Amenità

A me non piacciono le fragole, ciò
che mi piace è il gusto delle fragole nelle fragole.

A me non piacciono i baci, ciò che
mi piace è il gusto dei baci nei baci.

A me non piacciono i coglioni, ciò
che mi piace è il gusto dei coglioni nei coglioni.

A me non piacciono i culi, ciò che
mi piace è il gusto dei culi, nei culi.

Sarà la luna nuova di Settembre, o che ho letto un paio di post su noblogs che mi hanno rattristata ancora di più, ma ecco, non si può sempre cazzeggiare. Quando ero ggiovane, più mi sentivo a pezzi e più ridevo, o per lo meno cercavo di farlo che mi riusciva bene. Ricordo di serate con amici a ridere senza fiato e poi il ritorno a casa, e lacrime sul cuscino. Ma ora anche no. Se sto male non rido più per finta. Sono cresciuta e mi tocca, come si dice, occuparmi di cose più serie, costruir su macerie e mantenermi viva. Stasera potrei scrivere un bell’elenco di sfighe giusto per far si che chi mi legge dica che è fortunato, oppure condivida e si risollevi un po’, si sa condivedere gli affanni è sempre cosa consigliabile, oppure si butti ancora più giù, ma non so quanta sia la voglia, che tirare fuori le sfighe fa sempre un po’ troppo sfigato e noioso.

E allora partiamo dalle tragedie? Partiamo dalle tragedie. Niente fuori dal comune, anche qui. Umanissima tragedia. Un’amica, carissima amica, le mie radici, che si è ammalata di cancro al seno. Nonostante il controllo di prassi in ospedale, quel tipo di controlli che io non faccio, quelli che ti chiamano ad una certa età per la mammografia preventiva e ti spiegano anche come palparti le tette, quelle cose lì, insomma quelle carte che io cestino e che oggi ancora di più mi convinco che faccio bene a cestinare. Perché lei sei mesi fa è stata in ospedale a fare questi controlli e non aveva niente e ora, solo sei fottuti mesi dopo, ha una massa tumorale talmente grande da non essere asportabile e metastasi sulle ossa in tre parti del corpo. Chemio inutile e altra chemio meno inutile, capelli persi e fra poco radioterapia. Noi qui a Torino abbiamo uno degli Istituti più all’avanguardia in Europa, che lavora pari passo con la Francia e lei si sta curando li, con la mutua. Perché ne parlo? Perché lei mi ha raccontato di aver incontrato gente all’istituto che le ha raccontato che. Perché niente, voglio che chi legge odii Umberto Veronesi e ci tagli possibilmente il cazzo.

Sì, perché può essere solo una questione di cazzo quella di arricchirsi sulla morte altrui, che pazienza i becchini e pompe funebri, ma qui non è propriamente la stessa cosa. Qui non si tratta della solita storia che il ricco può avere cure migliori per un qualsiasi cazzillo, che può permettersi dentisti all’avanguardia o rifarsi tette culo e figa, o l’assicurazione in Ammerica. Qui si tratta di farsi pagare quando una persona rischia la morte. Arricchirsi sulla disperazione e sulla paura. Per una visita Veronesi chiede un 10.000 € senò la sua faccia da culo non la vedi. E poi se sborsi i 10.000 c’è il resto del conto per la clinica. Certo vien da dirsi che se con la mutua uno ha la possibilità di farsi curare in uno dei migliori Istituti in Europa, allora Veronesi fa bene a spillare soldi ai ricconi che si vogliono far spillare solo perché lui è Veronesi. Ma io dico che no, che davanti alla strizza della morte siamo tutti uguali, ricchi e sottoproletari, diventiamo tutti un po’ merdine, che lui calpesta. E chissà, oi, quanti poveracci si indebitano con amici e parenti per una sua visita.

Mi fermo alla tragedia e vi risparmio le sfighe, che di fronte alla morte, tutto il resto, deve perdere importanza. Anche se non è così e domattina la mia giornata sarà come le molte ultimamente: sul sofà, nemico degli aspirapolveri di tutte le città. A reprimere una rabbia che presto, temo, si trasformerà in depressione.

Assieme a me dio-il-cane e la sua lingua
che come uno strale squarcia la crosta
della doppia calotta a volta
della terra che prude
Ed ecco il triangolo d’acqua
che si avvia con passo di cimice
ma che sotto l’ardente cimice
si rigira come lama di coltello
Sotto il seno dell’orrida terra
dio-la-cagna si è ritirato
grembo della terra e acqua gelata
corrompono la sua lingua profonda
Ed ecco apparire la vergine-del-martello
per frantumare le cantine interrate
dove il cranio del cane astrale
sente salire l’orribile livello

(lui è Antonin Artaud, che in serate come questa va sempre bene) 

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One Response to Amenità

  1. La più grande corsa di papere di gomma della storia si è svolta l’anno scorso sul fiume Liffey, in Irlanda, dove 150mila concorrenti in plastica hanno fatto a gara per tagliare per primi il traguardo. È stata un’iniziativa di beneficenza per raccogliere fondi a favore dei bambini malati. Te ne parlo, pourlesanalphabtes, perché se mai ci fosse qualcuno in grado di organizzare un evento ancora più stravagante di questo, quello saresti proprio tu. Sei al culmine della tua capacità di metterti alla guida delle forze della giocosità in nome di una santa causa.

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