ALL’ATTENZIONE DI TUTTA NOBLOG, OU OU OU
Oggi è nato un blog chiamato Coprolalia su questa piattaforma, fatto da un gruppo di siNpaticoni/e, ai Cuali, io, per pietà ho prestato la mia admin perché non avevano un account su autistici, necessario per creare un nuovo blog. Scopro ora, leggendo nei blog più attivi (che cazzo di definizione però) che risulta utente tro.
IO NON C’ENTRO (PeròLiLinkoDai)
I centri crisi, non credo siano nati da molto, sono tutt’altra cosa dalle comunità, dove il livello affettivo e di rispetto è decisamente alto.
Durano dai tre mesi al massimo cinque/sei dipende dal progetto concordato con i Ser.t, e sono studiati principalmente per la disintossicazione (crisi, appunto). Sono l’anticamera del progetto successivo, di solito la comunità terapeutica, o come nel mio caso, un rientro protetto (saltato, come ho già scritto più volte).
La gente lì dentro è di passaggio, non si possono instaurare relazioni significative, manca proprio il tempo, è un via vai, c’è chi regge due giorni, chi scappa, chi torna, chi viene espulso, chi riammesso, ma soprattutto tendenzialmente la gente sta male, fisicamente e psicologicamente. Le attività lavorative sono al minimo, la mattina, proprio perché non è che sei al massimo delle forze. Dove ero io c’era chi dormiva tutto il santo giorno, imbottito di farmaci o con un dosaggio altissimo di metadone.
In una comunità, o almeno in quella dove sono stata io, devi entrare pulito dalle droghe e c’è il massimo dell’attenzione verso ognuno, e chiunque ti vede giù di morale, ti avvicina, cerca di farti parlare, tirare fuori.
In centro crisi questo non può esserci, ma c’è, per forza, molta indifferenza, molta proiezione su sè stessi.
Nei centri crisi entra la roba. E’ previsto e coNtemplato, è un servizio cosiddetto a bassa soglia (no drug free, primi lievi contenimenti e agganciamenti..)
A Torino c’è n’è uno che basta affacciarsi alla finestra e trovi gli spacciatori sotto.
Dove ero io è molto più tranquillo, ma anche lì, molta gente, sapendo che poi dovrà andare in comunità, ogni tanto/spesso si fa. Chi, come me, sa che due mesi e poi deve tirare fuori i coglioni senza comunità, invece non si fa, sennò che cazzo di senso ha entrare in centro crisi?
Come ci si riesce a farsi?
Sono previste delle uscite, dette verifiche, una volta al mese e c’è chi si fa durante la verifica e poi porta la roba dentro. Non dentro la struttura, perché ogni volta che esci e rientri, SEMPRE, e anche la prima volta, ti fanno la perquisizione completa, borse, bagagli e tu nudo, via anche le mutande e allargare le gaNbe.
Ma i tossici hanno mille risorse, e roba e insuline le imboscano FUORI dalla struttura.
Gli operatori non sono rincoglioniti, lo immaginano, ma hai voglia di farsi giri fuori a cercare, non trovano mai nulla.
Quindi, in alternativa, fanno fare spesso le analisi delle urine a sorpresa.
Tutti riuniti, nessuno si puo’ muovere (per evitare di trovare strategie, tipo bagnarsi le dita con l’ammoniaca e far scivolare l’urina sopra che pare nasconda la coca) e si fa la pp davanti a loro.
Ci sono conseguenze se le urine risultano positive alle sostanza, ovvio, ma sono conseguenze pure loro a bassa soglia, perché tengono conto delle difficoltà di una disintossicazione, dei passaggi di crescita, di allontanamento dalla sostanza, di rispetto di sè etc.
Quindi se uno va in verifica e torna che si è fatto, che ne so, lava per una settimana i piatti per tutti.
Invece se ti beccano che hai fatto entrare la roba in struttura le conseguenze sono più gravi, tipo l’allontanamento per un periodo e poi un eventuale reinserimento, riconcordato con il Ser.t
Il mio amico, baccagliandomi me l’aveva proposto. Ero lì da 20 giorni, lui doveva uscire in verifica e mi aveva detto Se hai voglia di tranquillizzarti un attimo, ti faccio entrare una busta di roba. Non voglio niente in cambio.
Ci avevo risposto Beh, potrei ricaNbiarti con le due nutelle della merenda, se ti va, ma no, grazie, devo ripigliarmi la patente io, oltre a tutto il resto.
E lui l’aveva fatto solo per sè. Però dopo che si era affezionato a me ed era andato di nuovo in verifica, la roba a me non l’aveva più proposta, si era solo sperazzato lui fuori. Aveva iniziato a rispettarmi di più, diciamo.
Ma capisci che una persona che entra in centro crisi perché gli spettano un anno di definitivi, non è ancora stabile e convinto, deve ancora farsene una ragione, che, magari, si potrà fare in un anno di comunità. E spero lui se la farà.
L’aspetto relazionale.
Ci sono tossici e tossici, mica siamo fatti tutti in serie. C’è gente stupenda e gente di merda.
Negli ultimi miei quindici giorni nel centro, tutti i miei affetti se ne erano andati.
Una era una grande donna, 46 anni, 20 anni di lavoro da assistente sociale per il Ministero di Grazia e Giustizia (carcere, no?), che era in centro crisi perché davvero rovinata, e il suo progetto era ripigliarsi un po’, a casa beveva e si faceva, e li in struttura buttava giù 120 mg di metadone più psicofarmaci e antidepressivi.
Ma il suo obiettivo era solo riprendersi e stabilizzarsi col metadone. E’ uscita con 90 mg. Condivido. Se uno non ce la fà senza, il metadone è ottimo. Il problema è chi, come me, usa droghe sopra il metadone. E quasi tutti lo fanno.
Chi lavora nel settore sostiene che il metadone sia il miglior antidepressivo al mondo, peccato che non possano somministrarlo a tutti, ma solo ai tossici.
Peccato però, che come tutti gli oppiacei, devi aumentarne sempre la quantità, e arrivare a settant’anni a bere 300 mg e ancora andare al Ser.t proprio no, rispondevo io.
L’altra mia amica, che anche lei è uscita prima di me, (perché le donne non sono tutte troje come quelle due eh), anche lei beveva 100 mg da dieci anni, ha scalato ed è uscita con 20 mg.
Era bella, ricca, ed era stata campionessa di body building.
si vive di danze, di ballo sociale
di una promessa di una faccia differente
di mediocri incontri
di bellezze, di profumi ardenti,
di accidenti
rotolando si gira, si balla, si vive, si fa festa
si picchia forte col piede nella danza
e si sbaglia il passo
si vive di fortune raccontate
e si cammina stanchi
si vive di lenta costruzione
e di tempo che ci inchioda
e di diavoli al culo
Di questo si vive
e di tanto altro ancora
che inseguiamo come i cani, respirando dal naso
per finire invece
ancora sorridenti, ancora abbaianti
di un dolore a caso
HCE, ecco, ho provato, ancora, a spiegare.
Manco: se stampassi questo blog, credo sarebbe già un bel libricino, altro che corto ๐
Però adesso mi avete messo voglia di raccontare anche l’aneddoto con troja 1 (compagna di stanza numero 1)
A poi.