Sullo sciopero generalizzato e altre cazzate

Sto per scendere di sotto e farmi un giro in mezzo al gran balllllon, in quel di Porta Pila, dove la domenica mattina quando esci ti sembra di essere a Casablanca piuttosto che in Piazza della Repubblica a Torino. Centinaia e centinaia di stranieri, tutti uomini, che parlano, urlano, discutono, vendono, rivendono. Lo chiamano il quartiere arabo. Ma non è un quartiere arabo, e tantomeno la Torino che ho lasciato dieci anni fa. Non so definire cosa sia quell’accozzaglia di gente in quella piazza. E mentre sguscio tra un kebap/kebab e una pizzeria cinese, penso se davvero c’è chi crede ancora che lo sciopero generalizzato fermerà la precarietà, lo sfruttamento, i cinesi che spuntano dappertutto e gli arabi che gestiscono negozi tutti uguali, alla faccia dei piani regolatori, di interi quartieri. Sto lottando, con fatica, per non farmi travolgere da una sottile e pericolosa forma di razzismo, quella che mi fa pensare "Ma perché io, a quarant’anni, la domenica sera mi ritrovo a prendere ordini da un ragazzino maschilista, privata quasi di quei diritti minimi delle donne che mia madre QUI ha conquistato anni fa?" Ed è con altrettanta fatica che mi rassegno a pensare che se il mondo è una palla, la terra di tutti e le culture si incontrano questo vuol dire anche perdere diritti e status conquistati.

Sto per scendere di sotto e affogarmi in quella calca, prima di andare al lavoro. L’altro giorno mi sono posta e ho posto una domanda semplice e banale, ma nessuno ha saputo rispondermi. Era quella che se per ogni persona che sta mediamente bene, ce ne deve essere una che muore di fame. Cioè, ma se ci fosse un mondo giusto, equo, saremmo tutti benestanti oppure poverissimi? Giuro che non lo so.  

Prima o poi vorrei raccontare di come sta procedendo la mia vertenza contro una cooperativa sociale. Una causa già vinta e una in corso, sindacati e avvocati privati e ricatti sui soldi che dovrei prendere. Gli unici che non rischiano li in mezzo sono gli avvocati, te pareva. E non ti fidi neppure più di loro. Ma poi, a chi interessa davvero la mafia delle cooperative sociali? Una volta scrivemmo una feature su indymedia sulla De-cooperazione e una parte del collettivo editoriale decise che era meglio non fosse pubblicata. Poi, vabbè leggo che la grande causa dei lavoratori dell’Artesia è finita a tarallucci e vino. Assunti con condizioni disastrose e non euro di rimborso per diritti violati etc etc. E io come posso pensare di recuperare quelle quindici mensilità che mi spettano dalla mia cooperativa sociale perché ho rifiutato il reintegro, o credere nella manifestazione del 17 novembre?

Per fortuna che esiste il tuttotrone e ogni tanto si ride un po’. 

This entry was posted in Contemporaneo. Bookmark the permalink.

6 Responses to Sullo sciopero generalizzato e altre cazzate

  1. vagin says:

    SE la merda fosse oro la trollina e’un tesoro ahahahahahah!infected

  2. vagin says:

    SE la merda fosse oro la trollina e’un tesoro ahahahahahah!infected

  3. Ugo says:

    hai ragione anal e’disgustosa e’la cosa piu’orribile che abbia mai visto!penso che puzzi anche…che SCHIFFFFFFOOOOO

  4. ANAL says:

    Brutti si,ma come la trollina no!Cazzo da quanto fa schifo mi si e’ spento il monitor …LA MERDAUMANA

  5. Bronski says:

    Se ci fosse un mondo giusto ed equo, saremmo tutti belli come Keith Richards.

    Nonostante la bruttezza del mondo attuale, il Tuttotrone lo è già.

  6. manco p. says:

    Stai molto bene con i capelli che ti nascondono al mondo.

Comments are closed.