Fire in my belly

Stamattina scendo dal tram e mi giro una sigaretta. Intanto prendo l’iPod e faccio per infilarmi le cuffiette nell’orecchio, ma invece mi infilo la sigaretta. Capita.
Sempre stamattina, sto male, molto male. La mia vita è fuori da ogni controllo, la primavera è iniziata di merda, voglio cambiare, tutto, e per prima cosa voglio licenziarmi dal sociale, non ce la faccio più. Me la tiro, mi metto la gonna, non metto mai la gonna e mi dico vado a licenziarmi. Invece strada facendo suono il campanello di vecchie conoscenze per chiedere se hanno bisogno di me per qualche ora. Mandaci il curriculum. Mando il curriculum. Sempre nel sociale. Capita.
Io sto male e non riesco a dirlo, mi vien più facile sul blog, perché tutti si allontanano quando stai male, e anche sul blog, quando scrivo pesante nessuno interviene, ma il blog è solo un blog. Io sto male e allora sto ad ascoltare amici che mi chiamano per raccontarmi dei loro successi professionali e personali, dei loro amori primaverili, dei loro viaggi. Io ogni tanto penso se non stanno mai male o se tutto è così ipocrita. Ieri  una mail di un amico inglese, che non mi scriveva da un paio di mesi. Dice che sta per partire per un viaggio di 4 settimane in California, e, scrive, gli preme dirmelo, perché se mai mi venisse in mente di mandargli un’email, non devo preoccuparmi se per 4 weeks non mi risponde. Poi, un barlume di realtà, credo. "I’ve had a shit winter, probably not in comparison with you though" conclude. Capita.
Sempre stamattina, che si è fatta oggi pomeriggio, passo da un amico che ha chiuso un negozio di dischi per disperazione e ora fa serigrafia su magliette nel retro e ci propongo di fare su in società un trovarobe di robe usate, vestiti per bambini a 3 euro, che va bene anche per gli stranieri che qui è pieno, poi jeans e robe da 3 euro che prendi gratis o a un euro e ricarichi del duecentopercento e poi mettiamo i tuoi cd invenduti in un angolino, in un altro angolino un oggettino antico, in un altro angolo ancora un quadro di un amico, cioè, voglio dire, un reparto di tutto un po’ che costi un cazzo, un altro di magari di magliette un po’ più fiche, magari un po’ più care ma originali, tanto non paghi l’affitto. Mi parla del sistema fiscale, un termine inglese, che paghi le tasse su un minimo, che è davvero un massimo che lo stato ti fissa, poi mi dice che in quella via non passa mai nessuno e neanche troppo gentilmente mi manda a cagare.
Mi chiama l’unica amica che conosce il mio vero stato d’animo. Non ci sarò in questi giorni, sono da quell’amica che ti ho presentato domenica scorsa alla sua mostra. Ah, già si, simpatica, dov’è che sei? Ha un bed and breakfast a Camogli, ci sentiamo quando torno. Già, ci sentiamo quando torna, anche la mia amica ha bisogno di staccare dal mio malessere, penso. Ah, sai che mi ha detto la mia amica? mi dice. No, che ha detto? Mi ha detto "Ma quanto è triste la tua amica? Ripigliati". Beh, quel suo quadro con quella cornice spessissima era così angosciante, vorrei dirle, ma so che ha ragione. Si, mi ripiglio, fammi leggere le ultime sul Tibet.
Hi Michael, here i’m, on the road again. Your lazy italian friend is here. A little tired smile for you. So you have to replay on my blog, you know, i don’t speak English 🙂 
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11 Responses to Fire in my belly

  1. tro says:

    🙂
    dormivo, ti chiamo io, a presto
    bacio

  2. riù says:

    non ho bisogno di staccare dal tuo malessere…stò vivendo il mio senza voler caricare te…ti voglio bene molto più di quello che credi…

  3. HCE says:

    combinazione, anche a me piace come scrivi. giàtelodissi.
    apro, come stai?

    e no, non sono in quella fascia d’età 😉 prrr!
    stò giusto una decina sopra ;(

    e no, non sono neanche esattamente delle tue parti (quel post l’aveva scritto la mia socia di blog albarossopedali, che peraltro non ho mai conosciuto di persona, e citava moncalieri come posto qualsiasi per antonomasia, tipo la casalinga di voghera)

    il recaptcha l’ho tolto, ma comunque ogni tanto qualche commento arriva.

    ciao

  4. tro says:

    non esagero se ti dico che leggerti mi sorprende sempre. Vero. Mi piace molto quello che scrivi e come lo scrivi.
    Tempo fa ho provato a salutarti sul tuo blog (parlavi di Moncalieri, sei di Torino?) ma non sono riuscita a commentare. Prova a vedere se sei anche tu vittima dell’antispam coatto di noblogs. Se sì, lo devi disattivare dall’amministrazione, si chiama recaptcha, o qualcosa del genere.
    Comunque, grazie per quello che mi hai scritto e mi sorge una curiosità incontenibile: hai mica 27 anni circa? 🙂

  5. tro says:

    grazie, davvero.
    (e mi dispiace che tu possa pensare che io non ti risponda in chat. Non ne vedo il senso)

  6. tro says:

    it’s no correct!!
    “you can listen to the engine moanin’out as one long song..”
    These words are by Bob Seger..maybe you’re singing Metallica’s words.. 😉
    I know that “X” is strange..he only wanted let me know that he’s travelling.. 🙂 he’s a little “sadistic” man, but i’ll try to explain you that by email, with my “funny” English!
    replay you soon, this is hard work for me, you know!!!

  7. HCE says:

    tutti abbiamo la nostra dose di brutte notizie. e tutti rischiamo continuamente di farci abbattere da queste. altre volte ci facciamo abbattere senza nemmeno bisogno delle brutte notizie. bastano le nostre paranoie, o piccole contrarietà senza peso. basta il tempo uggioso, il caldo, il freddo, il bagnato, il vento, il polveroso, l’inquinato. l’età che – inesorabilmente – aumenta. il gusto infantile di enumerare. il senso di non aver combinato nulla, e di non avere niente di buono in prospettiva. le piccole illusioni e relative delusioni.
    abbiamo la nostra dose, siamo in grado di assorbirne un tot e non di più.

    e quando ti rendi conto di quanto sia arbitraria questa dose, capisci che alla fine dipende da te. e che è meglio non farsi abbattere, e cominciare a volersi bene nelle piccole cose. a respirare e prendersi tempi. a riprendere possesso del tuo sguardo sul mondo.

    e per cosa vale la pena vivere?
    la sorpresa.

    basta paturnie, esci dal bozzolo e sorprenditi
    !

  8. manco says:

    Sono molto rattristato per quello che dici (e così siamo in due).
    So che le parole non servono a molto in questi casi. Se ha un valore, e non so se per te in questo momento può averlo, ti posso solo raccomandare banalmente di pensare a te stessa. Abbi cura di te.

    p.s. Sono d’accordo con te, non è tutto oro quello che ci fanno luccicare davanti agli occhi. Chi è triste spesso lo tiene nascosto come se fosse una malattia di cui vergognarsi.

  9. michael says:

    Hey my lazy Italian friend!!
    On a long and lonesome highway east of Omaha
    you can listen to the engine churning out
    its one note song…you can think about the woman
    or the girl you knew the night before…
    Love this song!!

    “X” is very strange – but I think he likes you – very much!!
    You are ok? write to you soon ok –
    Michael. xx.

  10. tro says:

    perché sai come funziona una chat? soprattutto quella di indy dove non parla mai nessuno o quando qualcuno parla dice solo minchiate?
    funziona che entro e poi magari sono in cucina a farmi un latte caldo
    tu non mi hai dato il tempo di salutarti! semplicemente, non ero al computer..
    comunque si. Sto male. Patetico e impopolare scriverlo, ma a gennaio è morta una grande amica. In novembre è morto il mio cane. Le cose in famiglia non vanno affatto bene.
    Alcuni banali, umanissimi motivi per stare male
    ciao 🙂

  11. manco says:

    Beh l’altra sera potevi almeno dire ciao o vaffanculo quando ti ho chiamato in chat su Indy. Ma evidentemente il dolore isola da tutto. Lo so.

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