Non amo i necro, scusate il termine, ma Marco io proprio non posso non salutarlo anche qui. Leggo ora, prima dal blog di caparossa e poi su indy Roma che ho aperto immediatamente, che è morto ieri notte Marco Melotti, karletto, il suo nickname per le liste di movimento.
Marco per me è stato un poco padre, e di questo ne ridevamo insieme, (eravamo arrivati al compromesso che potevo chiamarlo zio, anzi ziotto porcellotto, in senso buono, ei) lunghe sue telefonate per tirarmi su quando proprio ero a terra, uno dei pochi, diciamo l’unico, con una sensibilità così grande da aver colto e aver tirato fuori un po’ di dolore che c’era in me, in un momento mio di down vero e proprio. Lunghe telefonate sulla politica e sulla storia, che io sono ignorante, e se oggi ne so qualcosa in più su come funziona il mondo lo devo anche a lui.
E poi la sua grande ospitalità a Roma per me e mia figlia. E quella sua frase, per il mio dramma di madre con sensi di colpa, quando ci aveva viste abbracciate, sul suo divano. Ho provato una sensazione molto bella a vedervi abbracciate, date l’idea di una madre che dona e di una figlia che cerca. E aveva incaricato un amico, compagno archeologo, di accompagnarci in giro per i classici monumenti di Roma e la sera, non poteva mancare il salto in Trastevere a mangiare. Anche li, accompagnate da amici/compagni suoi, obbligatoriamente, niente proteste, offerto da lui. E la sua casa era piena di amici.
Non lo sentivo da un po’ di mesi, avevo perso il suo numero di telefono quando avevo perso il mio cellulare, ho avuto tutti i casini miei, ed io a volte sono un po’ così..ma ieri, ma cristo proprio ieri, pensavo a lui e mi ero detta che ci avrei mandato una mail.
Lo saluto, con tutto il mio dolore e con queste parole da My way, versione di Nina Simone che gli avevo masterizzato e per la quale non smetteva di ringraziarmi
I’ve loved, I’ve laughed and cried
I’ve had my fill, my share of losing
And now, as tears subside, I find it all so amusing
To think I did all that
And may I say, not in a shy way,
"Oh, no, oh, no, not me, I did it my way"
Ei, Marco, ti abbraccio forte ancora una volta. Marinella
“un suo articolo che parla di Marx in modo del tutto eretico, cioè in quanto vero padre dell’anarchismo teorico. In contrapposizione ad altri sedicenti libertari, tipo Bakunin, che secondo Marco rappresentavano i veri autoritari.”
Se non proprio autoritari, comunque dei gran casinisti alla stregua d’un Mazzini, cacciato dalla prima internazionale con l’accusa di “cospirazionismo”. Marx era contrario difatti alle formazioni clandestine, preferendogli l’organizzazione di massa. Laddove naturalmente fosse ciò possibile.
Sì, ma di Melotti tu che cazzo hai da dire? E Francone, e Sbancor, e l’ormai dimenticato Frisullo? Qui si piange la morte d’un compagno e te la continui a tirare con Marx…
Chi era Melotti… Vuoi sapere chi era per me Melotti?
Melotti era il sottoscala attufato dove potevi fare incetta di vecchi libri e manifesti dell’FCL, il ciclostile a manovella, il manifesto di Marx in vestaglia che scende dalle scale o che esclama “Mon Oie” (battuta che non ho mai capita), il coordinamento del proletariato giovanile, le dispense della Libera Università dell’Alberone, la sede dei Cobas, le volte a botte, la tensione per quella finestrella e la vicinanza con Piazza Tuscolo, e tante altre cose. Capisci te perché è difficile parlare di Melotti… è una cosa che una vecchia cariatide autonoma, paranoica e diffidente, trova difficoltà a mettere in rete.
Non ho conosciuto personalmente Melotti, o forse sì, tra noi ci chiamavamo tutti Ciccio, magari abbiamo anche cenato insieme vai a sapere. L’ho conosciuto tramite gli articoli di Vis-a-vis e le lezioni di Marxismo, ho sbirciato voyeuristicamente tra le sue pubblicazioni, i battibbecchi con B., gli interventi di M., costretto in un ritiro con poche finestre aperte sul mondo. Le sue teorie possono essere state incomprensibili od opinabili, machissenefotte. Ciò che è carne e sangue è superiore ad ogni filosofia.
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Fu quando arrestarono Carlo
che organizzammo un concerto
per liberarlo
restando fuori all’aperto.
Fu quando sui suoi libri attenti
cantando ignorammo contenti la Storia.
Fu quando picchiarono Carlo
in carcere a Marassi
che incominciammo a pensarlo
senza tirare sassi.
Il nostro Carlo che bene o male
aveva scritto il Capitale
il nostro Carlo che dalle lotte
tornava a casa con le ossa rotte.
Fu quando con prove false e distorte
lo condannarono a morte,
quando si schierò il plotone
per l’esecuzione.
Con un sorriso falso e cretino
ci mettevamo un orecchino
e pensavamo con vero dolore
a piangere un altro compagno che muore.
Fu quando all’ultima ora
giunse la grazia
con telegramma urgente
dal Ministero della Giustizia.
Ci domandammo senza i volantini
come potessero essere i giudici
tanto cretini.
Fu quando comprarono Carlo Marx
che come Gesù Cristo
sotto una Chiesa sbagliata
nessuno l’ha più visto.
Ricomperammo le nostre cravatte
e ci tagliammo i capelli
senza nemmeno più il dovere
di sentirci diversi e più belli.
è una traduzione di Maximilien Rubel curata da lui, mi sa, sai?
Io i pipponi analitici di Marco mica riuscivo a leggerli, glielo dicevo, molto meglio a voce, come ci dicevo anche che c’aveva la capa con la fronte alta per fare spazio al cervellone. Uguale al suo amato Marx!!
Merda, ancora un abbraccione, come diceva lui, al mio ziotto porcellotto. Cia’ Marco
In questi giorni in cui Marco viene ricordato, ho avuto modo di conoscerlo.
Nell’homepage di Carmilla c’è un suo articolo che parla di Marx in modo del tutto eretico, cioè in quanto vero padre dell’anarchismo teorico. In contrapposizione ad altri sedicenti libertari, tipo Bakunin, che secondo Marco rappresentavano i veri autoritari. Minchia, ci vuole un bel coraggio!
E’ una cosa che ho sempre pensato anch’io, ma non credevo fosse spiegabile in modo così completo.
http://www.carmillaonline.com/…02783.html#002783
Per me è un peccato non averlo conosciuto prima.