Credo di avere fuso l’hard disk e perso tutto, foto mie, di amici, di lavoro, mp3, curriculum e programmi vari, compreso photoshop, e mi vedo costretta con quello nuovo a ridimensionare, quando ci riesco, le foto sul blog e farle diventare tutte storte. Intanto per recuperare un po’ di ricordi ho chiesto ad un paio di amici sparsi, che avevano qualche foto mia se per caso potevano rispedirmela. E devo ringraziare Fantom, che ieri mi ha fatto una graditissima sorpresa.
Mi è arrivata una foto, persa pure questa in un crash anni fa e che manco ricordavo più, ma che mi ha emozionata e catapultata nei meandri dei ricordi.
E poi il 7 ottobre saranno 15 anni che lui non c’è più.
Avevo tredici anni quando vidi il primo concerto dei Nomadi. Il palco, quattro assi di legno, due luci in croce, e lui, Augusto. Una bestia da palcoscenico. Lo ricordo come fosse ora cantare "Joe Mitraglia" e urlare "quei maledetti dai manganelli neri" col pubblico rosso in delirio. La formazione era ancora quella di un tempo, quella del concerto con Guccini, con Umbi Maggi al basso, Christopher Patrick Dennis chitarra e violino e Giampaolo Lancellotti percussioni. Il pubblico, comunisti giovani e meno giovani, hippies, bellissime ragazze dai lunghi capelli biondi e vestiti a fiori. Credo che se non avessi conosciuto i Nomadi così non li avrei amati così. I loro dischi sono altra cosa, e le canzoni, diciamocelo, sono semplici e a volte anche scontatine, ma io le ho amate quasi tutte. Proprio perché per me i Nomadi erano i loro concerti dal vivo. Ma se devo ricordare i Nomadi incisi, allora vale la pena citare il magistrale "Nomadi interpretano Guccini" vecchissimo album, che mi dispiace per Guccio, ma mai ho sentito interpretazione migliore delle sue canzoni, neppure da lui.
E poi anche "Noi ci saremo".
Chi ci crede più alle favole, d’altronde Peter Pan non lotta più, ha venduto il suo pugnale, Capitan Uncino manda Wendy a battere sul viale, Hansel e Gretel hanno fondato una fabbrica di cioccolato, l’Isola Incantata è già stata lottizzata e Alice nelle bottiglie cerca le sue meraviglie. Ma per me i Nomadi sono stati una favola. Bella e triste. Non ricordo il numero di concerti che ho visto, credo una settantina, perché loro in Piemonte venivano e vengono spesso e poi mi bastava telefonare a Maurizio e chiedergli se mi faceva trovare due biglietti omaggio. E da Maurizio, io e mia sorella, che sempre veniva con me, ci facevamo pagare pure i panini prima del concerto. Ai tempi manco c’erano le transenne, ti avvicinavi a loro quando volevi, e mi ricordo che una volta in camerino chiesi ad Agusto di cantarmi "Asia", e lui mi rispose "Stasera te ne faccio una ancora più bella" Era "Canzone della bambina portoghese", che poi cantò per anni dal vivo.
Io e mia sorella ai concerti facevamo sempre un po’ di casino, oramai ci conoscevano tutti, il servizio di sicurezza soprattutto, che ci teneva d’occhio, perché alla fine del concerto riuscivamo anche a infilarci sotto il palco di nascosto e passare dall’altra parte, e una volta lì ci stavamo, e ci divertivamo a torturare il gruppo. In mezzo ad altra gente che chiedeva autografi e li adulava, io e mia sorella arrivavamo da Cico il chitarrista e gli toccavamo il culo. Oppure gli rubavamo baci sulla bocca a tradimento. Oppure andavamo da Daniele il batterista e ci dicevamo "Per favore mi faresti accendere con quel tuo clipper sfigato?". Oppure andavamo da Dante il bassista e ci dicevamo "Senti aspettaci un attimo per l’autografo, che prima andiamo da Augusto". Oppure da Beppe Carletti, a lui ci baciavamo le mani e lo chiamavamo Papetto e ci dicevamo "Senti un po’, ma che cazzo di canzone è "Il tavolino? è orrenda" E una volta quando Augusto stava raggiungendo l’auto per andarsene e pure gli altri, mia sorella lo rincorse urlando "Augustooooo aspettami vengo anche ioooooo, aspettami ti pregooo" E Augusto "Ma dove vuoi venire?" E mia sorella " Al Cantagirooooooo". Ricordo che la moglie di Daniele, il batterista, rideva come una pazza. E anche io. E credo che pure loro fossero divertiti da noi, perché concerto dopo concerto si prendeva confidenza e Cico quando ci vedeva urlava "Quelle due li noooooo, non fatele avvicinare, mi toccano il culo" Oppure Dante, vedendo mia sorella con un pajo di jeans tutti tappezzati con pezzi di tappeti esotici le diceva "Tu con quei jeans da Augusto non ci vai".
E solo due anni fa, quando suonavano a dieci chilometri dal posto in cui vivo e pioveva a dirotto, concerto annullato, ed io e mia sorella sapendo che stavano cenando in una birreria, avevamo deciso di fare un salto. Tutta la gente fuori che aspettava, ma..la moglie del batterista che si ricordava di noi, ci aveva fatto entrare. E ci eravamo sedute a tavola "Fetta di torta anche per me, grazie, caffettino, si grazie, digestivo, perché no" Tutto a sbafo, sedute vicino a Cico, tentando di toccarci il culo, con la sicurezza che ci guardava con odio" E quella volta che entrammo nell’auto di Cico ed io rubai una cassetta musicale. Una volta a casa l’ascoltai e c’era incisa una voce da fichetto accompagnata da sola chitarra, ma le canzoncine non erano male. Quando telefonai a Cico, lui mi chiese "M. per caso hai preso una cassetta?" Ed io "Si" E lui "Io..io..io..quelle sono incisione mie, è l’unica copia che ho, io..io..io..ti ammazzo, il copyright, io ho bisogno di quella cassetta è inedita.." Ed io per tutta risposta gli canticchiavo un pezzo di canzone che avevo imparato da quella cassetta "Il loto nasce nel soleeeee" E lui "Ecco, sentila". Gli rimandai la cassetta e un paio di anni dopo incisero "Il vento del Nord", che era esattamente la canzone che canticchiavo.
E poi pero’ morì Dante in un incidente stradale e il primo concerto senza di lui lo fecero dalle mie parti, senza il basso. Il suo posto era vuoto. E Augusto a metà concerto, ricordandolo disse "Non è giusto, muoiono sempre le persone migliori" E scoppiò in un pianto irrefrenabile e piangevamo tutti. E poi pero’, era il 92 ed io avevo organizzato un loro concerto con l’Associazione calcio del paese dove lavoravo. Doveva essere il 21 Settembre. Avevo già ricevuto cartelli pubblicitari e i biglietti siae, ma intanto qualche concerto loro venne rinviato. Augusto non stava troppo bene si diceva. Non capivo, volevo capire. E quando a Parma incontrai Cico e mi disse "Se avessi potuto prevedere tutto questo, forse non avrei mai accettato di suonare nei Nomadi. Troppa sofferenza" E allora capii che Augusto stava morendo. E Cico mi fece ascoltare l’ultima sua incisione "Un bersaglio al centro" con Aida Satta Flores. E poi mi arrivo’ il certificato medico, che mi diceva che il concerto doveva essere rinviato perché Augusto Daolio aveva problemi di salute. E poi mi telefono’ il 7 ottobre alle otto del mattino Lorenzo, organizzatore dei concerti in Piemonte per dirmi "E’ morto stamattina, vuoi venire ai funerali?" Non andai al funerale, perché mia sorella non poteva venire e non potevo farle uno sgarro cosi. Ma con lei piansi per giorni.
Mia sorella vide il suo ultimo concerto, in quel di Masone sulle montagne genovesi. E mi ha raccontato che lo portavano a spalle, che aveva cantato da seduto, che aveva una voce bellissima, e che un tipo gli aveva urlato "Augusto sei finito" e lui gli aveva risposto "E tu sei contento?"
E ora, quando ascolto "Io vagabondo" dal vivo, la canzone con cui chiudeva sempre i concerti non posso fare a meno di ricordarlo sul palco a cantare, mentre mia sorella ed io ci organizzavamo per andare a fare casino a concerto finito..
Lui è il mio amico Cico Falzone. La foto è di dieci anni fa circa, scattata, mi sembra di ricordare, al Palazzetto a Torino. Io sono rannicchiata, non sono così piccolina, in realtà il nanetto è lui.
Ciao Ago, no anzi, ciao Gustu, come ti chiamavamo qui
http://www.pearljamonline.it/index2.htm
Soccia chi è quella gran gnocca tutta rannicchiata? Me la farei di brutto…