[Torino Provincia] Leo Lanfranco, F.lli Carando

E dopo Alimonda, Tolemaide, Piazza Paolo da Novi, Armenia, Caffa e Barabino a cura del Gognitario GoNpagno beirut, anche trollina vi presenta le sue vie. Niente a che vedere con l’altezzosità dell’antica Ianua, ma solo un piccolo e provinciale ricordo, e un piccolo mio orgoglio per aver vissuto per anni in quel di Via Leo Lanfranco.

La storia può cominciare da un piccolo paesello della riviera ligure, San Lorenzo al mare, dove trollina durante alcune estati, poche, era stata in vacanza da piccina picciò, con fratelli, cuggini e la zia. Una sera a passeggio con la zia incontriamo un vecchio signore per strada, una faccia a lei nota, lo riconosce, impallidisce "E’ Nuvena!!". Nuvena è espressione piemontese, in realtà il gentilomo si chiama/va Novena. La serata finisce barricati in casa a spostare armadi per barricare anche la porta, e così anche per tutte le sere a seguire della vacanza estiva.

Questo Novena nient’altro era che un fascistone noto nel Pinerolese e dintorni per le sue nefandezze, tipo ammazzare un partigiano e servire il suo cervello ancora caldo in un piatto alla madre (non sono leggende eh!). Novena poi ha avuto il grande merito di fucilare ad un metro di distanza e in bocca, Leo Lanfranco e i F.lli Carando, mentre questi gridavano "Viva l’Italia libera!", di obbligare la gente del paese ad assistere alla loro esecuzione e di fare sfilare poi i loro corpi su un carro per le vie. SeNpre il Novena ha rischiato il linciaggio dalla gente dopo essere stato catturato ed è stato salvato per un pelo dal valoroso corpo dell’arma dei carabinieri.

Leo Lanfranco è stato colui che ha dato il via al primo sciopero in quel della Fiat a Torino, che la Fiat faceva finta di niente. E lui invece ci ha detto "Lo sciopero si fà". E cosi, nel marzo del 1943, con quello sciopero ha inizio la travolgente ondata di scioperi che coprirà il Piemonte e la LoNbardia.

Chi non ricorda "Stalingrado – La fabbrica" degli Stormy Six?

"E corre qua e là un ragazzo a dar la voce
si ferma un’altra fabbrica altre braccia vanno in croce"

E’ proprio lui, Leo Lanfranco, trucidato dai fascisti con i F.lli Carando il 5 Febbraio del 45 a Villafranca Piemonte (TO). E proprio in quel di Villafranca Piemonte gli è stata dedicata una via, e stessa cosa per i fratelli Ennio ed Ettore Carando. 

"Il 5 marzo 1943 la sirena della fabbrica, che suonava regolarmente ogni mattina alle dieci, rimase silenziosa: il segnale che doveva far partire il primo sciopero dopo diciotto anni di niente era stato disinnescato dalla direzione. Qualcuno aveva avvertito la Fiat. All’officina 19 di Mirafiori, Leo Lanfranco – manutentore specializzato, reduce dal confino e assunto nonostante il suo curriculum di comunista perché «sapeva dominare il ferro» – decise di muoversi lo stesso, lasciò la macchina, fece un gesto con le mani e tutta l’officina si fermò. Il piccolo corteo si mosse in direzione delle presse raccogliendo qua e là l’adesione di altri operai. Non era un blocco massiccio, ma era la prima volta. Da quel giorno le fabbriche di Torino cominciarono a fermarsi, con un crescendo che fece impazzire questura e partito fascista, fino al blocco totale del 12 marzo e all’estensione dello sciopero a Milano, all’Emilia, al Veneto. Il 5 marzo del `43 è la data
del «risveglio operaio», il riannodarsi del filo rosso spezzato nel `22 e reciso –
sembrava definitivamente – con la guerra di Spagna. Il vero inizio della Resistenza"

 

[Personale]
Buon compleanno Paola, dovunque tu sia! Non credevo di avere un’amica così importante, persino l’articolo sulla stampa :). E se il silenzio ha spazi liberi, lo riempirò di te.

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Information disorder was not enough

Ultimamente il mio tormentone con gli amici è "Lo scriverò sul blog, potrai leggerlo li". Frase usata quando, e succede spesso, anche solo per pigrizia non ho voglia di approfondire un pensiero, un’opinione, una confidenza, una sensazione.

Ma ieri una persona molto cara, al telefono mi dice che avrebbe voluto scrivermi sul blog, ma ci aveva ripensato in quanto la cosa verteva troppo sul personale. Alla mia richiesta di delucidazioni, questa persona molto cara ๐Ÿ™‚ mi risponde che si era molto allarmata dell’ultimo mio inserimento (vedi post precedente) "This is the end". 

La fine, secondo questa persona molto cara, era quella della mia vita e le foto, con me ripresa dall’alto erano io..che..insomma…mi volevo buttare di sotto ma poi ci avevo ripensato.

Sì, ci avevo ripensato, non mi ero ammazzata, ma in compenso ero corsa a pubblicare il tutto sul blog.

Ei, c’è da rifletterci! 

C’è da rifletterci si. Citando il famoso pezzo dei Doors, io volevo solo intendere la fine del 2007 e le foto, giusto per fermare il momento, erano un’ulteriore banale rappresentazione di me stessa, sempre al solito e affezionato posto, la fermata del tram

Ciao, persona a me molto cara ๐Ÿ™‚

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This is the end

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Siamo fatti cosรฌ

Stamattina mi trovo per puro caso nel bunker dell’ospedale delle Molinette, dove si somministra il metadone ai tossiconi. Non sto a descrivere il viavai di gggente e di storie, lo lascio al vostro immaginario. Ma volevo fotografare una scritta siNpatica, scatto foto, operazione non riuscita. Riavvio la mia chiavica di telefono e intanto che aspetto che si riavvii lo poso sul davanzale della finestra e..mi perdo in chiacchiere e cazzeggi, me lo scordo e faccio per andarmene. Mi corre dietro un tossicone, di quelli che stan li ad aspettare per farsi la storia. "Hey, il tuo cellulare" E me lo restituisce. Se andava a Tossic Park con questo di sicuro erano un paio di pere. Lo ringrazio evitando di lasciar trapelare stupore e soprattutto battute cretine.

Sto per andare a pranzo al secondo piano, dalla mamma della biNba, alla quale in settembre facevo fare i coNpiti. "Le hai dato tanto" mi dice seNpre la sua mamma. Chi ci crede? io no. Pero’ visto che i miei affetti sono lontani ๐Ÿ™‚  vada per il pranzo con nuovi amici. E ovviamente non faccio gli auguri, perché io faccio parte di quella classe che fa finta di non sentire il Natale. Anche se non è vero.

 

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Di mediocri incontri si vive (Part V)

Al mercato di Piazza Bengasi, un’ora fa  "Signora, giri in lungo e in largo, ma le garantisco che se lei vuole giubbotti italiani e non cinesi, li trova solo da me" 

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Banca Intesa, Corso Grosseto 303

Già che sono stanca che ho fatto il turno della notte, poi odio Corso Grosseto, mi trasmette solitudine e milanesità, poi ci ho messo tre ore dal cavalcavia a trovare il numero 303 e infine odio le banche e/o andare in banca. Ma la cooperativa mi ha pagato i tre turni di prova in collaborazione occasionale con un assegno, che per forza di cose vado a cambiare nella banca sopraelencata. 

Numerino, che palle, mi siedo e aspetto. Guardo la guardia privata che passeggia tirandosela. Il sedere pronunciato e i muscoli che scoppiano dal giubbotto. Un vero caNpione di body building. Me lo immagino nudo, che schifo. Lo guardo e forse lui pensa che mi piaccia e cosi anche lui ricambia con sguardi sfuggevoli e da duro. E’ il mio turno. "Buongiorno, devo cambiare questo assegno". Il cassiere è sulla quarantina, dalla gentilezza commerciale "Versarlo?" "No, incassarlo, non ho il conto. Ha una penna? devo girarlo". Lui me lo prende dalle mani "Ed io non glielo faccio girare! ihihihihi!" "Questo è scemo" penso e gli concedo per gentilezza un sorriso di circostanza. "Non è mai venuta nella nostra banca?" "No" "Allora devo censirla". "Sarebbe?" "Devo prendere i suoi dati è una procedura obbligatoria del sistema, lei d’ora in poi sarà una cliente occasionale e quindi devo avere i suoi dati" "No, si sbaglia io non sarò una cliente occasionale, perché ho il conto in posta e qui non ci tornerò, quindi eviti il censimento". Dice niente, digita sul computer con una lentezza pachidermica e dopo un po’ mi restituisce l’assegno. Lo guardo con aria interrogativa. "Niente censimento, niente cambio dell’assegno. Lo versi alla posta". Mi incazzo "Senta ho fatto chilometri per venire in questa banca e ora non mi cambiate questo cristo di assegno?" "Devo censirla". Intanto la guarda giurata si è avvicinata e controlla la scena, o per lo meno che io non dia in escandescenza, approfittando, lo vedo, per sbirciare le mie generalità sulla carta d’identità. "Ma mi spiega che senso ha prendere i miei dati, non le basta il mio documento d’identità" "No, è il sistema, mi serve anche il codice fiscale" "Lo so a memoria" "No, deve darmi il tesserino, è il sistema". Sto per esplodere, prendo il tesserino e glielo butto "E’ un sistema scemo".  "Non faccia così per favore, la fuori c’è la merda.." Sto per dirgli che la merda è qui dentro, ma non ne ho voglia. Dopo venti minuti circa mi porge i soldi e sorride. "Buona giornata, ora quando tornerà potrà accedere liberamente" "Le ho già detto che non ci torno qui". "Ma potrà andare in qualsiasi altra banca" "Mi faranno un bonifico in posta, non andrò in nessuna altra banca". Si rassegna e mi dice "Si, il sistema è proprio stupido". Ma vaffanculo.

 

 

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Doppia diagnosi

Io lo sapevo che il sistema mi avrebbe risucchiata, ecco perché a lavorare nel sociale non ci volevo tornare. Ma io altro non so mica fare, e o fare la fame o scendere a compromessi. Mi sto chiedendo perché ho rifiutato il part time del call center di fastweb, sono quasi quasi pentita. Ma 6 euro lordi sono 4 euri netti ed io come ci vivo con quello?

Sono tornata da poco dal turno del mattino, dopo il centrale di ieri, domenica, che mi è toccato per emergenza, ero a riposo, ed ecco che fra poche ore mi tocca fare il tunro della notte, sempre per emergenza. Due colleghi con influenza, l’équipe sotto di un operatore (della serie il turn over è cosi spesso che non si trovano abbastanza operatori adeguati), ed io nuova di pochi turni, messa subito sotto tiro. Tanto, è così, lo so bene. Straordinari, notturni, sabati, domeniche e festivi e raggiungi a malapena i 900 euro mensili. 

Altra cosa che mi spaventa ad essere tornata in quel mondo. Giudizi, pregiudizi, opinioni e diagnosi, psichiatria, antipischiatria, tossicodipendenze, progetti educativi individuali, progetti assistenziali individuali, PEI e PAI, che non sono esattamente patatine. Parlavo con un collega, simpatico, brillante e anche carino, toh. Soliti convenevoli. "No, non ho fatto scienza dell’educazione, manca la parte sanitaria blablabla, son qui da due mesi blablabla, si ho esperienza in psichiatria blablabla e anche tossicodipendenza blablabla. Bella esperienza, madri tossiche con figlie, blablabla".  "Tossicodipendenza?" chiedo io "Si, vabbè, doppia diagnosi.." Manco da un anno dal sociale e doppia diagnosi già l’avevo sentita tempo addietro "Ma che è sta doppia diagnosi alla fine?" "Beh..si dice che uno usi sostanze per narcotizzare un disagio mentale, oppure che il disagio mentale sia causato dall’abuso di sostanze, chimiche soprattutto". Cioè, prima il tossico era semplicemente un tossico, poi è diventato borderline, ora, con la doppia diagnosi, è praticamente un pazzo. 

E comincio a collegare l’insistenza davvero pericolosa dei Ser.t per l’uso degli antidepressivi e antipsicotici, che solo chi è "del campo" ha le palle di rifiutare, e la distribuzione spropositata di metadone, dosi da cavallo, 200 mg, quando, si sa, 20 mg di metadone coprono l’astinenza di un grammo di eroina, per dire. 

E poi mi telefona L., se volessi partecipare ad una riunione di gente incappata nelle maglie della psichiatria e dei Ser.t..

Si ricomincia.

Vado a dormire, ci tornero’ su il prima possibile

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Di mediocri incontri si vive (Part IV) Sul tram (Part. II e fine)

Io odio stare in piedi sul tram, giuro mi rovina il viaggio e la giornata. Io farei qualsiasi cosa per sedermi, io quando non ci sono posti mi vien voglia di piangere, io mi siedo anche a terra, in mezzo alle puzze di tutti i piedi e garantisco che puzzano, ma piuttosto di stare in piedi io sto li in un angolino e riesco anche a leggermi il giornale o liBBo che sia. Io, col cavolo che lascio il posto alla vecchina, io faccio sempre finta di non vedere. I tram tipo il mio amato 4 piuttosto che i bus sono una ficata perchè hanno il portabagagli giallo giallo, bello bello, lungo e largo e non si siede mai nessuno, lo trovo sempre libero anche quando c’è una folla da non respirare. E allora io ci salgo sopra. Solo che il salto da fare per salirci è abbastanza alto, e visto che la manovra è soggetta alla visuale di mezzo tram che fa attenzione a te, se sbagli e ti scivola il culo ti fai una figura di merda. Ma io piuttosto che stare in piedi sono diventata una campionessa di salto. Uno sforzo sulle braccia e OPLA’ il mio culone è sul portapacchino bello bello, e ci tiro pure su le gambe, incrociandole posizione yoga e chi s’è visto s’è visto. Di solito io sono abbastanza cortese e solare con le persone che non conosco, mi piace dare confidenza, mi divertono quelle relazioni mordi e fuggi, un sorriso o una battuta con chi non hai mai visto e non vedrai mai più. Se sono di umore giusto, accetto persino di offrire sigarette, che tra l’altro devo pure rollarle che fumo il tabacco. Ma se l’umore è nero e in più mi fai qualcosa che non mi garba sono una merda. E così successe un mesetto fa, giornata di umore buio. Salgo sul tram, ci sono due posti liberi, accanto a me una ragazzina che ne occupa uno, faccio per sedermi e lei mi dice "Senta..scusi..sarebbe occupato". Faccio un sorriso, da merda. "Occupato cosa?" "Il posto, è per la mia amica". Sorrido e decido di non proseguire il discorso. Il mio culo saldo sul sedile dovrebbe farle capire cosa ne penso sul tenere occupati i posti sul tram. L’amichetta, a cui non ho ceduto il posto e che a questo punto è in piedi accanto a me fa una battuta ironica tipo "Eh la gente".. accompagnata da una risatina cretina da adolescente. La guardo, non ho voglia di convenevoli ma voglio solo litigare. "Ragazzina, che cazzo vuoi?" e lei "Scusi?" "Ti ho chiesto che cazzo vuoi, ti ho sentita". Lei "Innanzitutto si dia una calmata che io non l’ho insultata e non ce l’avevo con lei" Ed io sempre più incazzosa "Ti brucia il culo che non puoi stare appiccicata a sparare stronzate con la tua amichetta? Stai zitta, scemotta" Insomma esagero, lo faccio apposta, voglio litigare da morire. E poi vedo pure un posto e le dico "Ecco vai li no se vuoi sederti, c’è un posto, tanto io da qui non mi smuovo" Insomma robe cosi che anche lei mi insulta un po’ poi stiamo zitte. Allora, per provocare ancora di piu’ decido di aprire la borsa e tirare fuori il libro che sto leggendo, il cui titolo, troppo forte, ho sempre evitato di esporre in pubblico perché mi ha sempre messa in imbarazzo. Ma in quel momento, apposta, lo espongo. "Io uccido" Giorgio Faletti. Grrrrr aspetto con ansia la battuta della ragazzina, cazzo gliel’ho messa su un piatto d’argento, ma non arriva. Non ci sono più gli adolescenti di una volta. O forse ha intuito che già avevo pronta la risposta. Mi sarei senz’altro messa a recitare la parte della psicotica.

Io uccido. L’ho letto dopo anni, dopo insistenze di mia figlia. A parte che non so criticare nè libri, nè musica, nè film, io leggo, ascolto, guardo e basta. Pero’, al di là di alcune espressioni scopiazzate da Paolo Conte, dei dialoghi scemi in bocca alla donna del poliziotto, del titolo che mi infastidiva, e della scomodità per il numero di pagine, la trama mi è piaciuta molto. L’ho letto alla fermata, sul tram e anche camminando.

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Di mediocri incontri si vive (Part III) – Sul tram (Part I)

Non pago mai il biglietto del tram perché sono comunista. Oddio, comunista, diciamo che ho ideali di uguaglianza e di giustizia. Indi per cui, vista la mia condizione di classe, visto il mio stipendio degli ultimi vent’anni, visto che spaccarmi il culo anche 48 ore la settimana non mi permette una certa autonomia, tipo una casa in affitto da sola e non una stanza con cesso in tre, oppure un posto letto in un letto a castello e due cassettoni di armadio per i vestiti a 100 euro il mese, prezzo stracciato di amici, di biglietti del tram ne ho già pagati per me, mio fratello, mia sorella, nonché i miei futuri eredi di sfighe. Sono semmai stato regione provincia comune e l’azienda trasporti ad essere in debito con me. E quando sento discorsi filorazzisti contro "questi extracomunitari che non pagano i servizi pubblici" e "quegli italiani che non assolvono i doveri del buon cittadino", mi intrometto sempre nella discussione senza risparmiare sputacchi, sberleffi e linguacce. Devo dire che da settembre ad oggi mi era andata di culo a sufficienza, perché non avevo mai incontrato il controllo della GTT. Tanto chi rischiava prima con la linea del 4 o del 18? Le macchine sono stracolme di gente, in buona parte extracomunitari o altri come me che il biglietto non sanno cosa sia e per il controllo questo significa spreco di tempo e niente incasso di denaro. Il controllo sale solo dove sa che può incassare. Una volta ho scoperto che sfidava la sorte pure una "tota" piemunteisa e pensionata, la quale si teneva il biglietto stretto e a portata di mano ma senza timbrarlo, ma sono ancora purtroppo casi rari.

Ultimamente però trascorro sui mezzi pubblici gran parte
della mia vita, e soprattutto ho cambiato quartiere e
percorso, passando a fare uso di mezzi con un’utenza più
borghese, perché attraversano quartieri più ricchi, oltre che molto più brutti, Santa Rita, tanto per dirne uno. Il rischio di incappare nei controlli quindi è aumentato parecchio. Ora io di solito sul tram faccio quello che fanno tutti. Leggo City, Metro e Leggo, il che vuol dire notizie tutte uguali e oroscopi tutti diversi. Poi ascolto musica e a volte scatto foto, producendo questi capolavori artistici che pubblico sul blog. Quando qualcuno chiacchiera ascolto molto volentieri, gli adolescenti sono i miei preferiti, ma il più delle volte nessuno apre bocca, dunque..  Ieri l’altro avevo da lavorare in due posti diversi, doppio turno diciamo. Dalle 7 alle 13.30  in un posto e dalle 15.00 alle 22.00 in un altro, che significava alzarsi alle 5.30, fare il primo turno e poi uscire di corsa a prendere i mezzi per raggiungere l’altro posto di lavoro all’altro capo della città per poi essere a casa per le 23.30.  Succede quindi che mi addormento sulla linea 2, visto che il percorso era di 45 minuti circa, con la testolina appoggiata al finestrino, seduta alla sinistra di una signora per bene con borse e biglietto timbrato in mano. Apro gli occhi, non so per quale caso, e vedo i due controllori due sedili davanti a me. Merda, che faccio mi alzo e poi? Se mi metto davanti alla porta per scendere mi beccano subito. Ok, è andata, beccata, penso al nome falso da dare e richiudo gli occhi, aspettando il tocco sul braccio "Signorina.." (ebbene sì, in giro mi dicono ancora signorina!!!!). Aspetto un po’, non succede niente. Riapro gli occhi, i controllori sono dalla porta centrale, di spalle, proprio di fronte a dove son seduta, hanno pizzicato un extracomunitario, il tram sta per fermarsi. Guardo la signora di fianco a me. Con occhi tristi guardo il suo biglietto bello pronto per essere esibito, e poi, sempre con occhi tristi guardo lei negli occhi, come per dirle che io non ho la sua stessa fortuna. Lei capisce, ma dal suo sguardo capisco che non mi è complice, ma piuttosto sul giudicante. Decido di alzarmi e sottomettermi a ciò che mi spetta. Scavalco lentamente la signora e..passo lentamente, molto lentamente fra i due controllori e l’extracomunitario. Non mi fermano. Sono dalla porta aperta. Loro sono li. Continuo a camminare, scendo. "Ora mi trattengono per un braccio". Niente. "Ora sentirò dire Signorina, Signora, Senta..". Niente. Scendo..sono fuori, proseguo lentamente come se niente fosse. Mi dico "Ora mi chiameranno". Niente, proseguo ancora, cristo è andata. Ma io non sono trasparente, cioè ma come hanno fatto a non vedermi? Credo sia culo e basta. Il quale culo mi sostiene subito dopo, perché alla fermata successiva il due passa un minuto dopo. Lo prendo e stavolta tengo d’occhio, che infatti dopo alcune fermate gli stessi controllori salgono su questa macchina, ma io faccio in tempo a ridiscendere. A piedi fino alla fermata successiva, e poi altro 2. Avviso al lavoro che tarderò di un quarto d’ora circa, che i tram a Torino sono proprio imprevedibili. E buon compleanno al padre di mia figlia. Due Sagittari che han fatto una Bilancia mi sembra un buon risultato. E che Bilancia. 

C’est pour les analphabètes que je écris.  

 

 

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Il mattino ha l’oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca


Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca


Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca


Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Il mattino ha l'oro in bocca Il mattino ha l'oro in bocca

Precario, provvisorio, dispersivo

Erroneo, transitorio, transitivo

Effimero, fugace e passeggero


Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca 

Impuro, imperfetto, impermanente

Incerto, incompleto, incostante

Instabile, variabile, emotivo

 

Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca 

Il traffico del traffico equivoco

Il tossico del transito nocivo

La droga è l’indigesto digestivo

Il male che minaccia il corpo vivo

La mente, il mal dell’ente collettivo


Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca 

 

Il vivo afferma, affermo, affermativo

Quel che vale davvero è restar vivo

Sospeso, non perfetto, non completo

Non soddisfatto mai, né mai contento

Così incompiuto e non definitivo

Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca
Il mattino ha l'oro in bocca		Il mattino ha l'oro in bocca 
 
 

 

 

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Di una cosa sono sicura. Se potessi tornare indietro negli anni senza però poter cambiare una virgola di quello che è stato, rinuncerei senza esitazione. Ogni età chiude in sé i crismi dello sbando ed è meglio un giorno da ricordare che ricadere in una realtà sempre identica. Gucciniana memoria.  E’ così facile fare un bilancio, cristo. Ma quali big questions, quali grandi pensieri e psico esistenzialismi? Rivivrei tutto quello che ho vissuto? No. Amen, fortunato chi invece sì.
 
La mia vita oggi? Normale e soprattutto non cambiata di molto. Due settimane fa abitavo a Porta Palazzo e lavoricchiavo in Piazza Bengasi, mi ci andava un’ora e un quarto circa di mezzi pubblici e sbattimenti per arrivarci. Poi sono venuta ad abitare in Piazza Bengasi e ora lavoricchio a Porta Palazzo. Ecco, la mia vita credo si possa riassumere così.
 
L’amore? Lucida gli occhi, ma ha i suoi fastidi ed io, per ora, ne sto al riparo. Tutto quello che mi auguro è che il cuore smetta di importunare la ragione e mi lasci tranquilla con me stessa per un lungo periodo. Io e me. A volte vorrei essere una moglie, anche insoddisfatta, ma con il suo ruolo, la sua sicurezza, affettiva, familiare, economica. Ma già ci ho provato e mi trovo vent’anni dopo al punto di partenza. 
 
Il lavoro? Se prima niente, ora tre offerte contemporaneamente, che mi confondono e mi impauriscono. 
 
Oggi ho iniziato uno dei tre lavori, gli altri sono in ballo, e ho dovuto mollare altri lavori che mi davano soldi subito, ne ho potuto tenere solo uno. Per farla breve, fino al primo prossimo lontanissimo stipendio di Gennaio sto vivendo con 30 euro la settimana. Ma oggi avevo una ricarica speciale sul mio conto corrente postale. E io oggi volevo festeggiare con amici nel locale dove di solito ci si trova. Prendo il bancoposta, faccio per prelevare e non mi ricordo più il numero segreto. Zero, sparito dalla mia mente. E così rimango senza un euro. Ho chiesto un deca ad un amico, mi sono comprata qualcosa da bere e ho preso il tram per il ritorno a casa.
 
E’ il mio compleanno e la fatalità ha voluto che festeggiassi con me stessa. Alla fine è quello che voglio. Ok, due cazzate da scrivere sul blog che sotto sotto sono una sensibilona e dovevo lasciare qualcosa il giorno in cui sono nata. E luci della città dalla finestra dell’ottavo piano. Sono fantastiche. 
 
Epoca, degli abiti tuoi, che prezzo mi fai? 

Ma il fuoco proietta le ombre, arrivano fino ai cancelli, l’eco rimanda i rumori

Non senti? lassù si sta combattendo 

 

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