Pride

 

 

ScaNbio culturale Francia (alla vs. sinistra) e Italia (alla vs destra)
Per la Francia, Cèlia, per l’Italia, Giulia, mia figlia. MIA FIGLIA, CAPITO? 
 
E mia mamma mi ha solo guardato in faccia
le sono venute le lacrime agli occhi e l’à dime: -Pòvra masnà-
Tutto quello che mi ha detto 
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Allevi gig

Va bene, va bene, ho acchiappato quanto basta a proposito di Giovanni, il mio nuovo amore musicale. Ieri, mentre con la mia bicicletta passavo davanti al Teatro Colosseo, ho scattato una foto, AFFINCHE’ mi porti fortuna per i biglietti al botteghino domani sera, che provo ad andarci con un amico, l’unico che, come me, non conosceva ancora Allevi prima della mia proposta. Tutti gli altri, quando li ho invitati al concerto, mi hanno eufemisticatissimamente smorzato l’entusiasmo."Ma dove vivi? E’ famosissimo, è quello dello spot della nuova 500. Ahahahah, ma sei proprio out". "Solo perché non ho visto mai lo spot della nuova 500? Sai che ti dico invece? Io della nuova Fiat 500 ho visto addirittura la pEsentazione live in Piazza Vittorio, il 4 Luglio scorso! Come la mettiamo dunque, chi è ad essere out?" E poi tanto preferisco "Back to life", io.

E ora, qui ed ora, per contrastare l’umiGliazione dilaniante, a chi mi legge dico che, per eseNpio, i Vaya con Dios, rockbluesjazz, sono qualcosa da sentire prima di morire. Dani Klein, belga, Lei. Testi, musiche e voce: il climax. Li conoscevate già? Embé? Io li amo da ormai più di quindici anni, uno a uno e palla al centro. E visto che non saprei che scegliere dal mio archivio, perché di loro amo tutto, vi regalo, a caso, ma anche no, la track number 1

 Don’t cry for Louie.wma

 

Mi pare di capire che dentro al pianoforte
che suona bello forte in fondo a quel salone
la splendida canzone che sempre mi ha stregato
o tutta l’aguardiente che avete tracannato

 

 

do-fa-do Lei sfogliavaaa do-sol-lam I suoi ricordi do-fa-do le sue istantaneee do-sol-lam I suoi tabù. Ieri notte, per cause di forza maggiore, ho dormito al mio paesello. Nella mia vecchia stanza, prendo la mia vecchia chitarra e inizio a far casino. Rino Gaetano è incredibilmente facile da suonare. Quattro accordi in croce e il ritmo che devi essere proprio un brocco per non tenerlo. Ma poi però prova a cantare come lui. Unico inevitabile rimedio è quello di posare la chitarrina. Accendo la TV, fiction su Rino Gaetano. Spengo immediatamente.

 
 
 
 
 
…e tu non torni qui da meeeeeee

…perché non torni più da meeeee

 

 

 

 

Oggi sono stata al Commissariato di Polizia per la denuncia di fuga, l’ennesima, della mia pupetta. Funziona che quando un minore fugge dalla comunità tu devi mandare fax a destra e manca, forze dell’ordine, servizi sociali, TDM, cooperativa e mille cazzi. Poi se fa ritorno entro le 48 ore rimandi gli stessi fax agli stessi numeri per dire che la situazione è rientrata, sennò muovi il culetto e vai a fare la denuncia alla polizia, cosa che oggi è toccata a me. Prendo la documentazione necessaria e mi avvio. Mentre cammino per strada leggo una parte che ancora mi mancava. Sono fotocopie di "Documentazione soggetta a segreto d’ufficio". Arrivo al commissariato, suono, il pulotto dalla vetrata apre. "Sono qui per una denuncia di fuga blablabla". Prego, in fondo a sinistra, sala d’attesa. Mi siedo, ci sono un paio di persone prima di me, riprendo a leggere. Cioè tento di riprendere a leggere perché dalla documentazione mi accorgo che mancano esattamente due fogli, cristo, cristo, cristo. Mi precipito dal pulotto nella vetrata, agitata, ci dico che devo tornare a prendere un altro documento che mi sono "scordata", esco, ripercorro bestemmiando la strada che avevo fatto, maledicendomi, insultandomi, chiedendomi con che faccia potro’ dire che ho perso dei documenti particolarmente delicati per strada. Ho pensato anche di licenziarmi. Percorro circa 500 metri, niente. Ne mancano altrettanti e poi la strada è finita. Sotto i portici in lontananza vedo della roba bianca. Corro, corro e corro. I FOGLI SONO LI, CI SONO. La mia gioia era tale solo quando avevo partorito. Rientro al commissariato, è il mio turno. Ehm..non ho i miei documenti. Cristo, cristo, cristo. Risalgo sul tram 9, torno a San Salvario, dove ho casa, prendo i documenti, riprendo il tram 9 e torno al commissariato. E il resto, racconto, domande, descrizioni, peso, numero di scarpe, tentativi falliti di telefonate, ve lo risparmio. Ci ho messo 4 ore. Ed io credo, ogni giorno di più, che sono bollita.

 

 
 
 
 

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E’ nato un amore

Stanotte notte di pene e di insonnia. Notte di letto e TV. Notte di telefonate invasive. "La ragazzina è di nuovo scappata, visto che hai il cell. acceso, scusa ma te lo volevo dire". "Beh, stavolta non le aprirò la porta" rispondo. E poi penso "Ma perché telefoni a me?" Già ieri notte ero dovuta partire e riaccompagnarla in comunità con l’ultimo tram, e poi dormire li sul divano, perché dopo la fuga era venuta a suonare il mio campanello. Errore. Un educatore non deve mai dare il suo indirizzo. Io l’ho fatto e mi sono beccata un culo così. Comunque stavo guardando il mio quasi/solito appuntamento con la Petruzzelli e le Preture d’Italia. Ognuno ha le sue devianze, no? Io la Petruzzelli la guardavo anni fa, poi l’ho persa di vista e ritrovata ultimamente, nei sabati notte stanchi e malinconici. I miei the best che ricordo sono stati il processo a Scattone e Ferraro per l’omicidio di Marta Russo alla Sapienza e poi quello a Donato Bilancia. Un grande, Donato. Aveva confessato tutto come se niente fosse. L’ho presa di qua, le ho sparato di la, e via cosi. Meglio il suo processo di quello nell’aula bunker alla mafia con il mio mito Tommaso Buscetta. Ieri notte c’era il processo contro la Juve e il Dottor Agricola, anni 94-98, credo, per frode sportiva. Non per tutela della salute e robe così, ma frode sportiva. Mboh, non ne sapevo niente di quella storia, il calcio mi schifa da parecchio, ma a pelle, mi è sembrato un po’ un accanimento. Comunque, il Tribunale era quello di Torino, in un angolo un Guariniello sornione e sorridente, l’avvocato difensore del Dott. Agricola, che si agitava e polemicamente si toglieva la toga, minacciando di lasciare l’aula. E poi ecco la parte più bella. I campioni, tutti in fila a testimoniare. Si sa, in un aula del Tribunale, esce l’uomo intelligente, che sia sincero o che racconti palle. Ma deve uscire l’uomo che deve sapere sostenere la versione che ha scelto qualunque essa sia. E allora ieri sera ho demolito un po’ i campioni, e mitizzato chi già avevo mitizzato. I più grandi, ma già lo sapevo, sono stati Baggio e Zidane. Impeccabili. Baggio, in due parole, molto tranquillo, e anche molto molto fico, liquidava il giudice "Prendevo quello che mi consigliava il medico, non mi ricordo nomi né principi attivi". Zidane, bell’omo pure lui, sorrisino negli occhi, non lasciava trasparire se mentiva o meno. "Il samir? vitamine, no?" "Non precisamente, risponde il giudice" "E allora cosa è il Samir?". Ravanelli, sicuro di sé "Io ricordo tutto, perché mi informavo su quali medicinali dovevo assumere" Però poi, non si ricordava del Samir e cadeva in contraddizione. Bugiardello, a pelle. La figura più di merda è stata di Montero. Non rispondeva, si impappinava e alla fine diceva che a lui non piaceva parlare davanti alla gente. Del Piero, anche lui se l’è cavata degnamente meritandosi uno stacchetto di marketing da rai 3, con sottofondo di Laurie Anderson "I’m a supermaaaan..". E poi Vialli, entrato in polemica con il giudice "Cosa significano le sue dichiarazioni sul doping consapevole e inconsapevole?", ritrattava un po’, insomma a pelle si percepiva che non tutto era chiaro, ma a pelle ho sentito altrettanto accanimento, Samir, creatina o come si scrive, integratori, vitamine, sali, polase e sti cazzi. mboh. Il perito, poi che ce l’aveva con l’emo qualcosa di Conte, che saliva in modo non naturale, nella sua relazione non si era limitato ai dati, ma aveva fatto pure illazioni. Perdita di punti anche per lui. In ogni caso, il processo, come saprete, ma che io non sapevo, fu poi vinto in appello. Ma la cassazione alla fine disse che era giusta la sentenza di primo grado. Tipico della giustizia italiana, Juventus o meno. 

Ma ieri notte per me è scoppiato l’Amore. E’ probabile che molti di voi facciano "buuuuu" leggendo che non lo conoscevo ancora, ma ora sto già rimediando. Perché per uno così sarei pronta a fare pazzie. Lui è Giovanni Allevi. Intervistato a notte inoltrata su rai2 credo. Timido, impacciato, bruttino ma bellissimo, semplice, ma genialoide. Un colpo di fulmine. "La semplicità è il risultato finale di anni di conoscenza e di complessità". Più o meno una delle sue frasi è stata questa. Come non innamorarsene? Devo solo vedere quando e se verrà a Torino. Intanto, per chi non lo conosce, lo consiglio di cuore. Go with the flow, Come sei veramente, Back to life. E si sogna. 

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[CoopCoopCoop] Servizi alla persona (II)

Lè dura tirare fuori quello che fa male. Di solito lo relego in un angolino. Ma tutto torna no? Piuttosto torna fango, sì, ma torna. Cade la pioggia e tutto lava, cancella le mie stesse ossa. E stasera, stanca, senza energie e retoricamente schifata dal mondo tutto, non mi resta che il blog. 

Come puoi lavorare in un posto dove ti auguri di non finirci mai, di non essere mai dall’altra parte? Come puoi restare in un posto dove tu sei quella che ha in mano il potere, ma ti fa schifo, ti si ritorce contro e allo stesso tempo ti fagocita? Non ce l’ho proprio fatta stavolta, ho resistito due soli mesi. Cade la pioggia e tutto casca, e scivolo sull’acqua sporca. Alcuni amici mi dicono che è segnale che sono rinsavita, che mi sto rispettando. Altri di considerare il tutto una vittoria. Il fatto che mi abbiano sbattuta fuori come una criminale, senza darmi la possibilità di salutare "i ragazzi", sequestranodomi le chiavi di servizio negli uffici della cooperativa, con tanto di Presidente presente al colloquio/licenziamento, con la frase "Domani non sarai più in turno", può essere solo considerata una vittoria. Ma per me è stata una sconfitta. Avrei voluto essere così figa da reggere le violenze che succedevano li dentro, rivoluzionare tutto e tutti, e che tutti potessero vivere felici e contenti.

Nel sociale, lo sapete no, succedono violenze vere e proprie. Non è questa la serata di esempi esaustivi, solo un paio, i più classici e allo stesso tempo eclatanti, perché sottili e tollerati. Voglio dire, in un ospizio dove non lavano i vecchietti o li trascurano, la violenza esce fuori limpida per quello che è: violenza; e spesso c’è anche lo scandalo, giornali denunce etc. Ma che so, in altri ospizi per anziani, ora strutture chiamate RSA, impeccabili, le suore che obbligano la vecchietta, che non ce la fa a mangiare, ad alimentarsi lo stesso, aprendole a forza la bocca per introdurre il cibo, è la norma. Oppure si usa una specie di siringa con cibo frullato. Tu introduci la siringona piena di cibo in un angolo della bocca della vecchina, spingi, e il cibo scivola lungo l’altro lato delle labbra, perché proprio lei non ce la fa, non ha più fame, sta per morire. Ma tu devi spingere. Ora, io mi sono sempre rifiutata di lavorare in posti simili, ci ho fatto solo il tirocinio. Mi sono sempre rifiutata di diventare una bestia. Perché in questi posti diventi bestia. E’ il sistema. 

Nella comunità per malati di AIDS, dove ho lavorato due mesi e da cui sono stata licenziata, le violenze erano altre. Sottili e prepotenti violenze. Non so neppure spiegarlo da tanto sono incazzata. Gente che sta li perché non ha altre alternative, gente con un’intelligenza, una sensibilità e una cultura da fare invidia a chiunque, che deve subire le decisioni, le frustrazioni, le imposizioni di ignorantoni che stanno lì a lavorare perché oggi come oggi il corso da OSS, Operatore Socio Sanitario, è l’ultima spiaggia per tutti i deficienti e gli incapaci del mondo. La professionalità è cosi alta in quell’équipe che, quando sono entrata, i passaggi di informazione sugli utenti erano stati "Questo è un tossico irrecuperabile, non ti fidare, questo è un maiale, quest’altro ti frega soltanto, questo è una merda". Le mie paure erano a mille, e le senzazioni brutte, molto brutte. Già il fatto che il posto fosse gestito da un ente cattolico, che dava tutto in appalto ad una cooperativa, due galli in un pollaio, mi faceva storcere molto il naso. In quanto cattolico era ricco, molto ricco, con scorte in dispensa di 30 litri di olio extravergine d’oliva per 6 utenti, (forse gli addetti ai lavori potranno capirmi di piu’) detersivi i piu’ cari, sprechi a gogo’, tanto chi amministrava, male, non aveva problemi economici di sorta. E questo mi faceva incazzare. Il fatto che ci fossero le suore, che si recitasse la preghiera prima del pranzo, lo potevo anche cupamente tollerare. Ma quando dopo tre riunioni in cui chiedevo di poter accompagnare al Drop In un ragazzo marocchino che era li da sei mesi, rinchiuso senza possibilità di uscita perché non si meritava fiducia, in quanto tossico (beveva il metadone!!) mi avevano risposto che dovevano valutare il suo vissuto, il suo carattere, il suo comportamento, papepi e pipopu, avevo detto che quel posto era peggio di un carcere. O quando, nel vedere che vietavano a due di loro, uno mezzo rovinato, con le stampelle perché colpito da neuropatia e l’altro con problemi di memoria, di andarsi a bere un caffè insieme al bar di fronte, perchè chissà che combinavano, visto che erano due ex carcerati, allora li avevo proprio mandati tutti a cagare e me ne ero andata via dalla riunione, sbattendo la porta, perché stare in quella riunione era una tortura. E così mi hanno licenziata. Per queste due scenate. Al colloquio, il coordinatore, goduto, cristo come era goduto, mi aveva detto "Non sei adatta per la nostra cooperativa. Eri in prova, quindi da domani non tornare". Ei, non riesco a considerarla una vittoria però. Potevo essere diplomatica, potevo lottare, potevo potevo potevo. Ma non ci sono riuscita. Dopo anni di merda nel sociale, è come se oggi mi mancassero le energie, e in quella comunità, tutta la merda che avevo dentro ha rotto gli argini di colpo. Direbbero gli esperti psicologi, che era il contatto con la morte. Si perché gli psicologi fanno grandi scoperte quando in supervisione ti dicono che in quell’ambiente c’è la morte, che tu cerchi di sfuggire. Che originalità. Comunque, forse hanno ragione. E’ stata la morte. Ma la morte della passione.

Dimmi a che serve restare
lontano in silenzio a guardare
la nostra passione che muore in un angolo e
non sa di noi
 
Il nostro amore è polvere da sparo
è solo un battito di cuore
e il lampo illumina senza rumore
e la mia pelle è carta bianca per il tuo racconto
ma scrivi tu la fine
io sono pronto
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Di mediocri blogs si vive

Lavorare in una comunità per minori è sempre un gran pacco. Perché ti ritrovi il sabato pomeriggio con il tuo collega in una discoteca, dove l’età prevista è dai 13 ai 16 anni, nessuna deroga, solo per te e il tuo collega, perché siete educatori. E allora non sai se piangere, ma è meglio ridere, mentre il DJ diciottenne urla "Si cucca??? Vi vedo mosci, allora si cucca????" E poi passano la pubblicità del LD, mentre tu leggi le frasi educative della Littizzetto appese ai cartelli a proposito dei bulli o del consumo di alcolici. Perché ti ritrovi a giocare per due ore a nomi oggetti fiori piante stati e personaggi famosi. Quel gioco che se ti esce la S e scrivi Silvio Berlusconi nei personaggi famosi rischi il linciaggio. Oppure ti accorgi del salto generazionale se ti viene in mente Iva Zanicchi piuttosto che Irene Grandi, sic. Perché ti ritrovi come stasera ad annunciare a tavola che domenica prossima si andrà tutti al Lingotto, agggratis, a provare fitness vari tipo scivolare sul fango, e ti arrivano urla di gioia, ma poi entri in ufficio a passare le comunicazioni e scopri che la collega ti ha fregata perché non era gratis e pensi "mo come glielo dico ora?" e poi pensi di dire la verità, non ci sono soldi e si paga, ma poi pensi che si puo’ provare con uno sconto e lasci la comunicazione al collega sperando che domani la legga e faccia quello che deve fare. Perché stare in una comunità preadolescenziale a volte ti sembra di stare in un film. Stereo a palla, grida e urla per una sfida a calcio balilla, pianti e crisi isteriche, subito sedati da un abbraccio forte dato al volo se ti restano cinque minuti perché il telefono squilla, uno ti chiama al piano di sopra e ti brucia la minestra sui fornelli. Perché puoi sentirti per giorni interi la stessa storia d’amore e disperazione sul fidanzatino tamarro, bastardo pezzo di mmmerda che mi ha lasciato. Perché ti viene in mente per caso di chiedere al medico che è passato e che ha prescritto 15 gocce di en alla pupa che non dorme la notte, se questo potrebbe essere pericoloso perché la ragazzina, rincoglionita dalle gocce, può non avvertire un’eventuale crisi ipoglicemica e passare direttamente dal sonno al coma diabetico. E se dorme profondissimamente tu come fai a individuare la crisi ipoglicemica per iniettarle il glucagone? Passi la notte accanto a lei a sorvegliarla? E allora il medico diventa dubbioso..non ci aveva pensato. E, cazzo, ma tu si. Tu che per 900 euro rischi pure questo. 

Le foto che vedete le ho scattate ieri l’altro, mentre aspettavo la mia pupetta di 14 anni che aveva un colloquio psicodiagnosticoesistenziale con il CTU. CTU sta per Consulente Tecnico d’U. U non ricordo cosa sia, forse Ufficio, ma non credo. Sta di fatto che è un perito nominato dal TDM (acronimo del Tribunale dei Minori) che sente il minore un paio di volte e relaziona come vanno le cose. Bene, io ero li con l’iPod della pupetta e dovevo scegliere di ascoltare Nino D’angelo o Toni Tammaro, Gian Luca Grignani e i Gemelli Diversi. Capito su una canzone interessante, non ricordo di chi sia, ma faceva il verso a "Bella stronza" di Masini. E faceva esattamente cosi. "Brutta troiaaaa, ogni volta che mi chiami resto in bagno per tre oreeee, e mi lavo bene il cazzo perché penso di trombaaaaaaare" E poi, ritornello "Brutta troia io ti scopo per tre ooooreee, perché sei porca porca porca porca porca troiaaaaa".
E con questa faccia da deficiente, stile cosa vivo a fare, Trollina vi bacia e vi saluta. Alla prossima, anche se il mio blog mi sembra sempre più una cagata. Ma di mediocri blogs si vive. 
 
Se c’è una strada sotto il mmmaaaaare
prima o poi ci troverà
Se non c’è strada dentro il cuore degli altri
prima o poi si traccerà 
 
 
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Time is not up yet

Queste foto le ho prese qui. http://www.flickr.com/photos/peteboyd/
Sono di Pete, un mio amico di Manchester. Ci scriviamo qualche mail per aggiornarci sulle nostre vite, ora che sono tornata qui, e mi ha mandato il link. La foto sotto riprende un muro di casa sua, imbrattato un anno fa circa, una sera che c’ero anche io. Si guardava un DVD e si beveva good spanish red wine, quando improvvisamente a lui si versa un bicchiere di vino sopra una poltrona antica, diciamo. Inizia ad agitarsi dicendo che era una poltrona a cui ci teneva molto, un regalo della madre. E mentre io mi do da fare per far sparire la macchia sulla stoffa, lui si alza, borbotta qualcosa in inglese, per me incomprensibile e scrive questa roba qui sul muro. De materialise. "Minchia che siNpatico fuori di testa" avevo pensato io. Al che, dopo, soltanto dopo aver levato la macchia di vino, avevo preso una penna e tutta felice avrei voluto scrivere qualcosa anche io, in italiano, una frase di De André. Ma lui mi aveva risposto che non potevo. "Questo è il mio muro, lascialo stare. Se vuoi scrivere vai a scrivere sul tuo!". (E’ inglese, si sa..)
 
Per sopravvivere a Torino, oggi come oggi, sei costretta a fare due lavori. Io sono tornata qui dopo dieci anni e ho ritrovato i miei vecchi amici rovinati. Tristi, impoveriti, incazzati e allo stesso tempo spaventosamente rassegnati. Amici che ti fanno gli squilli al cellulare come gli adolescenti perché non hanno credito, i più fortunati che escogitano ogni mese un sistema per pagare la rata del mutuo. Fortunati perché loro il mutuo sono riusciti ad averlo. 400 euro di mutuo, 900 di stipendio, 1050 con gli assegni familiari per due figli a carico. Preciso che quasi tutti lavorano nell’ambito sociale, come me. E quasi tutti devono fare altro per sopravvivere. L’andazzo, quando si è fortunati, è quello di spararsi le 40 ore settimanali in tre turni da 12 ore più le riunioni e supervisioni varie e poi il resto del tempo utilizzarlo per un secondo lavoro. Tutti facciamo così. Tutti. Io pure, soprattutto ora che mi serve mettere da parte la cauzione per una casa. Per trovare una casa, si sa, servono gli amici che conoscono gli amici degli amici. E’ il metodo migliore. Altrimenti ti rimane Secondamano o Tuttoaffari, dove le agenzie, faccio nomi "Casa Veloce" mettono inserzioni false, che sembrano inserzioni di privati, con prezzi credibili e accessibili, che tu pensi "Questo affitto mi pare buono". Allora tu chiami quel numero e ti rispondono loro. Usano diversi numeri di telefono, cellulari e fissi. Questo succede per i tre terzi degli annunci di privati. Roba da incazzarsi e mandarli affanculo per i soldi sprecati col telefono, come facevo io. Oppure rassegnarsi e diventare furbetti. Prendere le inserzioni pubblicitarie di Casa Veloce con l’elenco di tutte le sue subagenzie sparse per Torino, quindi controllare i cellulari ed i fissi pubblicati nel loro spazio pubblicitario e confrontarli con quelli degli annunci prima di telefonare. Es. in un annuncio il cui numero di telefono è 650997, tu vai a vedere Casa Veloce, subagenzia di Via Nizza e scopri che ha il numero 650900 e quindi il 997 è un loro interno. Eviti così di sprecare soldi e tempo. Se invece trovi il privato, allora inizia la depressione. Stanze di 15 metri quadrati, il cui "angolo cottura" è un fornello da campeggio, la "zona notte soppalcata", è un materasso infilato in una nicchia, alla quale accedi con una scala in acciaio super leggero, quelle degli imbianchini per intenderci, e sul quale materasso, sozzo, riesci appena ad infilarti senza battere la testa e ti chiedi come potrai riuscire a rifare il letto. Prezzo 400 euro. 
Ma io per ora mi sono fermata un po’. Il prossimo mese riprendo la ricerca della casa. Appena ritrovo il secondo lavoro, che dal primo sono stata licenziata due giorni fa. Ero nei tre mesi di prova. Vabbè diciamo che durante una riunione avevo mandato tutti a cagare e me ne ero andata sbattendo la porta. Ma non credevo mi licenziassero, invece si. Son tempi davvero duri. Shit takes time to come about.

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Domenica al cinema

Domenica scorsa l’avevo scampata bella, perché la sala del multisala era esaurita e avevamo visto "Bianco e nero", ma oggi mi è toccato di brutto, oggi sì. Per oggi, lei aveva previsto di andare più presto a prendere i biglietti, alle 16, e poi andare allo spettacolo delle 18.00. Eggià, perché ci sono code disumane, e l’età, aimé, va dai 13 ai 60, di ggente che va a vedersi "Scusa ma ti chiamo amore". Oggi, io e lei, reduci dell’esperienza di domenica scorsa, quando abbiamo pagato otto euro due robine di pop corn più acqua naturale, ci siamo portate una borsa di nylon del supermercato piena di patatine miste e pop corn. Solo che non abbiamo resistito alla tentazione delle caramelle, quelle molli molli che non sanno di niente, ma che se ne mangi una ne mangi cinquanta. Ne abbiamo prese una piccola manciata. tre euro e venti. Roba da lamentarsi alla cassa, ovviamente. E poi ne abbiamo assaggiate un paio per sceglierle prima di coNprarle. Sarà diseducativo?
I films? Vorrete mica un commento, no? Non li so fare i commenti, e poi che si puo’ dire di due cagate come queste? Bianco e Nero è una banalità alto/borghese sul razzismo, e l’altro..che pena per Raoul Bova, l’unico che sa recitare un po’. Io tra l’altro adoro il cinema e proprio per questo non ci vado mai. Gli ultimi films visti al cinema che ricordo sono "Shortbus" e "I’m your man" con Leonard Cohen, in lingua inglese, figuriamoci un po’
 
Lei è S., quattordici anni. Ho fotografato solo un particolare, perché anche se lei mi ha dato il consenso di pubblicare, per legge mi servirebbe quello della madre, anzi, dei servizi sociali, ed è un po’ complicato ottenerlo. Io sono il suo "rapporto uno a uno". E’ una roba di cui ho parlato qui sul blog un po’ di tempo fa e che se non avete letto e siete curiosi andatevelo a cercare che non ho voglia di farlo io, sennò non è importante. E’ solo che avevo voglia di metterla sul mio blog

 

Ah..unico particolare degno di nota: il film di Moccia descrive i centri sociali come un posto dove la gente va a fondersi e basta. Chissà che rabbia per chi da tempo si batte per lasciarci fuori la droga. Ah! Vai a capire marketing e comunicazione…

Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso
il lampo in un orecchio, nell’altro il paradiso
le lacrime più piccole, le lacrime più grosse
quando l’albero della neve fiorì di stelle rosse
ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek

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Di mediocri incontri si vive [Part VI] Sul tram [Part III]

Faccia da educatore 
Credevo di aver finito di parlare di tram, invece la saga continua perché ci passo un quarto della vita sopra. E poi, dato che il mio iPod nano da 30 pounds è morto, non posso più ascoltare la musica fino a data da destinarsi, credo il prossimo stipendio di febbraio. E se non ascolto musica, non dormo o non leggo, mi guardo per forza in giro e mi relaziono, diciamo. Stasera, dopo quasi un’ora di viaggio, prendo, per noia, la parola con la mia vicina di sedile, seduta di fronte a me. Mi era piaciuta a pelle, perché nel sedersi, con un largo sorriso piuttosto che una silurata, mi aveva chiesto iNplicitamente di ritirare le mie gambe spaparanzate qui e là, per farle spazio. Quindi, circospetta e un po’ randagia, ho provato a condividere con lei la mia rottura di coglioni per l’ora di tragitto, perché, pazienza quando una ne deve cambiare due di tram e di solito quello dopo passa sotto il naso che anche se corre lo perde lo stesso per un nanosecondo, oppure fa ritardo e poi ne arrivano tre insieme. Ma un’ora di percorso sullo stesso tram, cazzo, indipendentemente dal traffico, è un incubo. Scambiamo quindi le prime battute scontate e poi le racconto di lunedì scorso, che al lavoro, nonostante mi trovassi in mezzo al turno di due notti, domenica e lunedì, e quindi ufficialmente esonerata, mi avevano chiesto/pregata di partecipare lo stesso alla riunione del lunedì pomeriggio, il che voleva dire: farmi la notte la domenica, staccare alle sette del lunedì mattina dopo, viaggiare un’ora per rientrare a casa, viaggiare un’altra ora per ritornare in comunità per le 13.30, fare la riunione e la supervisione clinica fino alle 17.00 circa, viaggiare poi un’altra ora per ritornare a casa, e poi alle 21.00 viaggiare un’altra ora per ri-ritornare in comunità per l’altro turno della notte, quello del lunedì sera. Ecco. Quattro ore di viaggio sul tram, che si fa prima ad andare in Toscana per farsi un bagno al mare. Ecco, le stavo spiegando questo che lei mi dice "Sei un educatore, vero? Lo sapevo. Sì, lo sapevo. L’ho capito appena ti ho vista!" "Eh?" le dico, rincoglionita. "Si, hai la faccia da educatore, ti vesti come un educatore, ahhaha, l’ho capito subito, appena seduta" "Eh?" Ridico. E rido. Che devo fare? Rido. E poi mi guardo i vestiti, i vestiti da educatore: pantaloni marron, sciatty e larghi con tasche, costo 5 pounds (ei Simo, come quelli neri, che ora ho buttato via, ma più larghi e con più tasche, ๐Ÿ™‚ tu sai) e poi scarpe da ginnastica, nere, queste più care, che io con le scarpe ci devo viaggiare bene, 40 pounds, marca Vans, leggo ora che scrivo, mai sentita prima." Anche io sono educatore, lavoro al [cut devo mangiare anche io] " prosegue. "E magari con i malati di AIDS" dico io. "Si! Quattro anni ho lavorato con i malati di AIDS, ma ora basta, sono negli uffici". "E il [cut] ora paga gli stipendi?" chiedo io. "Si, ora si. Anche gli educatori devono mangiare, lo so che è squallido pensare ai soldi in mezzo a discorsi di solidarietà sociale, volontariato.." "E si, che bestemmia parlare di stipendi" dico io. "Ora sono puntuali, prima passavano anche 4 mesi..soprattutto per i responsabili.." Sì, sì, lo so, lo so cara compagna di tram e di sfighe, lo so che Don [cut] non pagava gli stipendi, tanto, secondo lui, chi sceglie di lavorare nel sociale, che cazzo gliene frega degli stipendi. [cut] lui però mangia, anche senza stipendio. Noialtri anche no, che banalità che ho scritto. Ma di banalità si vive. E bravo [cut]sei migliorato. Tu, che sei contro tutte le mafie, hai accettato che di stipendi si vive. Ed io ho la faccia da educatore. Non so se ridere o piangere per questo.
Ovvio.
[Scusate i cut, ma anche io devo mangiare. Chi ha letto ha letto..] 
 
La manina
Questa foto scattata alcuni mesi fa mi fa ridere. E’ una faccia
strana, ma è la mia. E’ una strana espressione, ma è mia. L’ho scattata sul tram, e ora credo sia adeguata al racconto e allora la pubblico, che sul mio blog mica posso pubblicare le
foto di Carla Bruni, o della Littizzetto e di paesaggi, no? Pubblico le mie foto, che oramai le
pagine senza immagini mi paiono vuote. Questo che sto per raccontare potrebbe essere un argomento di Femminismo a Sud, ma la storia è successa a me, e da me vi tocca sentirla. Oggi, ore 11.00, sul tram 2, sempre lui. Sto andando al lavoro, il mio secondo lavoro. Mica si può sopravvivere con un solo stipendio, vi pare? Siamo o non siamo filoamericani? Comunque, salgo sul tram, posti semivuoti, mi siedo accanto al finestrino. Poco dopo, un uomo di mezza età, credo sui 60 anni si siede accanto a me. Il viaggio prosegue, io ho voglia di dormire ma mi sforzo di non chiudere gli occhi. Silenzio per 15 minuti di viaggio circa, poi un paio di brusche frenate dell’autista. Alla terza frenata mi giro verso il mio vicino di viaggio e gli dico "A volte guidano da cani" Lui sorride e mi dice "Come va?" Trovo la sua risposta un po’ strana, ma credo sia una formalità e quindi rispondo che sto andando a lavorare e va come sempre. Intanto sento una presenza sulla mia gamba destra, che per forza di cose, si trova accanto alla sua gamba sinistra. Sento che qualcosa mi tocca, all’altezza..del pube. Insomma, sento che qualcosa sfiora il mio inguine/interno coscia destro. Penso che potrebbe essere la giacca del signore che mi sfiora. Intanto faccio un paio di telefonate ad amici, che mi annoio. Nessuno risponde. Normale. O trovo tutti o nessuno. O mi chiamano tutti insieme o nessuno. E’ sempre così. Poco dopo il tocco si fà più pesante, piu’ forte. Non può essere la giacca del vicino, cazzo, è altro. Sento che qualcosa mi tocca all’altezza delle mie parti intime. Alzo la mia giacca. E vedo la mano del mio vicino di tram, che traffica sulla mia coscia. "Ma che sta facendo?", gli chiedo ad alta voce, sorpresa, impallidita, impreparata, indifesa, inorridita, sconvolta, rincretinita. Ride. "Niente". Cristo, mi stava toccando. Non so, lo spingo, lo spingo via, che schifo, che schifo. Non si sposta, ride. Mi alzo io e dico "Maiale!!!". Mi alzo, lui no, lui sta li, mi levo dal sedile, un altro uomo prende il mio posto. Dico ad alta voce "Questo maiale mi toccava, mi toccava qui sul tram!!". E’ che voglio almeno farlo vergognare. Ma nessuno dice niente, la gente mi guarda, forse pensa io sia pazza. E intanto lui ride, seduto al suo posto, senza scomporsi. Vado avanti, c’è un altro sedile libero, accanto al finestrino, mi siedo. Ma poi mi volto un paio di volte per vedere se lui c’è ancora. E lui è lì seduto, tranquillo, incrocia il mio sguardo e sorride. E il tram va avanti. Io appoggio la testa al finestrino, avrei voglia di prenderlo a schiaffi, di far sapere a tutti, di urlare che questo bastardo mi aveva messo la mano tra le gambe. 
E invece guardo fuori dal finestrino. E piango. Poi scendo, tiro su dal naso e suono il campanello, che ho da lavorare.
 
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The night has fallen

Non dormo, e neanche Ghezzi su rai 3 funziona, che di solito è meglio di un Tavor da due e mezzo. Sarà la troppa stanchezza che si fà adrenalina, possibile. Stasera alla fermata del tram ho trovato un bugiardino di farmaco a terra, "Cialis", principio attivo Tadalafil. Leggo, trattamento per gli uomini con disfunzione erettile, pillole orali. Penso se mai ci sia un farmaco per la disfunzione "tettile", che tiri su anche un po’ loro, le mie ne avrebbero un gran bisogno. Ho sempre trovato penose le donne che hanno paura di invecchiare e mi sono sempre augurata di essere un palmo sopra, ma devo dire che faccio parte della media. Vedere il tuo corpo che si sfregola, il tuo cervellino che non sta al passo coi tempi, il tuo ditino sul cellulare che non ce la fa a digitare gli sms veloci quanto tua figlia, mica è una passeggiata. Se poi mentre digiti stronzate sul blog ti ascolti nelle cuffiette "Lady Lady Lady" di Joe Esposito, da Flashdance dei tuoi rovinatissimi anni 80 e riesci ad emozionarti, si può dire che il processo di invecchiamento sta facendo degnamente il suo corso.
 
 
(Ho inserito questo mp3, così se vi va mentre leggete avete anche la colonna sonora. Amo i classici)
 

Dove lavoro ora è una villetta a tre piani. Durante i turni della notte, quando tutti dormono ed io no, I could hear the blood in my veins. E’ tutto amplificato e ovattato, tutto attento e disattento, c’è tempo che passa lento e inquietanti rumori del silenzio. Una notte, una delle mie prime notti, nel salone del sotterraneo, in fondo alla mia sinistra un rumore improvviso: l’ascensore si era aperto da solo. E poi la radio che si era accesa improvvisamente nel salone al primo piano e la scopa appoggiata al muro che era caduta a terra. "E certo, ci sono i fantasmi" mi dice S., Ma lui mi prende notoriamente per il culo tutto il giorno. Poi si fa serio "Sono morte molte persone qui". Effettivamente nei novanta morivano come mosche li. Duravano dai tre ai sei mesi al massimo dalla diagnosi. Non morivano proprio li, solo qualcuno che sfuggiva al controllo, gli altri si cercava di mandarli al Rudigoz o al De Mattia dell’Amedeo di Savoia. Ora invece vivono, reggono, lottano. Si ammalano di infezioni opportunistiche, dalla candidosi all’encefalite, da svariate neuropatie al Sarcoma di Kaposi. Ma vivono di più. E c’è  qualcuno che è li da dieci anni, anche se si dice sia un miracolo: vi presento T., arrivato su una sedia a rotelle con le gambe piegate, anchilosate e appiccicate alle spalle, e non solo è ancora vivo, ma cammina di nuovo. Lui è ancora da noi perché è agli arresti e ciò ovviamente mi dispiace molto non solo per lui e quelli agli arresti come lui, ma anche per me, perché durante le notti, oltre ai fantasmi, mi tocca aprire ai carabinieri e portarli nelle stanze per i controlli di routine. T. mi diceva la sera scorsa "24 mesi e saro’ libero". "Bene" rispondo io, e poi rivolgendomi a S. "E a te quanto resta?" "Ventisette" mi risponde lui. "Beh dai, 27 mesi passano" concludo io. "No. Anni".

L’HIV nel 2008. Ve lo ricordate? Ve lo ricordo, che io non lo ricordavo più. E’ un virus, che come tutti i virus non si autoriproduce, ma deve avere un aiutino da buon parassita. Entra quindi nella cellula dei linfociti T4, i direttori d’orchestra del nostro sistema immunitario, tramite i recettori CD4 legandosi a loro come fosse una chiave che entra in una serratura. Entra, si riproduce, ed esce a farsi un giro. Uscendo, distrugge la cellula, i linfociti T4 appunto, che normalmente sono circa un migliaio. Se i CD4 sono sotto il valore di 500 e si sono sviluppate infezioni opportunistiche si è in AIDS conclamato. Le infezioni HIV sono in aumento, e molti sono gli eterosessuali, che magari in seguito ad una paralisi strana fanno il test e risultano, a sorpresa, già in AIDS conclamato. Gli antiretrovirali, carissimi, un minimo di 5.000 € al mese, servono o fanno danno? Pare che servano e "Il virus inventato" sa tanto di cazzata, perché, se si muore per i farmaci, allora come si spiegano le migliaia di morti prima dell’AZT? Dove lavoro io se non si assumono i farmaci, la porta è aperta, tornare a casa, please. Ed io non ho gli strumenti e tantomeno la voglia di entrare nel merito. Io lì non educo, mi rendo utile, assisto, cazzeggio e basta. E va bene così.


The night has fallen, I’m lyin’ awake, I can feel myself fading away.

 

 

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[CoopCoopCoop] Servizi alla persona

Intanto saluto affettuosamente Sarkozy, Carla Bruni e Fabio Volo. Non se ne può più.

Poi, nella sezione statistiche del mio blog, ho trovato questa ricerca, che uso come augurio di buon percorso ai novelli genitori slavina+papà e kilia-elettrico  che non diventino come questo ๐Ÿ™‚
http://www.google.it/search?q=FIGLIO+DI++17+ANNI+CHE+NO
N+VUOLE+LAVORARE+NE+TANTOMENO+STUDIARE+COSA+FARE&hl=it&
start=20&sa=N

E infine un bacione a Buliccio che ha seminato la novella del dubbio e oramai ogni volta che vedo la classifica dei blog ‘più attivi’ rido.

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Le rette 

La retta giornaliera di denaro pubblico che i servizi sociali versano alla cooperativa per l’inserimento in una comunità (terapeutica, dicesi) di un minore è di 178 €. Se il minore è particolarmente problematico, si arriva anche ad una retta di 230, per pagare un ulteriore intervento educativo. In gergo si chiama ‘rapporto uno a uno’ e in pratica è un rapporto simbiotico (e a mio parere negativo) tra un educatore esterno assunto apposta e il minore. Il contratto è di solito a termine, si parte da tre mesi, fino a quando il minore non è ben inserito (?), oppure in caso di fallimento, dimesso. Ma a volte il rapporto 1 a 1 dura per tutto il periodo di comunità. Il messaggio che arriva al minore è "Sei importante per noi e per la società. Ci prendiamo cura di te, soddisfiamo al meglio possibile i tuoi bisogni, c’è addirittura una persona tutta per te". In realtà è un sostegno all’équipe che non riesce a gestire il minore, il quale, generalmente mette in atto dinamiche aggressive e oppositive che rivoluzionano quelle solite della comunità, destabilizzando progetti educativi, relazioni e blablabla. Anni fa avrei liquidato la faccenda del rapporto 1 a 1 con un giudizio molto seNplice "Se un’équipe fatta di adulti, con tanto di qualifica professionale e/o esperienza di anni, non riesce a gestire un minore, il problema è dell’équipe". Oggi, che vecchiezza ed esperienza bussano alla porta, ci vado molto più cauta e dico "La situazione è coNplessa". Dire che la situazione è coNplessa risolve seNpre un sacco di problemi.

Non esistono aiuti di tipo economico alla famiglie in difficoltà, un sostegno da elargire per esempio ad una madre che si trova col marito in carcere, senza lavoro e con tre figlie. No. Pensare di dare un alloggio popolare gratis e una borsa lavoro alla madre è un progetto troppo intelligente. Invece si inseriscono le tre bambine in comunità, nonostante il legame con la madre sia positivo, magari per un paio di anni e poi magari vengono affidate a tre diverse famiglie, anche se il legame fra loro è fortissimo. Allora, fate il conto: 178€ per tre bambine al giorno per 365 giorni per due. Entrare nel merito del disastro sentimentale di una separazione studiata e progettata mi fa troppo incazzare ancora oggi. Perché è per una storia come questa che anni fà ero scappata a gambe levate da una comunità per "minori a rischio", tanto il sistema non lo cambiavo, piuttosto era lui a fagocitare me. 

La retta scende un pochino se si parla di psichiatria o AIDS conclamato e tossicodipendenze. Oscilla dai 120 ai 50€ giornalieri. Ma qui ci stanno pure le spese per psicfarmaci e antiretrovirali, quest’ultimi contro il virus dell’hiv, sono circa 5.000 € al mese per persona. 

Alla prossima, che oggi ho l’emicrania e non mi passa, bai bai. 

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