Aprito il frigo, prima. Una fetta di zucca, avanzata dal riso e zucca della settimana scorsa, sta marcendo, butto via. Contenitore di plastica arancio, quelli da frigo, apro, patata bollita avanzata pure lei non ricordo da quanto, butto via pure lei. Due fette di parmigiano, mezza fettina di limone, barattolo che ne manca un cucchiaino e poi è vuoto, di marmellata alle fragole. Una cipolla, un pezzetto di sedano e un litro di latte CRAI parzialmente scremato. Cosa c’è meglio di un frigo vuoto o riempito male per rispecchiare la desolazione? Il frigo è lo specchio dell’anima, direi. Aprita la dispensa, dopo. Anche le fette biscottate al malto son finite. C’è del pane di ieri e poi 80 mg di metadone in 4 bottigliette da 20 mg. Sono sola in casa, la pupetta non c’è e i figli servono anche per farti cucinare. Ma per me sola, una zuppa di pane e caffèlatte, atavico sapore che come cucinava la nonna nessuno cucina più, va bene assai. E mentre puccio senza ritegno il pane dentro il caffelattè, infilandoci le dita dentro fino alla seconda giuntura ossea, penso che se non avessero sintetizzato l’eroina per rimediare ai danni dell’oppio e non avessero sintetizzato il metadone per rimediare ai danni dell’eroina, a quest’ora magari nella mia dispensa ci sarebbe l’oppio e avrei potuto magari cucinarlo con la zucca per una torta. Ma la ricerca farmacologica è venduta al capitalismo, si sa.
Oppio nel sangue e anche negli anfratti della propria affannosa e faticosa esistenza. Leggevo questa frase, prima. Il libro, che proprio libro ancora non è, ma speriamo lo diventi, parla anche di borghesia assassina, disposta ad uccidere un popolo nel sonno, soffocato dai fumi dell’oppio. Sono quelle verità conosciute, un po’ come quella che l’eroina avrebbe distrutto il movimento politico dei ’70 (invece io dico che nei ’70 quelli che se la son data alla robba rinunciando alla politica, è perché avevano capito che tanto non cambiava un cazzo) che ti chiedi..chissà se chi scrive che l’oppio addormenta l’ha vissuta sulla sua pelle. COME DICEVA ARISTOTELE LE COSE CHE E’ NECESSARIO AVERE IMPARATO PER FARLE, E’ FACENDOLE CHE LE SI IMPARA. No, perché dico..ha pure ragione. Mai come ora, ho imparato quanto sempre di più l’oppio sintetizzato in tutte le versioni possibili serva a contenere. Approfondisco le mie cicatrici sulla mia pelle, scelgo di congelare le emozioni ed osservare più o meno in silenzio quello che succede intorno a me. E ho anche una maledetta voglia di fare l’amore, ma non trovo con chi. Rimandiamo al momento giusto, se ci sarà.
Vi racconto ancora una storia, una sola e basta, che sennò mi sembra di essere la Alda D’Eusanio. La racconto perché mi hanno detto che tanto in quel lavoro e in quell’ambiente me la dovevo aspettare prima o poi una storia così, è la norma, era solo questione di tempo, e infatti quel tempo è arrivato. Ora, nei dormitori hanno "diritto di precedenza" quelli che sono usciti dal carcere e hanno fatto un periodo di carcerazione superiore ai tre mesi (non chiedetemi il perché, è la solita storia delle leggi inspiegabili, nonché espressioni della stupidità umana). Quindi, spesso si presentano da noi coloro che in giornata sono usciti dal carcere e non sanno dove andare e tra i nostri ospiti, molti sono quelli che hanno avuto l’onore di conoscere le patrie galere. Uno di questi, 47 anni, aveva iniziato un progetto semilavorativo, una sottospecie di borsa lavoro, all’interno di un percorso riabilitativo. Una piccola presa per il culo diciamo.. Pagato 2 euro l’ora, cinque ore la mattina per tre volte la settimana a coltivare un parco, che fa parte del dormitorio, che prima di divenire il primo dormitorio pubblico comunale, era stato una scuola media statale. Per dire. Ed io ho seguito questo progetto per un mesetto, perché in quanto jolly per le sostituzioni, cioè tappo i buchi di assenze dei colleghi di ruolo, mi avevano mandata anche a fare quello, quindi coltivavo la terra assieme ai barboncelli, e mi piaceva pure, il parco è diventato bellissimo, tra l’altro. E la sera lui dormiva da noi, perché, per chi segue un percorso riabilitativo, c’è in progetto anche il posto fisso per dormire, quindi gli spetta più del canonico mese di posto letto. Quindi io, in quanto jolly, ovviamente ero jolly anche a fare i turni la sera e lo ritrovavo anche lì. Bella persona, mi piaceva (anzi mi piace, perché ancora lo vedo al lavoro) farmi raccontare le storie di carcere, chi rispettava chi, chi non rispettava chi, come funzionano le sezioni e tutte ste robe qui. Testina calda, era stato dentro per tentato omicidio, cioè aveva quasi ammazzato uno per una lite etc etc. "E’ adeguato, rispettoso, ha anche la testa sulle spalle, ma è uno che se perde la testa il coltello lo usa per davvero" opinione diffusa tra i miei colleghi.
Alcune sere fa dunque entro in turno, apro la struttura, faccio l’accoglienza (che vuol dire andare ai cancelli e prendere i nominativi di chi è arrivato per cercare di avere il posto per una notte e fare entrare invece chi ha già il posto fisso) e lui si presenta abbastanza alticcio e molto polemico nei riguardi di un altro ragazzo che la sera prima non aveva rispettato il suo turno cucina, ma, diceva, l’aveva scavallato. Vabbe’ classica situazione cazzata che si prende come scusa per far casino quando si ha voglia di fare casino. E lui ne aveva parecchia. Alticcio e stanco della vita fuori, si lamentava di quanto fossero faticose tutte quelle ore al freddo senza un posto dove andare, neppure per pisciare. I dormitori aprono alle 20 di sera e chiudono alle 8 del mattino. Dalle 8 alle 20 quindi, non c’è cristo che tenga, sono tutti per strada a fare solo loro sanno cosa. Succede quindi che siamo in ufficio io e il mio collega, che lo stiamo ad ascoltare. Succede che entra in ufficio l’altro tipo, quello che non l’aveva rispettato in cucina la sera prima. E succede che succede il patatrac. Ecco lo stronzo di cui parlavo attacca lui. Potete immaginare la reazione dell’altro (c’ero pure io che sono donna..orgoglio testosteronico ferito..) Stronzo accchi?? ribatte, gonfiandosi come un galletto. Non doveva dirlo, proprio no, perché da lì iniziano i codici di comportamento carcerari. Tira fuori il coltello e il mio collega (che già aveva ricevuto una coltellata un mese prima, ma questa è un’altra storia) è visibilmente spaventato e urla Nooo mentre con una sedia tenta intanto di ripararsi e poi di fermare il tipo col coltello. Io sono dall’altra parte della scrivania, e il noooo del collega mi terrorizza più di quanto già non lo sono per la situazione in sé, e cerco di fermare l’altro, che è visibilmente terrorizzato, ma continua a fare il galletto perché proprio non può farne a meno. Il tipo, il coltello lo usa davvero, ricordo pensavo in quel momento, e mi cagavo sotto.. "Non me ne frega un cazzo se mi arrestano, anzi sono contento, io ti ammazzo" intanto urla lui. E mentre il mio collega con la sedia tenta di spingerlo fuori dall’ufficio, io trattengo l’altro. Sarà la disperazione.. ma gli strappo tutto l’accappatoio che indossa, perché poco prima avrebbe voluto farsi una doccia. Sembrano non calmarsi, le urla aumentano, fuori dall’ufficio sono una decina a guardare e non dire nulla, niente di niente, nessuno si muove, nessuno tenta di intervenire. Io sono disperata, guardo il tipo del coltello gli urlo di non farmi spaventare così, di avere pietà di me, di smetterla perlamordidio. Io non so se sia stato questo, ma sembra rinsavire per un momento, mi guarda, poi esce dall’ufficio, si avvicina alla porta d’uscita e urla Vieni fuori, che ti ammazzo fuori. Insomma decide di lasciare perdere. Perché se avesse voluto fare un disastro, lo poteva fare per davvero.
Io lo seguo fuori. Intanto il mio collega in ufficio sta con l’altro e chiama, per forza di cose, il 113. Ci sediamo tutti e due sui gradini e lì il momento si fa ancora più pesante. Una pesantezza differente, ma di certo non più lieve. Perché scoppia in un pianto disperato, ma così disperato che lo sento dentro anche io, con quelle lacrime così vere che fanno scendere anche le mie. Non so..sarà lo spavento di prima, sarà la sua disperazione, ma anche io piango quasi a dirotto. Marinella non ce la faccio più. Non posso vivere così, è meglio la galera. Io voglio tornare in galera. Almeno lì ero LIBERO. Avevo da mangiare, da dormire, una tivu’ ed ero rispettato. Qui è troppo difficile, ho 47 anni, non ce la faccio a recuperare. Per fare la pipi devo prendere due tram. Per fare colazione, devo andare alla mensa. Per il pranzo devo andare ad un’altra mensa. Aspetto 167 € di sussidio da mesi e non arriva e non si sa perché. Ma anche se arriva, che faccio con 167 €? Ho conosciuto te qui, tu…sei una donna, sei una bella donna..mi piaci e ti voglio già bene, ma come posso io pensare di poter interessare ad una donna? Cosa posso offrirle? E continua a piangere. Intanto arriva la polizia e lui mi dice che vuole farsi arrestare, che è l’unica soluzione sensata per la sua vita. Allora provoca gli agenti, uno è giovane, è un poliziotto, come tutti i poliziotti se la tira e lo tratta male. Lui gli dice di trattarlo come una persona, che non è una bestia e fa per aggredirlo. Gli saltano addosso in due, lo gettano a terra, faccia a terra, braccia dietro la schiena, gli infilano le manette. Talmente strette che sanguina ai polsi. Lui è a terra, mi guarda e mi dice Marinella finalmente mi arrestano. Io non ce la faccio più a vedere, entro dentro, chiedo al mio collega di stare un po’ lui fuori, che devo riprendermi. Non lo arresteranno, lo porteranno solo via per quella sera…So da lui, me l’ha raccontato, perché l’abbiamo riaccolto (a condizioni particolari, la violenza non è mai tollerata) che ha continuato a provocare per farsi arrestare, ma non l’hanno arrestato, gli hanno solo rotto due costole e poi lasciato andare..
E ieri sera, altro jolly, altro turno, diverso dormitorio..un’altra persona che appena uscita dal carcere, ieri l’altro solo, mi diceva di volerci tornare, almeno per passarci l’inverno. Che libertà avrei io fuori? Quella di camminare al freddo 12 ore?
Esco di rado ma osservo molto
come vedi
alla vita mi vendo tutto
dalla testa ai piedi
la vita è un ballo verticale
si impara un passo al giorno
il prezzo dei passi sbagliati
è un brutto foglio di via
cioé non c’è ritorno
Auguri di Buon Natale vecchia…
La vita non è che una ricerca continua di qualcosa a cui aggrapparsi. Ci si alza al mattino per ritrovarsi, uno stock d’ore più tardi, di nuovo a letto, tristi pendolari tra il vuoto di desideri e la stanchezza. Il tempo passa e ci comanda con un pungolo sempre meno fastidioso. Obbediamo senza la fatica di dir di sì.
La morte si sconta vivendo, scriveva il poeta da un’altra trincea. Possiamo vivere senza passione e senza sogni — ecco la grande libertà che questa società ci offre. Possiamo parlare senza freni, in particolare di ciò che non conosciamo. Possiamo esprimere tutte le opinioni del mondo, anche le più ardite, e scomparire dietro il loro brusio. Possiamo votare il candidato che preferiamo, chiedendo in cambio il diritto di lamentarci. Possiamo cambiare canale ad ogni istante, caso mai ci sembrasse di diventare dogmatici. Possiamo impegnarci utilmente e, se proprio non sappiamo scrivere, diventare giornalisti. Possiamo fare politica in mille modi, anche parlando di guerriglie esotiche. Nella carriera come negli affetti, possiamo eccellere nell’obbedire, se proprio non riusciamo a comandare.
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cla, è mero plagio.
Ai ferri corti con l’esistente è un libriccino (prezioso) edito da NNedizioni, € 3.
anche a me piaceva il titolo, l’ho rubato. Copyleft 😉
sopra, un estratto.
“ai ferri corti con l’esistente”
crei poesia e immagini con le parole, continuo a leggerti con stupore e curiosità.
La rana porno non la capisco tanto bene neanch’io, però è il delirio di un amico (göla) e quindi ha sicuramente un significato bellissimo!
La tua storia della ranocchietta sembra molto convincente.
Mo’ ti scrivo…
E dunque come si fa? Tieni presente che io domani sera lavoro (te pareva)
ma fino alle 17.00 ci dovrei essere
la mia mail tro@ecn.org
manda il telefono
ma la rana porno io mica l’ho capita!
invece ho ricevuto in questi giorni una filastrocca metafora su una ranocchia che viene bollita poco per volta e fatta secca proprio perché l’acqua scaldandosi poco per volta l’ha fottuta. Se invece l’avessero buttata dentro con l’acqua bollente, di reazione, sarebbe saltata fuori e si sarebbe salvata.
Ecco, la ranocchia, non è neppure da spiegare, che siamo noi, nevvero???
Molto carina comunque questa metafora
ciao, fammi sapere
trollina, domani sono a Torino. Alle 9.30 sarò in Corso Regina Margherita 400 e poi partirò con il corteo degli operai Thyssen. Non so che percorso faremo… dai fai un salto!
Evviva i tuoi 42 suonati con grande maestria!
baci
slavina: vedi che prima o poi mi ritrovi a Barcelona eh! Fra un po’ la tua pupina farà un anno, il 14 dicembre, io mi ricordo, che è una data cara anche a me sai?? ;P
Suspiria: grazie! tutto bene?
abe, un bacio
Novus..solo tu, solo tu puoi 🙂
Tanti auguri bimba. Sei sempre la solita, meravigliosa tro.
Sisi sono io tro 🙂
Era solo la prima volta che commentavo..
mi piacerebbe avere un gruppo per invitarti a fare la vocalist
o anche solo saper suonare i compiuter che oggigiorno basta.
invece mi limito a invitarti a casa mia, quanno te pare
a fare una vacanza catalana quando potrai e vorrai.
L’altra sera, mentre davo sfogo al mio istinto abitudinario del poker con gli amici, avevamo messo su il film “l’uomo che fuggì dal futuro” dove il protagonista (THX 1138), che vive in un mondo tenuto a bada con le droghe, decide di smettere di drogarsi e così viene incolpato di quella cosa là che ti ho scritto.
Non so adesso come stai messa tu a droghe, ma mi piaceva e te l’ho voluto scrivere lo stesso! 😛
E’ un rischio che comunque corriamo sempre tutti e mi piace perché può essere interpretato secondo più chiavi di lettura.
ti leggo, ti ascolto e ti penso sempre con un mare di affetto. a presto..
abe..grazie. Ma..sei tu? sei abe?? 🙂
HCE:
no, no, è uno scritto di un amico. Che spero possa diventare libro. Per lui e per noi che potremo leggerlo.
A propo’..
al di là del fatto che io non ce la farei proprio a scrivere un libro..non saprei cosa, non ho fantasia, e un foglio bianco mi ferma.
a me piace raccontarmi sul blog proprio per il calore che sento. Cioè io scrivo (e credimi non ne ho la pazienza quando sono in amministrazione, vorrei già aver finito di raccontare 😉 perché so che voi leggerete e mi lascerete un commento, un saluto, una critica, un bacio. A me di mettermi davanti ad un foglio bianco per scrivere proprio no. Non ne ho la vocazione. Come invece vorrei avere il coraggio di mettermi a cercare un gruppo e fare la vocalist. Ma a parte che avrò 42 anni suonati giovedì 4 prossimo e quindi mi sembra un po’ tardi..ho sempre avuto il terrore che quelli del gruppo mi fischiassero e mi dicessero senti..vai a fare la dattilografa dal commercialista, ti vedo meglio.
Anche se..me la tiro? me la tiro!
anche se..io ho già cantato in un teatro qui a Torino. Solo voce (io) chitarra e bonghi. Avevo interpretato Diamante di Zucchero (ahahahhah)
Va bè..ero stata applaudita!! Ma mi tremavano le gambe, ero rigida come un legnetto…però dai non mi avevano fischiata.
Ma tornando ai libri.
Ma tu pensi tra l’altro sia facile pubblicare? sai che anche li funziona con i calci nel culo?? che se non conosci, potresti essere anche Hemingway, ma nisba eh…
crocco: sono grande perché vado a farmi tirare le coltellate o che? ;P
Novus: a sto giro non ti ho capito. Spiega!!!!
e ciao a tutti!
Ehi, se continui così finirà che ti condanneranno colpevole di astinenza alla droga con l’aggravante della trasgressione!
sei una grande….
….senza parole
un’altra storia che ti legge e ti lascia senza parole. complimenti.
ma il libro in lavorazione a cui accenni?
vuol dire che ti sei messa finalmente a scrivere?
nel caso, in bocca al lupo!
Vorrei scrivere qualcosa di pertinente e di sensato quando invece non c’e’ niente da dire.
Mi commuovi sempre 🙂