e muscoli da cane, deve essere l’età, ho acqua agli occhi benedettoiddio e fremiti alle dita, mi sento mancare e tossire, ho corde al collo e trappole alla vita, ho pensieri da uomo e pensieri da cane. Specialmente da cane.

Dopo il confronto del "pelino", chi ti aveva confrontato scriveva un foglio e lo passava al vaglio in ufficio e supervisori e ispettori valutavano la gravità del richiamo da fare e relative conseguenze. Tu invece che eri stato confrontato scrivevi un biglietto, specificando il sentimento che avevi provato durante il cfr, e destinato a chi ti aveva rotto i maroni. Tipo: -Da M. a Pirlone: Quando mi hai confrontata ho provato solo rabbia ti avrei rifilato un lordone e mandato a fare in culo, firmato M.e poi lo infilavi in quella che era chiamata cassetta sentimenti dove finivano tutti i bigliettini della giornata di tutta la comunità. Due volte la settimana veniva svuotata, dai supervisori e ispettori, e in base a chi aveva scritto il bigliettino a chi, venivano organizzati i cosiddetti gruppi dinamici. Dinamici perché appunto cambiavano le persone al loro interno e potevi cambiare gruppo dopo aver portato i sentimenti alla persona che ti aveva confrontato per il pelino e andare da un’altra che ti aveva confrontato perché magari avevi sbuffato. Si stava tutti in cerchio, eravamo circa 15 e tre erano i gruppi, e tu ti mettevi di fronte il tuo aguzzino e iniziavi a tirare fuori, con astensione di giudizio. Cioè mica potevi dirci ho provato rabbia perché sei uno stronzo roNpicazzo, ma tutto doveva essere rivolto alla tua persona, ovvero come ti eri sentito durante il confronto e perché. E dovevi urlare, urlare, urlare e tirare fuori. Era un casino, ma tutti lo facevano e dopo un po’ ti veniva naturale. E poi si scavava dentro, con l’aiuto di tutti gli altri, che la rabbia di solito copre la vergogna, la vergogna copre la paura del giudizio degli altri, e in ultimo il giudizio che hai di te stesso. 

E poi c’erano i gruppi statici, perché fatti sempre con le stesse persone, praticamente i cosiddetti psicodrammi. Quando lavoravi tu, ti potevi scegliere una persona che ti ricordava tuo padre, aggressivo se tuo padre era stato con te aggressivo e via così, e tornavi indietro nel tempo, parlandoci al presente al tipo che faceva finta di essere tuo padre. Lacrime e urla anche li, e vabbè. 

Però le cose più carine erano gli shut-down, dove non potevi parlare con nessuno, dovevi stare in piedi tutto il giorno, chiedere permesso anche per bere e per mangiare, comunicando soltanto con il s/v che ti seguiva, tramite fogliettini scritti. Se cadevi in shut-down, come me, per non controllo dei sentimenti, dovevi lavorare su quel problema, ovvio. A volte durante lo shut-down c’erano delle esperienze educative particolari, tipo travasare l’acqua da un secchio all’altro col cucchiaino per tutto il giorno, pulire lo stesso specchio per riflettere su sè stessi, girare con una pistola in mano o vestito da fighetto per chi se la tirava. Una volta, era poco che ero entrata, e la famiglia (così ci chiamavamo) era tutta a tavola. Un tipo, già ispettore, la mattina aveva fatto finta di essere malato. Ci avevano quindi tirato l’hair-cut e poi era caduto in shut-down. Mentre mangio vedo arrivare questo in pigiama e vestaglia, accompagnato da un s/v. Silenzio di tomba nella sala. I due si siedono al tavolo centrale, mangiano sempre in silenzio, poi ad un certo punto il s/v si alza e dice ad alta voce "Scusate, Vincenzo dice che sta poco bene, si sente la febbre, dunque interroNpe il pranzo, si scusa con la famiglia, ma torna al piano di sopra". Ecco, lo avevano relegato per dieci giorni in stanza a fare il malato, con tanto di visite con the, ma non poteva più comunicare con nessuno. A me era scappato da ridere quella volta, mi avevano beccata e subito dopo ero andata a bussare nella stanza dei caziatoni. Caziatone, e poi Vai a pulirti un cesso, va. 

Bè, però quando diventavi s/v la figata era organizzare il tipo di shut-down per gli altri, anche se tu eri seNpre a rischio di caderci, fino alla fine.

Il fantasma della suora. Ero già ispettore, non partecipavo più ai gruppi, li organizzavo solo. Un giorno, finiti i gruppi ero con un’altra tipa, anche lei isp. e sentiamo urlare. Ma chi cazzo è, i gruppi sono finiti, ci diciamo. E poi di nuovo, una voce di donna, altre urla. Facciamo il giro di tutta la c.tà, nessuno. Mai saputo chi fosse, sempre piaciuto pensare fosse il fantasma

Inseguo qualcosa che migliori profondamente
ma la storia è inabitabile, è labile
e il suo tempo non vale niente

Meno che umano sto fra le gambe del mondo
lubrificato, facile
con la faccia di terra e di gesso
maledetto tirasegno futile
Accoltellato alle radici
gonfio di canto come una tromba suonata da un dio
senza note di passaggio
solo un vortice tardo, barbarico

 


 

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Eugenio due

La mia comunità, fratellino, invece era un castello, anche quello in collina, nel canavese del Piemonte. Il paese, duecento abitanti, tutti VECCHI E BRUTTI, era tetrissimo, il castello un po’ meno. Si chiamava Notre Dame, perché ci avevano vissuto le suore, e questo bel castello alle suorine (brutte p..che) ce lo avevano regalato i Ripa di Meana (ricordo raccolsi un vecchio portalume per metterci i fiori sul centrotavola della comunità, dalla loro toNba di famiglia nel bosco, ma poi me lo fecero riportare dove lo avevo preso, cioè ai morti, che sennò sarebbero tornati dall’OltretoNba). Ovviamente c’era anche il fantasma della suora urlante. Giuro che io un giorno l’ho sentito. Giuro! E poi c’era la cappella sconsacrata, dove dicono si fosse iNpiccata. 

E una sera, questo c’entra niente ma ho voglia di dirlo, eravamo affacciati a guardare il tetro vecchio paese io ed un amico e lui mi fà Che bello stasera c’è il budino ed io ci rispondo Si minchia che bello poi ci siamo guardati negli occhi e siamo scoppiati a ridere e lui mi fà Minghia io fuori facevo le rapine e ora sono contento per il budino. Eravamo ridotti così laggiù.

Eugenio.

Concerto a Torre Pellice (TO). Torre Pellice, tra l’altro, nei settanta/ottanta vantava il record di essere, rispetto al numero di abitanti, il posto con il più alto tasso di tossici in Europa. Ora si difende con l’alcolismo. Io ero nella fase A della comunità, quella del rientro, quella dove cerchi lavoro e puoi già muoverti un po’, vado al concerto con l’affezionata sorellina. Campo sportivo comunale, un tremila persone al massimo. Inizia a cantare, Musica ribelle, Le ragazze di Osaka, Non è nel cuore, Patrizia, insomma tutto quello che doveva cantare e anche una cover de I giardini di marzo, molto bella a dire il vero e poi si ferma a parlare col pubblico e chiede se volevamo qualcosa.

Io ci urlo Eugenio facci Scimmiaaaa
Lui, si incazza e dice Io queste canzoni non le faccio più
Io dico, a bassa voce E già adesso fai Amami Lara a San Remo, ma va a dè via el cul (vai a dare via il qlo in piemontese), e mi rassegno
Fine concerto, Eugenio è sotto intervista di un paio di radio locali, attorno ci sono i suoi musicisti.
Con mia sorella mi avvicino a curiosare e siccome io in realtà sono timida, valuto di usare la tecnica della sfrontatezza, sento un po’ le domande della radio poi in un attimo propizio ci do’ una pacca sulla spalla e ci dico Eugenio, ma quando eri in Canada, ti avevano messo anche a te in cucina?
(il settore cucina in comunità era il settore considerato più tosto, dovevi cucinare per 50, con la linea di non lasciare un pelo che senno’ ti confrontavano, vedi post precedente, ed io in cucina mi ci sono fatta tutta la comunità, con tutti i ruoli gerarchici, lavorante, responsabile, supervisore, ispettore)
Lui sorride e mi dice niente.
Al che insisto
Eugenio ma quando ti facevano l’hair-cut, ti tagliavano veramente i capelli in Canada?
(l’hair-cut era una situazione particolarmente delicata in cui ti venivi a trovare, ed era un incontro con una decina di persone che ti urlavano addosso per mezz’ora critiche rispetto ai tuoi atteggiamenti-comportamenti e precedeva lo shut-down, esperienza educativa che durava minimo una settimana. Io di shut-down ne ho fatti quattro, tutti per non controllo dei sentimenti, praticamente mandavo la gente a fare in culo. Che dire, ne ricordo uno che per una settimana ho pulito lo stesso specchio del bagno, andavo a dire al tipo che mi seguiva, ho finito e lui mi diceva Bene, ora fallo di nuovo. Così per tutto il giorno dalle 7 alle 19 per sette giorni eh.
Tornando ad Eugenio, dopo quella domanda si volta e tutto serio mi fa
Senti un po’ ma a che punto sei della comunità ed io ci dico, tutta contenta che si stava interessando a me, Sono al rientro, fase A!
E lui mi dice, davvero incazzato, Tu non stai prendendo sul serio la tua comunità, sono preoccupato per te ed io ci chiedo perché al che lui mi fa Fai tre passi indietro e mettiti in posizione (era il rito del confronto). Io lo faccio, mi scappa un po’ da ridere, ma anche no, e lui inizia ad urlare
Tu hai fatto tutto questo solo per attirare la mia attenzione, il solito atteggiamento manipolatorio da tossico etc etc etc
I musicisti ci dicevano Vieni Eugenio, vieni via, ma lui continuava
E niente io poi alla fine ci ho detto Si, è tutto vero, però, cazzo, tu sei Finardi, mica è poco eh!
Poi ci ho chiesto l’autografo e poi quando sono tornata in comunità urlavo Finardi mi ha fatto un caziatoneeeeee

Comunque, secondo me a Finardi i capelli in Canada ce li hanno tagliati veramente, che laggiù lo facevano.

subito dopo che l’ho fatta
la botta bo bo bo bo bo bo
subito dopo do po po po po
la pompa po po po po po po
va a bomba bom bom bom

wheeeeeeeeeeeeeeeeeeelllllllll!!!
coooom’aaaaaaaagaaaaiiiiiiinnnn

subito dopo che l’ho fatta
la botta bo bo bo bo bo bo
subito dopo do po po po po

wheeeeeeeeeeeeeeeeeeelllllllll!!!
coooom’aaaaaaaagaaaaiiiiiiinnnn

subito dopo che l’ho fatta

wheeeeeeeeeeeeeeeeeeelllllllll!!!
coooom’aaaaaaaagaaaaiiiiiiinnnn

(rubata al fratellino)

 

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Eugenio e altre minchiate

Riù mi dice che secondo lei mi sta facendo un sacco bene scrivere qui, dunCue….    ๐Ÿ™‚

Oggi sono stata a fare un colloquio di lavoro, abbastanza selettivo, è durato un’ora, e tanto prima del 9 settembre non saprò nulla che ne hanno altri 4 da fare. Però mentre salivo a Torino mi sono posta la Cuestione etica, nonché borghese, del mio coming out e delle foto qui sopra. Di tutelare me mi iNporta ‘na sega, ma di tutelare mia figlia, invece si, che già l’ha pagata abbastanza la mia tossicomania, anche grazie alla gente. Insomma sa già cosa significhi essere additata come figlia di tossica. Anzi, tossici, che anche il papà diede il suo contributo tossicomanico, allora. Ma per fortuna, almeno, è riuscita a tirare fuori e dirmene, piangendo, di tutti i colori. Magari ora sta meglio. Magari. Ma se è il risultato quello che conta, direi che per ora non mi posso lamentare.

ComunCue, mi sono fatta due maroni così ma ho eliminato le foto mie e sue dal blog, tranne quelle di Trollalia Aspesi, che mi dispiaceva troppo, e poi perché, grazieaiddio, non sono riconoscibile da quelle foto. Mi girava la testa a scattarle con quegli occhiali di mio padre. 

E poi ho avuto un po’ la prova del nove, dovevo prendere la metro a Porta Nuova, in San Salvario, dove vivevo fino a maggio scorso, e giurato che quando li cerchi i pusher non ci sono mai, ma oggi c’erano tutti, coNpreso quello che ce l’ha seNpre buona e tanta. I pusher dell’eroina, la scura, a Torino, o per lo meno a San Salvario, sono tutti maghrebini, e pure tossici anche loro, pesciolini davvero piccoli, tirano su 10 euro per un grammo, che rivendono a trenta, che loro la prendono dagli albanesi. Quando ce l’ha tagliata uno ce l’hanno tagliata tutti, è il mercato. Sono gli albanesi che gliela danno già così, loro davvero non portano pena, che una volta, parlo sempre di San Salvario, è successo che erano in carenza pure i pusher e ad un paio ci ho dovuto dare il Subutex. Gli albanesi non so da chi la prendano, dagli italiani di Saviano, mi sa. O forse c’è ancora qualcuno di mezzo che ci mangia su, non mi frega. Comunque i pusher sono rispettosissimi quando vedono che sei fuori dal giro e alcuni di loro si sono anche coNplimentati per il mio aspetto. Uno era fuso e non so, era come si vergognasse che lui lo era ed io non più. Brutta sensazione. E vabbè, è che solo dopo che me ne sono andata, la pancia mi scoppiava, non è stato semplice, ma è andata. Avevo la possibilità di fermarmi a mangiare e bere con amici, nel locale dove lavavo piatti prima, ma non lo so, sentivo ancora la sensazione di starci lontana da San Salvario, e son tornata al paesello, a fare niente, ma almeno niente di niente ๐Ÿ™‚

Ah! Ho bevuto un’aCua tonica!

Però, io avrei anche una storia carina da raccontare, come quando Giovanni Allevi racconta alla TV che servì l’arrosto a Muti, quando faceva il cameriere a Milano. Ci lasciò il suo CD, ma non successe mai niente. Però, dice Allevi, almeno ora ha una storia da raccontare. Anche io!!! Anche se ci vuole una premessa.

Allora, io nel 92, a 26 anni ero messa con un lavoro che mi faceva guadagnare 10 milioni di lire al mese, che finivano tutti nelle vene, una figlia di tre anni e un marito messo come me. Allora non c’era ancora questa politica di contenimento del danno, il metadone era una soluzione estrema, e i Ser.t spingevano per farti entrare in comunità. E cosi io ci entro, per due anni e mezzo. E poi due anni dopo ci ritornerò di nuovo, stessa comunità (la storia si ripete, ripetutamente), per un altro annetto. E poi basta neh, solo più il centro crisi di ora. 

Ordunque quella comunità era abbastanza pesantuccia. Nata in Canada, da un progetto chiamato Daytop, era stata progettata per riabilitare i reduci del Vietnam, e iNportata qui con il nome di Progetto Uomo. Ora non sto a raccontarvi la rava e la fava di quanto -psicologicamente- fosse dura, allora (perché oggi è caNbiato tutto, i Ser.t non inviavano più utenti, perché scappavano tutti, si dice che non ci sono più i tossici di una volta ๐Ÿ™‚  ) dico solo che c’era chi sceglieva di ritornare in carcere piuttosto che stare li. Eri ovviamente libero di andartene, mica era San Patrignano o Le Patriarche eh, ma se decidevi di tornare, e se ti ripigliavano, per esempio, stavi per una settimana a lavare con lo spazzolino da denti da mattina a sera, le scale d’ingresso. E poi vabbè un sacco di altre robe che non è il caso di dire ora, tipo cartelli alla schiena per giorni, pistola alla mano, finta ovvio, se eri troppo aggressivo. Robine così. Ma quello che era la base era il metodo del confronto. E cioè ognuno poteva romperti le palle per ogni scoreggia che tiravi e "confrontarti". Funzionava che che ne so, tu avevi lasciato un pelo (un pelo veramente, non scherzo) sulla scrivania che avevi spolverato e chiunque vedesse il tuo pelino, poteva chiederti di confrontarti. Tu eri obbligato (senno’ altri rimedi più pesanti) ad accettare. Ti mettevi di fronte, spalancavi le gambe e braccia incrociate dietro la schiena, dovevi ascoltare in silenzio il tipo che ti criticava l’atteggiamento. Tipo: ecco tu hai lasciato il pelo perché sei distratto, non ti impegni nelle tue responsabilità, e ora è solo un pelo, ma questo atteggiamento da tossico te lo porti dietro anche fuori. Ovviamente se tu sceglievi di non confrontare gli altri, gli altri ti confrontavano perché non confrontavi gli altri. E poi dopo, mica era finita, ma c’era anche il richiamo. Di solito urlato e che noi chiamavamo "cazziatone". Ovvero ti dicevano "Vai a bussare in quella stanza". Tu bussavi e c’era il tipo, un altro, il supervisore, sempre un tossico eh, che li c’era la scala gerarchica, le passavi tutte anche tu, cioè diventavi poi anche tu supervisore, che ti urlava addosso col tutto il fiato che aveva in corpo che avevi dimenticato il pelo ed eri un irresponsabile di merda. La peggior cosa era quando tu diventavi supervisore e dovevi urlare agli altri. 

Tutto questo per riuscire poi a raccontarvi che dopo un concerto di Eugenio Finardi, che lui ai suoi tempi si fece la stessa comunità in Canada, mi sono beccata un cazziatone da lui. Mi aveva fatta mettere con gambe allargate e braccia dietro, ma ora non ho voglia di raccontarlo, mi fa male la schiena. Ve lo racconto magari domani! ๐Ÿ™‚

Finardi su quella comunità ci ha scritto una canzone, tra l’altro. Si chiama "Come in uno specchio". La parte finale, recitata in inglese, è la filosofia del Progetto Uomo. Che vabbè, noi cantavamo in italiano, ed io suonavo ๐Ÿ™‚ sulle note di K.0.H.D.* di Bob Dylan.

Notte 


*fa tanto WuMinChiano…

 

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Aripiprazolo versus Ropinirolo

Protocollo-aripiprazolo- letteraComitatoEticotorino.pdf

E vabbè, tanto oramai sono in ballo e si balla. Se vi roNpo le balle me ne strasbatto primo, non leggetemi, secondo. 

Terzo: collettivo antipsichiatrico di Pisa, che fine avete fatto? chiusi per ferie?

Il pippone di pdf di cui sopra è davvero molto interessante. Firmato Susanna Ronconi (i miei omaggi) e altra gente dell’aNbiente, tra cui un’amica mia. L’ho preso da Fuoriluogo, periodico mensile sulle droghe, allegato al Manifesto, ideato da quelli di Torino. Si riferisce a questa roba qui: “Aripiprazolo versus Ropinirolo: studio pilota, in aperto, prospettico, randomizzato, controllato, multicentrico, per la terapia con aripiprazolo o ropinirolo in pazienti affetti da dipendenza da cocaina” promosso dal Dipartimento delle Dipendenze – Azienda USL 5 di Pisa, effettivo da Maggio 2008 e ora previsto, you know I mean, anche per Torino. 

Estraggo dal pippone, anche abbastanza pesantuccio, molto tecnico of course, alcuni passaggi interessanti, sperando si capisca qualcosa con i miei inevitabili commenti:

1. l’Aripiprazolo, un antipsicotico atipico la cui efficacia come antipsicotico è connotata
da un rapporto beneficio/rischio non superiore, e talora inferiore, a quello degli
antipsicotici delle precedenti generazioni, mentre la sua efficacia per il trattamento
della dipendenza da cocaina appare, alla luce della letteratura internazionale, del
tutto indimostrata ed i cui effetti indesiderati ed avversi – soprattutto a medio e
lungo termine – presentano più evidenze che falsificazioni;

2.
Il Ropinorolo, anch’esso non del tutto scevro da presentare rischi collaterali, che
hanno attirato l’attenzione della Federal Drugs Administration [Neurology 2006;66:774
;52:1908-10; Neurology 2000; 54:275]

2. è osservazione comune che soggetti tossicodipendenti, con abuso di cocaina,
ricoverati in SPDC*, per manifestazioni psicotiche*, nelle fasi down richiedono
insistentemente dopaminergici, soprattutto per via parenterale, riferendo che
“danno una botta; tirano su”.Ciò è perfettamente comprensibile se solo si riflette sul
meccanismo d’azione dei dopaminergici. 

*SPDC=Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (praticamente i repartini psichiatrici)

*le manifestazioni psicotiche, al massimo, si hanno in coca, se uno si disintossica non le ha mica più, neh.

Per quanto concerne il trattamento della schizofrenia*, analisi di tutti gli studi disponibili a
livello internazionale fino al 2006, basati sulla comparazione tra Aripiprazolo e placebo,
farmaci tipici, farmaci atipici contro la schizofrenia e cure standard, hanno dimostrato che

*ok, il cocainomane è uno schizofrenico

A questa incertezza di efficacia si somma quella relativa agli effetti avversi in
generale, non essendovi alcuna evidenza di una miglior efficacia dell’ Aripiprazolo
in questo campo in comparazione con altri antipsicotici:

appunto, già curano con antipsicotici da mo’

 R.Whitaker nella sua Metaanalisi sugli studi 1883-2003 annota:” Avanziamo l’ipotesi
che i farmaci antipsicotici possano rendere alcuni pazienti schizofrenici più
vulnerabili a ricadute future, rispetto a ciò che avverrebbe nel normale decorso della
malattia Alla fine degli anni ’70, due medici presso la McGill University di Montreal,
Guy Chouinard e Barry Jones, fornirono una spiegazione biologica del fenomeno. Il
cervello risponde ai neurolettici – che bloccano il 70-90% dei recettori D2 della
dopamina presenti nel cervello – come se fossero un insulto patologico. Per
supplire allo scompenso, le cellule cerebrali dopaminergiche aumentano la densità
dei loro recettori D2 del 30% o più. Il cervello è ora “supersensibile” alla dopamina,
un neurotrasmettitore cui è attribuito il ruolo di mediatore delle psicosi. La persona
diventa biologicamente più vulnerabile alle psicosi ed è esposta a un rischio
particolarmente elevato di ricaduta in caso di brusca sospensione della terapia
farmacologia”. I due ricercatori canadesi conclusero: “I neurolettici possono
produrre una supersensibilità alla dopamina, che determina lo sviluppo di sintomi
discinetici e psicotici. Una conseguenza è che, in un paziente che ha sviluppato tale
supersensibilità, la tendenza alla ricaduta psicotica non è determinata solo dal
normale decorso della malattia… la necessità di trattamento neurolettico
continuativo può essere indotta dai farmaci stessi “ [R.Whittaker Medical Hypoteses
(2004) (trad dall’inglese4 di Paola Marangon) Argomenti a sfavore dei farmaci antipsicotici: più danni
che benefici in 50 anni d’impiego in :Psichiatria Informazione n°34 I° 2008 Ed. Cons.Arca]

molto interessante

Secondo il citato studio del Cochrane, gli studi ad oggi non forniscono evidenze di
efficacia in relazione al trattamento della dipendenza di cocaina, anche perché “La
gran parte delle sperimentazioni coinvolge pazienti senza co-morbidità fisica o
psichiatrica (…) Queste persone sono una minoranza nel lavoro clinico quotidiano,
in cui i pazienti non sono ospedalizzati e comunque soffrono di patologie meno
definite, combinate per lo più a problemi di depressione o abuso di sostanze.

non ho idea di che significhi co-morbidità fisica, ma ho capito che tutti gli altri son dei depressi.

Appare assai preoccupante la non introduzione, nel Protocollo, di criteri di
sicurezza. Infatti, si afferma:
1.
“non si prevedono significativi inconvenienti o pericoli derivanti da questa
sperimentazione”

Bene. Ma tanto anche Saviano ci chiama Visitors nel suo libro.

Non esiste una unica eziologia o bio, o psico, o socio che “spieghi” la causa”, né una unica
modalità statica di rapporto con le sostanze. Si intrecciano, nei gruppi e nello stesso
individuo, in tempi diversi, modalità differenti, plastiche, mutanti e variegate, di rapporto con
le diverse sostanze, legali ed illegali. Uso, abuso, dipendenza, coinvolgimento
monomaniaco: questa varietà dipende da diversi elementi sinergici, interni al soggetto, di
interazioni con le relazioni famigliari, col gruppo dei pari, con il mercato, con la reazione
societaria.

Culturalmente e per le drammatiche ricadute prassiche, è sempre più esiziale non valutare
le dinamiche dialettiche tra esternointerno dei soggetti “malati”, rischiando così di
considerarli come monadi, autonome dai diversi ecosistemi.

Banale, ma direi accettabile. E dire che il gruppo che scrive è il meglio in Italia, ei, you know I mean. 

Poi c’è tutto un pippone sulla discriminazione o meno del termine craving che non riporto

Il ruolo dello stress nel comportamento di ricerca delle sostanze è stato
ampiamente documentato nelle ricerche sperimentali.

Ci andava una ricerca? 


Un altro importante fattore da tenere in debito conto nella valutazione della
potenziale cronicizzazione della dipendenza indotta da sostanze è rappresentato
dal condizionamento comportamentale, in risposta a specifici stimoli ambientali. Il
craving da sostanze può essere evocato, infatti, da stimoli ambientali, associati
ripetutamente agli effetti gratificanti soggettivi di tutte le sostanze d’abuso, incluso
l’etanolo

E vabbè, se ti fai una chiacchierata con un tossico è la prima cosa che ti dice


La diagnosi di dipendenza da
sostanze si sovrappone, nascondendola, ad una condizione psico-patologica
preesistente di “disregolazione omeostatica edonica”, non diagnosticata. La
“disedonia” esisterebbe virtualmente anche prima del contatto con la sostanza
d’abuso, sostanza che, anche se non ancora sperimentata, potrebbe avere un
virtuale effetto terapeutico, in altre parole di ripristino omeostatico della
“disregolazione edonica” di fondo. L’assunzione della sostanza indurrebbe, nel
soggetto predisposto, l’apprendimento delle proprietà auto-terapiche nei confronti
del proprio disagio psichico. La “self-medication hypothesis” è stata proposta da
Khantzian rispetto ai D.U.S., in particolare in rapporto all’assunzione d’eroina e
cocaina.

Tutta sta roba per farci dire "si, si, non dico più che mi faccio perché mi piace, mi faccio quando sto male, va bene"


Qualche autore ha sostenuto, nell’ambito di studi sulla comorbilità psichiatrica delle
dipendenze patologiche da sostanze, che non è importante stabilire se la malattia
mentale precede o segue l’uso di sostanze, essendo la tossicomania di importanza
clinica sempre minore rispetto al disagio psichico cui si accompagna. [Silvestrini B.
Malati di droga. Le sostanze d’abuso: danni fisici e psichici, reazione individuale, difese. Milano:
Sperling Kupfer. 1995.]

E con questa chicca io mi fermo. Avete il pdf, se interessati

Quello che mi fa molto incazzare è che quando uno si fa è molto debole e butterebbe giù anche una merda, si sa. Chi, preparandosi una spada di coca, e vedendo che il colore non è trasparente e fico, ma bianco, spesso e pieno di merda da taglio, non se la inietta lo stesso, a costo di starci sotto?

 

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