Com’è dura quando ti manca il fiato e ti tira tutto all’altezza dello stomaco. La chiamano ansia libera, non ce la faccio più, ho costole divaricate e disossate, sono tutte corde della mia arpa, mi rilasso solo se mi stendo a letto e respiro forte, cupi tamburi battono le reni, se continua così torno a bere almeno 10 mg, ho muscoli da uomo e muscoli da cane, deve essere l’età, ho acqua agli occhi benedettoiddio e fremiti alle dita, mi sento mancare e tossire, ho corde al collo e trappole alla vita, ho pensieri da uomo e pensieri da cane. Specialmente da cane.
Dopo il confronto del "pelino", chi ti aveva confrontato scriveva un foglio e lo passava al vaglio in ufficio e supervisori e ispettori valutavano la gravità del richiamo da fare e relative conseguenze. Tu invece che eri stato confrontato scrivevi un biglietto, specificando il sentimento che avevi provato durante il cfr, e destinato a chi ti aveva rotto i maroni. Tipo: -Da M. a Pirlone: Quando mi hai confrontata ho provato solo rabbia ti avrei rifilato un lordone e mandato a fare in culo, firmato M.– e poi lo infilavi in quella che era chiamata cassetta sentimenti dove finivano tutti i bigliettini della giornata di tutta la comunità. Due volte la settimana veniva svuotata, dai supervisori e ispettori, e in base a chi aveva scritto il bigliettino a chi, venivano organizzati i cosiddetti gruppi dinamici. Dinamici perché appunto cambiavano le persone al loro interno e potevi cambiare gruppo dopo aver portato i sentimenti alla persona che ti aveva confrontato per il pelino e andare da un’altra che ti aveva confrontato perché magari avevi sbuffato. Si stava tutti in cerchio, eravamo circa 15 e tre erano i gruppi, e tu ti mettevi di fronte il tuo aguzzino e iniziavi a tirare fuori, con astensione di giudizio. Cioè mica potevi dirci ho provato rabbia perché sei uno stronzo roNpicazzo, ma tutto doveva essere rivolto alla tua persona, ovvero come ti eri sentito durante il confronto e perché. E dovevi urlare, urlare, urlare e tirare fuori. Era un casino, ma tutti lo facevano e dopo un po’ ti veniva naturale. E poi si scavava dentro, con l’aiuto di tutti gli altri, che la rabbia di solito copre la vergogna, la vergogna copre la paura del giudizio degli altri, e in ultimo il giudizio che hai di te stesso.
E poi c’erano i gruppi statici, perché fatti sempre con le stesse persone, praticamente i cosiddetti psicodrammi. Quando lavoravi tu, ti potevi scegliere una persona che ti ricordava tuo padre, aggressivo se tuo padre era stato con te aggressivo e via così, e tornavi indietro nel tempo, parlandoci al presente al tipo che faceva finta di essere tuo padre. Lacrime e urla anche li, e vabbè.
Però le cose più carine erano gli shut-down, dove non potevi parlare con nessuno, dovevi stare in piedi tutto il giorno, chiedere permesso anche per bere e per mangiare, comunicando soltanto con il s/v che ti seguiva, tramite fogliettini scritti. Se cadevi in shut-down, come me, per non controllo dei sentimenti, dovevi lavorare su quel problema, ovvio. A volte durante lo shut-down c’erano delle esperienze educative particolari, tipo travasare l’acqua da un secchio all’altro col cucchiaino per tutto il giorno, pulire lo stesso specchio per riflettere su sè stessi, girare con una pistola in mano o vestito da fighetto per chi se la tirava. Una volta, era poco che ero entrata, e la famiglia (così ci chiamavamo) era tutta a tavola. Un tipo, già ispettore, la mattina aveva fatto finta di essere malato. Ci avevano quindi tirato l’hair-cut e poi era caduto in shut-down. Mentre mangio vedo arrivare questo in pigiama e vestaglia, accompagnato da un s/v. Silenzio di tomba nella sala. I due si siedono al tavolo centrale, mangiano sempre in silenzio, poi ad un certo punto il s/v si alza e dice ad alta voce "Scusate, Vincenzo dice che sta poco bene, si sente la febbre, dunque interroNpe il pranzo, si scusa con la famiglia, ma torna al piano di sopra". Ecco, lo avevano relegato per dieci giorni in stanza a fare il malato, con tanto di visite con the, ma non poteva più comunicare con nessuno. A me era scappato da ridere quella volta, mi avevano beccata e subito dopo ero andata a bussare nella stanza dei caziatoni. Caziatone, e poi Vai a pulirti un cesso, va.
Bè, però quando diventavi s/v la figata era organizzare il tipo di shut-down per gli altri, anche se tu eri seNpre a rischio di caderci, fino alla fine.
Il fantasma della suora. Ero già ispettore, non partecipavo più ai gruppi, li organizzavo solo. Un giorno, finiti i gruppi ero con un’altra tipa, anche lei isp. e sentiamo urlare. Ma chi cazzo è, i gruppi sono finiti, ci diciamo. E poi di nuovo, una voce di donna, altre urla. Facciamo il giro di tutta la c.tà, nessuno. Mai saputo chi fosse, sempre piaciuto pensare fosse il fantasma
Inseguo qualcosa che migliori profondamente
ma la storia è inabitabile, è labile
e il suo tempo non vale niente
Meno che umano sto fra le gambe del mondo
lubrificato, facile
con la faccia di terra e di gesso
maledetto tirasegno futile
Accoltellato alle radici
gonfio di canto come una tromba suonata da un dio
senza note di passaggio
solo un vortice tardo, barbarico
🙂
anzi per tutti e tre.
prima ero di corsa che pagavo la connessione.
Salynitro: credevo che del mio blog guardassi solo le figurine 🙂
cla: a presto, spero
novus: tantissimi tox vomitano prima di sniffare, solo per l’odore 🙂 per il resto, mi trovi d’accordo, anche se non è bello dirlo :), però aggiungo, che la roba ti porta ad isolarti da solo anche.
ciao tutti!
🙂
per tutti e due
Secondo me i tossici si differenziano dalle altre persone perché hanno meno paura di provare dolore.
Ad un’analisi superficiale si direbbe il contrario, dato che sembrano utilizzare l’eroina per “fuggire dalla realtà”, ma andando nello specifico di ogni singolarità spesso si ha a che fare con persone che non si tirano indietro di fronte a nulla (o quasi).
Se non fosse per il tranello chimico degli enzimi che li parassitano a morte, i tossici potrebbero godere di un grande rispetto fra le genti.
tornata da poco, ti leggerò con calma e intanto ti saluto!
No non ti sto prendendo per il culo, anzi trovo che il fatto che tu scriva la tua esperienza senza veli sia molto importante, per te che scrivi e per noi che leggiamo.
Ma questo te l’avevo già detto.
eh dicono che i tossici siano dei deboli deboli deboli.
Io direi piuttosto dei sensibiloni, ne convieni
(ma non è che mi prendi per il culo?)
Trovo la tua testimonianza estremamente importante. Brava!!!