Protocollo-aripiprazolo- letteraComitatoEticotorino.pdf
E vabbè, tanto oramai sono in ballo e si balla. Se vi roNpo le balle me ne strasbatto primo, non leggetemi, secondo.
Terzo: collettivo antipsichiatrico di Pisa, che fine avete fatto? chiusi per ferie?
Il pippone di pdf di cui sopra è davvero molto interessante. Firmato Susanna Ronconi (i miei omaggi) e altra gente dell’aNbiente, tra cui un’amica mia. L’ho preso da Fuoriluogo, periodico mensile sulle droghe, allegato al Manifesto, ideato da quelli di Torino. Si riferisce a questa roba qui: “Aripiprazolo versus Ropinirolo: studio pilota, in aperto, prospettico, randomizzato, controllato, multicentrico, per la terapia con aripiprazolo o ropinirolo in pazienti affetti da dipendenza da cocaina” promosso dal Dipartimento delle Dipendenze – Azienda USL 5 di Pisa, effettivo da Maggio 2008 e ora previsto, you know I mean, anche per Torino.
Estraggo dal pippone, anche abbastanza pesantuccio, molto tecnico of course, alcuni passaggi interessanti, sperando si capisca qualcosa con i miei inevitabili commenti:
1. l’Aripiprazolo, un antipsicotico atipico la cui efficacia come antipsicotico è connotata
da un rapporto beneficio/rischio non superiore, e talora inferiore, a quello degli
antipsicotici delle precedenti generazioni, mentre la sua efficacia per il trattamento
della dipendenza da cocaina appare, alla luce della letteratura internazionale, del
tutto indimostrata ed i cui effetti indesiderati ed avversi – soprattutto a medio e
lungo termine – presentano più evidenze che falsificazioni;
2.
Il Ropinorolo, anch’esso non del tutto scevro da presentare rischi collaterali, che
hanno attirato l’attenzione della Federal Drugs Administration [Neurology 2006;66:774
;52:1908-10; Neurology 2000; 54:275]
2. è osservazione comune che soggetti tossicodipendenti, con abuso di cocaina,
ricoverati in SPDC*, per manifestazioni psicotiche*, nelle fasi down richiedono
insistentemente dopaminergici, soprattutto per via parenterale, riferendo che
“danno una botta; tirano su”.Ciò è perfettamente comprensibile se solo si riflette sul
meccanismo d’azione dei dopaminergici.
*SPDC=Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura (praticamente i repartini psichiatrici)
*le manifestazioni psicotiche, al massimo, si hanno in coca, se uno si disintossica non le ha mica più, neh.
Per quanto concerne il trattamento della schizofrenia*, analisi di tutti gli studi disponibili a
livello internazionale fino al 2006, basati sulla comparazione tra Aripiprazolo e placebo,
farmaci tipici, farmaci atipici contro la schizofrenia e cure standard, hanno dimostrato che
*ok, il cocainomane è uno schizofrenico
A questa incertezza di efficacia si somma quella relativa agli effetti avversi in
generale, non essendovi alcuna evidenza di una miglior efficacia dell’ Aripiprazolo
in questo campo in comparazione con altri antipsicotici:
appunto, già curano con antipsicotici da mo’
R.Whitaker nella sua Metaanalisi sugli studi 1883-2003 annota:” Avanziamo l’ipotesi
che i farmaci antipsicotici possano rendere alcuni pazienti schizofrenici più
vulnerabili a ricadute future, rispetto a ciò che avverrebbe nel normale decorso della
malattia Alla fine degli anni ’70, due medici presso la McGill University di Montreal,
Guy Chouinard e Barry Jones, fornirono una spiegazione biologica del fenomeno. Il
cervello risponde ai neurolettici – che bloccano il 70-90% dei recettori D2 della
dopamina presenti nel cervello – come se fossero un insulto patologico. Per
supplire allo scompenso, le cellule cerebrali dopaminergiche aumentano la densità
dei loro recettori D2 del 30% o più. Il cervello è ora “supersensibile” alla dopamina,
un neurotrasmettitore cui è attribuito il ruolo di mediatore delle psicosi. La persona
diventa biologicamente più vulnerabile alle psicosi ed è esposta a un rischio
particolarmente elevato di ricaduta in caso di brusca sospensione della terapia
farmacologia”. I due ricercatori canadesi conclusero: “I neurolettici possono
produrre una supersensibilità alla dopamina, che determina lo sviluppo di sintomi
discinetici e psicotici. Una conseguenza è che, in un paziente che ha sviluppato tale
supersensibilità, la tendenza alla ricaduta psicotica non è determinata solo dal
normale decorso della malattia… la necessità di trattamento neurolettico
continuativo può essere indotta dai farmaci stessi “ [R.Whittaker Medical Hypoteses
(2004) (trad dall’inglese4 di Paola Marangon) Argomenti a sfavore dei farmaci antipsicotici: più danni
che benefici in 50 anni d’impiego in :Psichiatria Informazione n°34 I° 2008 Ed. Cons.Arca]
molto interessante
Secondo il citato studio del Cochrane, gli studi ad oggi non forniscono evidenze di
efficacia in relazione al trattamento della dipendenza di cocaina, anche perché “La
gran parte delle sperimentazioni coinvolge pazienti senza co-morbidità fisica o
psichiatrica (…) Queste persone sono una minoranza nel lavoro clinico quotidiano,
in cui i pazienti non sono ospedalizzati e comunque soffrono di patologie meno
definite, combinate per lo più a problemi di depressione o abuso di sostanze.
non ho idea di che significhi co-morbidità fisica, ma ho capito che tutti gli altri son dei depressi.
Appare assai preoccupante la non introduzione, nel Protocollo, di criteri di
sicurezza. Infatti, si afferma:
1.
“non si prevedono significativi inconvenienti o pericoli derivanti da questa
sperimentazione”
Bene. Ma tanto anche Saviano ci chiama Visitors nel suo libro.
Non esiste una unica eziologia o bio, o psico, o socio che “spieghi” la causa”, né una unica
modalità statica di rapporto con le sostanze. Si intrecciano, nei gruppi e nello stesso
individuo, in tempi diversi, modalità differenti, plastiche, mutanti e variegate, di rapporto con
le diverse sostanze, legali ed illegali. Uso, abuso, dipendenza, coinvolgimento
monomaniaco: questa varietà dipende da diversi elementi sinergici, interni al soggetto, di
interazioni con le relazioni famigliari, col gruppo dei pari, con il mercato, con la reazione
societaria.
Culturalmente e per le drammatiche ricadute prassiche, è sempre più esiziale non valutare
le dinamiche dialettiche tra esternointerno dei soggetti “malati”, rischiando così di
considerarli come monadi, autonome dai diversi ecosistemi.
Banale, ma direi accettabile. E dire che il gruppo che scrive è il meglio in Italia, ei, you know I mean.
Poi c’è tutto un pippone sulla discriminazione o meno del termine craving che non riporto
Il ruolo dello stress nel comportamento di ricerca delle sostanze è stato
ampiamente documentato nelle ricerche sperimentali.
Ci andava una ricerca?
•
Un altro importante fattore da tenere in debito conto nella valutazione della
potenziale cronicizzazione della dipendenza indotta da sostanze è rappresentato
dal condizionamento comportamentale, in risposta a specifici stimoli ambientali. Il
craving da sostanze può essere evocato, infatti, da stimoli ambientali, associati
ripetutamente agli effetti gratificanti soggettivi di tutte le sostanze d’abuso, incluso
l’etanolo
E vabbè, se ti fai una chiacchierata con un tossico è la prima cosa che ti dice
La diagnosi di dipendenza da
sostanze si sovrappone, nascondendola, ad una condizione psico-patologica
preesistente di “disregolazione omeostatica edonica”, non diagnosticata. La
“disedonia” esisterebbe virtualmente anche prima del contatto con la sostanza
d’abuso, sostanza che, anche se non ancora sperimentata, potrebbe avere un
virtuale effetto terapeutico, in altre parole di ripristino omeostatico della
“disregolazione edonica” di fondo. L’assunzione della sostanza indurrebbe, nel
soggetto predisposto, l’apprendimento delle proprietà auto-terapiche nei confronti
del proprio disagio psichico. La “self-medication hypothesis” è stata proposta da
Khantzian rispetto ai D.U.S., in particolare in rapporto all’assunzione d’eroina e
cocaina.
Tutta sta roba per farci dire "si, si, non dico più che mi faccio perché mi piace, mi faccio quando sto male, va bene"
•
Qualche autore ha sostenuto, nell’ambito di studi sulla comorbilità psichiatrica delle
dipendenze patologiche da sostanze, che non è importante stabilire se la malattia
mentale precede o segue l’uso di sostanze, essendo la tossicomania di importanza
clinica sempre minore rispetto al disagio psichico cui si accompagna. [Silvestrini B.
Malati di droga. Le sostanze d’abuso: danni fisici e psichici, reazione individuale, difese. Milano:
Sperling Kupfer. 1995.]
E con questa chicca io mi fermo. Avete il pdf, se interessati
Quello che mi fa molto incazzare è che quando uno si fa è molto debole e butterebbe giù anche una merda, si sa. Chi, preparandosi una spada di coca, e vedendo che il colore non è trasparente e fico, ma bianco, spesso e pieno di merda da taglio, non se la inietta lo stesso, a costo di starci sotto?
Non si da’ del deficiente a uno che ti ha tradotto il testo dei Procol Harum.
ti arrabbi se ti dico che non l’avevo mica colto che lo facevi apposta e avevo pensato che eri un po’ deficiente?
🙂
Lo faccio apposta 🙂
e vabbè non ti incazzare, non è mica colpa mia se noblogs fa casino con i linchi 🙂
(in realtà sei uno stronzo, perché ora sono curiosa)
No ma lasciamo stare col forum. Grazie dei consigli, confermi quello che ho sempre pensato.
Neanche la coca iniettata da dipendenza fisica. Ma tanto oggi anche l’ero non è più un problema. Il metadone copre benissimo, e anche il subutex. Peccato che tutti i vecchi tossiconi a metadone siano passati a sperazzarsi di schifosa white e coca (di pessima qualità ) e i ser.t straripano di gente in coca che chiede come non rovinarsi del tutto, e in centro crisi c’era gente li solo per uso di coca, mai visto la roba. E in centro crisi ci scegli di andarci eh.
Poi sai se ti fai un pipponcello di baNba il mercoledi e due il sabato per me va anche bene.
Gestire la roba è il sogno di tutti i tossici
Per il forum: riprova, la terza volta magari sarai più fortunato 🙂
Per vedere il forum vai [url=http://prova.it]QUI[/url]
Confermi che la coca tirata non ti dà dipendenza fisica.
Apparte che distinguerei tra coca sniffata o fumata (non crack o coca lavata basata, ma coca) e coca iniettata.
l’effetto della iniettata è molto più devastante. Ho visto gente avere vere allucinazioni, cercare le buste fino a strappare i divani, cercare le buste in tasca agli sbirri etc. Moltissima gente sotto coca bucata ha la paranoia dei carabinieri. Io non ho allucinazioni ma se alcuni anni fa guidavo anche l’auto dopo una pera di coca, oggi non ce la faccio più, sono peggiorata, ho la fobia delle macchine che mi vengono addosso, ci metto un dieci minuti ad attraversare un incrocio, quindi OVVIO non guido. Ma sono peggiorata.
La dipendenza è tutta di testa. Non so te, ma chiunque che si fa di coca se ha in mano 1000 euro se li mangia in una serata. Ci si ferma solo perché finiscono i soldi. Vedi un po’ te.
Cmq dai test che ci facevano in centro crisi ci chiedevano se in coca sentivamo le voci, robe cosi. E per chi rispondeva di si, PARE si dica sia portato ad essere psicotico, insomma a sentire prima o poi le voci, con o senza coca.
Ma da quando la cocaina dà dipendenza? A me non mi risulta.