Eugenio e altre minchiate

Riù mi dice che secondo lei mi sta facendo un sacco bene scrivere qui, dunCue….    🙂

Oggi sono stata a fare un colloquio di lavoro, abbastanza selettivo, è durato un’ora, e tanto prima del 9 settembre non saprò nulla che ne hanno altri 4 da fare. Però mentre salivo a Torino mi sono posta la Cuestione etica, nonché borghese, del mio coming out e delle foto qui sopra. Di tutelare me mi iNporta ‘na sega, ma di tutelare mia figlia, invece si, che già l’ha pagata abbastanza la mia tossicomania, anche grazie alla gente. Insomma sa già cosa significhi essere additata come figlia di tossica. Anzi, tossici, che anche il papà diede il suo contributo tossicomanico, allora. Ma per fortuna, almeno, è riuscita a tirare fuori e dirmene, piangendo, di tutti i colori. Magari ora sta meglio. Magari. Ma se è il risultato quello che conta, direi che per ora non mi posso lamentare.

ComunCue, mi sono fatta due maroni così ma ho eliminato le foto mie e sue dal blog, tranne quelle di Trollalia Aspesi, che mi dispiaceva troppo, e poi perché, grazieaiddio, non sono riconoscibile da quelle foto. Mi girava la testa a scattarle con quegli occhiali di mio padre. 

E poi ho avuto un po’ la prova del nove, dovevo prendere la metro a Porta Nuova, in San Salvario, dove vivevo fino a maggio scorso, e giurato che quando li cerchi i pusher non ci sono mai, ma oggi c’erano tutti, coNpreso quello che ce l’ha seNpre buona e tanta. I pusher dell’eroina, la scura, a Torino, o per lo meno a San Salvario, sono tutti maghrebini, e pure tossici anche loro, pesciolini davvero piccoli, tirano su 10 euro per un grammo, che rivendono a trenta, che loro la prendono dagli albanesi. Quando ce l’ha tagliata uno ce l’hanno tagliata tutti, è il mercato. Sono gli albanesi che gliela danno già così, loro davvero non portano pena, che una volta, parlo sempre di San Salvario, è successo che erano in carenza pure i pusher e ad un paio ci ho dovuto dare il Subutex. Gli albanesi non so da chi la prendano, dagli italiani di Saviano, mi sa. O forse c’è ancora qualcuno di mezzo che ci mangia su, non mi frega. Comunque i pusher sono rispettosissimi quando vedono che sei fuori dal giro e alcuni di loro si sono anche coNplimentati per il mio aspetto. Uno era fuso e non so, era come si vergognasse che lui lo era ed io non più. Brutta sensazione. E vabbè, è che solo dopo che me ne sono andata, la pancia mi scoppiava, non è stato semplice, ma è andata. Avevo la possibilità di fermarmi a mangiare e bere con amici, nel locale dove lavavo piatti prima, ma non lo so, sentivo ancora la sensazione di starci lontana da San Salvario, e son tornata al paesello, a fare niente, ma almeno niente di niente 🙂

Ah! Ho bevuto un’aCua tonica!

Però, io avrei anche una storia carina da raccontare, come quando Giovanni Allevi racconta alla TV che servì l’arrosto a Muti, quando faceva il cameriere a Milano. Ci lasciò il suo CD, ma non successe mai niente. Però, dice Allevi, almeno ora ha una storia da raccontare. Anche io!!! Anche se ci vuole una premessa.

Allora, io nel 92, a 26 anni ero messa con un lavoro che mi faceva guadagnare 10 milioni di lire al mese, che finivano tutti nelle vene, una figlia di tre anni e un marito messo come me. Allora non c’era ancora questa politica di contenimento del danno, il metadone era una soluzione estrema, e i Ser.t spingevano per farti entrare in comunità. E cosi io ci entro, per due anni e mezzo. E poi due anni dopo ci ritornerò di nuovo, stessa comunità (la storia si ripete, ripetutamente), per un altro annetto. E poi basta neh, solo più il centro crisi di ora. 

Ordunque quella comunità era abbastanza pesantuccia. Nata in Canada, da un progetto chiamato Daytop, era stata progettata per riabilitare i reduci del Vietnam, e iNportata qui con il nome di Progetto Uomo. Ora non sto a raccontarvi la rava e la fava di quanto -psicologicamente- fosse dura, allora (perché oggi è caNbiato tutto, i Ser.t non inviavano più utenti, perché scappavano tutti, si dice che non ci sono più i tossici di una volta 🙂  ) dico solo che c’era chi sceglieva di ritornare in carcere piuttosto che stare li. Eri ovviamente libero di andartene, mica era San Patrignano o Le Patriarche eh, ma se decidevi di tornare, e se ti ripigliavano, per esempio, stavi per una settimana a lavare con lo spazzolino da denti da mattina a sera, le scale d’ingresso. E poi vabbè un sacco di altre robe che non è il caso di dire ora, tipo cartelli alla schiena per giorni, pistola alla mano, finta ovvio, se eri troppo aggressivo. Robine così. Ma quello che era la base era il metodo del confronto. E cioè ognuno poteva romperti le palle per ogni scoreggia che tiravi e "confrontarti". Funzionava che che ne so, tu avevi lasciato un pelo (un pelo veramente, non scherzo) sulla scrivania che avevi spolverato e chiunque vedesse il tuo pelino, poteva chiederti di confrontarti. Tu eri obbligato (senno’ altri rimedi più pesanti) ad accettare. Ti mettevi di fronte, spalancavi le gambe e braccia incrociate dietro la schiena, dovevi ascoltare in silenzio il tipo che ti criticava l’atteggiamento. Tipo: ecco tu hai lasciato il pelo perché sei distratto, non ti impegni nelle tue responsabilità, e ora è solo un pelo, ma questo atteggiamento da tossico te lo porti dietro anche fuori. Ovviamente se tu sceglievi di non confrontare gli altri, gli altri ti confrontavano perché non confrontavi gli altri. E poi dopo, mica era finita, ma c’era anche il richiamo. Di solito urlato e che noi chiamavamo "cazziatone". Ovvero ti dicevano "Vai a bussare in quella stanza". Tu bussavi e c’era il tipo, un altro, il supervisore, sempre un tossico eh, che li c’era la scala gerarchica, le passavi tutte anche tu, cioè diventavi poi anche tu supervisore, che ti urlava addosso col tutto il fiato che aveva in corpo che avevi dimenticato il pelo ed eri un irresponsabile di merda. La peggior cosa era quando tu diventavi supervisore e dovevi urlare agli altri. 

Tutto questo per riuscire poi a raccontarvi che dopo un concerto di Eugenio Finardi, che lui ai suoi tempi si fece la stessa comunità in Canada, mi sono beccata un cazziatone da lui. Mi aveva fatta mettere con gambe allargate e braccia dietro, ma ora non ho voglia di raccontarlo, mi fa male la schiena. Ve lo racconto magari domani! 🙂

Finardi su quella comunità ci ha scritto una canzone, tra l’altro. Si chiama "Come in uno specchio". La parte finale, recitata in inglese, è la filosofia del Progetto Uomo. Che vabbè, noi cantavamo in italiano, ed io suonavo 🙂 sulle note di K.0.H.D.* di Bob Dylan.

Notte 


*fa tanto WuMinChiano…

 

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13 Responses to Eugenio e altre minchiate

  1. tro says:

    della mia comunità non ho descritto tutta la parte “affettiva” che era poi quella che ti faceva rimanere lì, ovvio, altrimenti non avresti retto.
    magari lo farò

    cmq..scrivi cose fantastiche, lo sai, vero?

    anche io ho i segni, lo sai (mi riconosci, lo vedi da te..) 🙂

    ciao!

  2. orinato says:

    da me non credo sia possibile commentare .. e cmq non sono capace (come credo sia chiaro a tutti)
    Ho munto mucche, castrato maialini da latte, fatto molte altre cose brutali che non stò qui a dire.. e io ero solo un animatore, un pagliaccio mezzo ntellettuale (ovvio dispregiativo) che con la dipendenza s’era adattato a crepare le banche ..
    lì l’approccio era molto meno relazionale , e molto più fisico…
    magari c’erano in embrione le stesse dinamiche ma a saman è come se fossero attuate da primati della famiglia delle grandi scimmie.

    beh si, ha lasciato.

    stai sempre bene

    -O-

  3. tro says:

    (questo comment volevo lasciarlo da te, ma non ci riesco, dunque lo scrivo qui)

    frà..
    i know saman, i know..
    ti ha lasciato il se se se..gno eh?

    carry on!

    bacio, tro

  4. orinato says:

    … bella sorellì…
    esperienza simile fatta tra il ’98 e il 2000 a “Saman”
    ( do you know..Rostagno morto..Cardella latitante in sudfamerica xchè amico di craxi……)
    dura .. durissima… le metodologie erano simili…
    .xò il posto.. da paura! ‘Saman Lenzi” nel trapanese, sotto erice…un baglio siciliano rifatto da architetti arancioni seguaci di osho…
    http://www.saman.it/

    dice che anche lì cmq nn è più dura come una volta…
    .. eh ‘sti tossici moderni!!!!

    stay free e stai bene!!!

    Orinato

  5. Salinitro says:

    Puoi starne certa, donna.

  6. tro says:

    che tanto non scriverai mai
    🙂

  7. Salinitro says:

    cosa dovrebbe rappresentare questo indirizzo e-mail nel silenzio generale?

  8. Salinitro says:

    Donne… puah!!!

  9. m. says:

    ho trovato il resto su internet, che io quando le cose mi restano sulla punta della lingua divento paranoica e vabbè
    Qui, insieme,
    una persona può alla fine manifestarsi chiaramente a se stessa
    non come il gigante dei suoi sogni
    né il nano delle sue paure,
    ma come un uomo, parte di un tutto
    con il suo contributo da offrire.

    Su questo terreno noi possiamo tutti mettere radici e crescere,
    non più soli come nella morte,
    ma vivi a noi stessi e agli altri.”

    FINE BACIBACIBACI

  10. tro says:

    bacio
    allora, se me la ricordo, provo a scrivere la “filosofia”

    ma non la ricordo più tutta..

    “Siamo qui perché non c’è alcun rifugio dove nasconderci da noi stessi. Fino a quando una persona non confronta sè stessa nel cuore e negli occhi degli altri, scappa. Fino a che non permette loro di condividere i suoi segreti, non ha scampo da questi. Timoroso di essere conosciuto, nè può conoscere sè stesso, nè gli altri, sarà solo.”

    E poi la seconda parte proprio proprio non la ricordo più. Rimossa

    Altro bacio, a presto

  11. Riù says:

    Solo tu puoi farcela ma credimi non puoi farcela da solo
    Anche tu hai bisogno degli altri e forse gli altri hanno bisogno di te

    E non sarai più solo
    Ormai non sei più solo
    Ma se ti senti solo
    Vieni da me

    Ecco rubate alcune parole a Finardi..

  12. Riù says:

    Riù a parole fatica ma continua a sentire che ora che sei “fuori” da quella merda sei sempre e sempre e sempre più speciale.

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