Faccia da educatore
Credevo di aver finito di parlare di tram, invece la saga continua perché ci passo un quarto della vita sopra. E poi, dato che il mio iPod nano da 30 pounds è morto, non posso più ascoltare la musica fino a data da destinarsi, credo il prossimo stipendio di febbraio. E se non ascolto musica, non dormo o non leggo, mi guardo per forza in giro e mi relaziono, diciamo. Stasera, dopo quasi un’ora di viaggio, prendo, per noia, la parola con la mia vicina di sedile, seduta di fronte a me. Mi era piaciuta a pelle, perché nel sedersi, con un largo sorriso piuttosto che una silurata, mi aveva chiesto iNplicitamente di ritirare le mie gambe spaparanzate qui e là, per farle spazio. Quindi, circospetta e un po’ randagia, ho provato a condividere con lei la mia rottura di coglioni per l’ora di tragitto, perché, pazienza quando una ne deve cambiare due di tram e di solito quello dopo passa sotto il naso che anche se corre lo perde lo stesso per un nanosecondo, oppure fa ritardo e poi ne arrivano tre insieme. Ma un’ora di percorso sullo stesso tram, cazzo, indipendentemente dal traffico, è un incubo. Scambiamo quindi le prime battute scontate e poi le racconto di lunedì scorso, che al lavoro, nonostante mi trovassi in mezzo al turno di due notti, domenica e lunedì, e quindi ufficialmente esonerata, mi avevano chiesto/pregata di partecipare lo stesso alla riunione del lunedì pomeriggio, il che voleva dire: farmi la notte la domenica, staccare alle sette del lunedì mattina dopo, viaggiare un’ora per rientrare a casa, viaggiare un’altra ora per ritornare in comunità per le 13.30, fare la riunione e la supervisione clinica fino alle 17.00 circa, viaggiare poi un’altra ora per ritornare a casa, e poi alle 21.00 viaggiare un’altra ora per ri-ritornare in comunità per l’altro turno della notte, quello del lunedì sera. Ecco. Quattro ore di viaggio sul tram, che si fa prima ad andare in Toscana per farsi un bagno al mare. Ecco, le stavo spiegando questo che lei mi dice "Sei un educatore, vero? Lo sapevo. Sì, lo sapevo. L’ho capito appena ti ho vista!" "Eh?" le dico, rincoglionita. "Si, hai la faccia da educatore, ti vesti come un educatore, ahhaha, l’ho capito subito, appena seduta" "Eh?" Ridico. E rido. Che devo fare? Rido. E poi mi guardo i vestiti, i vestiti da educatore: pantaloni marron, sciatty e larghi con tasche, costo 5 pounds (ei Simo, come quelli neri, che ora ho buttato via, ma più larghi e con più tasche, 🙂 tu sai) e poi scarpe da ginnastica, nere, queste più care, che io con le scarpe ci devo viaggiare bene, 40 pounds, marca Vans, leggo ora che scrivo, mai sentita prima." Anche io sono educatore, lavoro al [cut devo mangiare anche io] " prosegue. "E magari con i malati di AIDS" dico io. "Si! Quattro anni ho lavorato con i malati di AIDS, ma ora basta, sono negli uffici". "E il [cut] ora paga gli stipendi?" chiedo io. "Si, ora si. Anche gli educatori devono mangiare, lo so che è squallido pensare ai soldi in mezzo a discorsi di solidarietà sociale, volontariato.." "E si, che bestemmia parlare di stipendi" dico io. "Ora sono puntuali, prima passavano anche 4 mesi..soprattutto per i responsabili.." Sì, sì, lo so, lo so cara compagna di tram e di sfighe, lo so che Don [cut] non pagava gli stipendi, tanto, secondo lui, chi sceglie di lavorare nel sociale, che cazzo gliene frega degli stipendi. [cut] lui però mangia, anche senza stipendio. Noialtri anche no, che banalità che ho scritto. Ma di banalità si vive. E bravo [cut]sei migliorato. Tu, che sei contro tutte le mafie, hai accettato che di stipendi si vive. Ed io ho la faccia da educatore. Non so se ridere o piangere per questo.
Ovvio.
[Scusate i cut, ma anche io devo mangiare. Chi ha letto ha letto..]
La manina
Questa foto scattata alcuni mesi fa mi fa ridere. E’ una faccia
strana, ma è la mia. E’ una strana espressione, ma è mia. L’ho scattata sul tram, e ora credo sia adeguata al racconto e allora la pubblico, che sul mio blog mica posso pubblicare le
foto di Carla Bruni, o della Littizzetto e di paesaggi, no? Pubblico le mie foto, che oramai le
pagine senza immagini mi paiono vuote. Questo che sto per raccontare potrebbe essere un argomento di Femminismo a Sud, ma la storia è successa a me, e da me vi tocca sentirla. Oggi, ore 11.00, sul tram 2, sempre lui. Sto andando al lavoro, il mio secondo lavoro. Mica si può sopravvivere con un solo stipendio, vi pare? Siamo o non siamo filoamericani? Comunque, salgo sul tram, posti semivuoti, mi siedo accanto al finestrino. Poco dopo, un uomo di mezza età, credo sui 60 anni si siede accanto a me. Il viaggio prosegue, io ho voglia di dormire ma mi sforzo di non chiudere gli occhi. Silenzio per 15 minuti di viaggio circa, poi un paio di brusche frenate dell’autista. Alla terza frenata mi giro verso il mio vicino di viaggio e gli dico "A volte guidano da cani" Lui sorride e mi dice "Come va?" Trovo la sua risposta un po’ strana, ma credo sia una formalità e quindi rispondo che sto andando a lavorare e va come sempre. Intanto sento una presenza sulla mia gamba destra, che per forza di cose, si trova accanto alla sua gamba sinistra. Sento che qualcosa mi tocca, all’altezza..del pube. Insomma, sento che qualcosa sfiora il mio inguine/interno coscia destro. Penso che potrebbe essere la giacca del signore che mi sfiora. Intanto faccio un paio di telefonate ad amici, che mi annoio. Nessuno risponde. Normale. O trovo tutti o nessuno. O mi chiamano tutti insieme o nessuno. E’ sempre così. Poco dopo il tocco si fà più pesante, piu’ forte. Non può essere la giacca del vicino, cazzo, è altro. Sento che qualcosa mi tocca all’altezza delle mie parti intime. Alzo la mia giacca. E vedo la mano del mio vicino di tram, che traffica sulla mia coscia. "Ma che sta facendo?", gli chiedo ad alta voce, sorpresa, impallidita, impreparata, indifesa, inorridita, sconvolta, rincretinita. Ride. "Niente". Cristo, mi stava toccando. Non so, lo spingo, lo spingo via, che schifo, che schifo. Non si sposta, ride. Mi alzo io e dico "Maiale!!!". Mi alzo, lui no, lui sta li, mi levo dal sedile, un altro uomo prende il mio posto. Dico ad alta voce "Questo maiale mi toccava, mi toccava qui sul tram!!". E’ che voglio almeno farlo vergognare. Ma nessuno dice niente, la gente mi guarda, forse pensa io sia pazza. E intanto lui ride, seduto al suo posto, senza scomporsi. Vado avanti, c’è un altro sedile libero, accanto al finestrino, mi siedo. Ma poi mi volto un paio di volte per vedere se lui c’è ancora. E lui è lì seduto, tranquillo, incrocia il mio sguardo e sorride. E il tram va avanti. Io appoggio la testa al finestrino, avrei voglia di prenderlo a schiaffi, di far sapere a tutti, di urlare che questo bastardo mi aveva messo la mano tra le gambe.
Questa foto scattata alcuni mesi fa mi fa ridere. E’ una faccia
strana, ma è la mia. E’ una strana espressione, ma è mia. L’ho scattata sul tram, e ora credo sia adeguata al racconto e allora la pubblico, che sul mio blog mica posso pubblicare le
foto di Carla Bruni, o della Littizzetto e di paesaggi, no? Pubblico le mie foto, che oramai le
pagine senza immagini mi paiono vuote. Questo che sto per raccontare potrebbe essere un argomento di Femminismo a Sud, ma la storia è successa a me, e da me vi tocca sentirla. Oggi, ore 11.00, sul tram 2, sempre lui. Sto andando al lavoro, il mio secondo lavoro. Mica si può sopravvivere con un solo stipendio, vi pare? Siamo o non siamo filoamericani? Comunque, salgo sul tram, posti semivuoti, mi siedo accanto al finestrino. Poco dopo, un uomo di mezza età, credo sui 60 anni si siede accanto a me. Il viaggio prosegue, io ho voglia di dormire ma mi sforzo di non chiudere gli occhi. Silenzio per 15 minuti di viaggio circa, poi un paio di brusche frenate dell’autista. Alla terza frenata mi giro verso il mio vicino di viaggio e gli dico "A volte guidano da cani" Lui sorride e mi dice "Come va?" Trovo la sua risposta un po’ strana, ma credo sia una formalità e quindi rispondo che sto andando a lavorare e va come sempre. Intanto sento una presenza sulla mia gamba destra, che per forza di cose, si trova accanto alla sua gamba sinistra. Sento che qualcosa mi tocca, all’altezza..del pube. Insomma, sento che qualcosa sfiora il mio inguine/interno coscia destro. Penso che potrebbe essere la giacca del signore che mi sfiora. Intanto faccio un paio di telefonate ad amici, che mi annoio. Nessuno risponde. Normale. O trovo tutti o nessuno. O mi chiamano tutti insieme o nessuno. E’ sempre così. Poco dopo il tocco si fà più pesante, piu’ forte. Non può essere la giacca del vicino, cazzo, è altro. Sento che qualcosa mi tocca all’altezza delle mie parti intime. Alzo la mia giacca. E vedo la mano del mio vicino di tram, che traffica sulla mia coscia. "Ma che sta facendo?", gli chiedo ad alta voce, sorpresa, impallidita, impreparata, indifesa, inorridita, sconvolta, rincretinita. Ride. "Niente". Cristo, mi stava toccando. Non so, lo spingo, lo spingo via, che schifo, che schifo. Non si sposta, ride. Mi alzo io e dico "Maiale!!!". Mi alzo, lui no, lui sta li, mi levo dal sedile, un altro uomo prende il mio posto. Dico ad alta voce "Questo maiale mi toccava, mi toccava qui sul tram!!". E’ che voglio almeno farlo vergognare. Ma nessuno dice niente, la gente mi guarda, forse pensa io sia pazza. E intanto lui ride, seduto al suo posto, senza scomporsi. Vado avanti, c’è un altro sedile libero, accanto al finestrino, mi siedo. Ma poi mi volto un paio di volte per vedere se lui c’è ancora. E lui è lì seduto, tranquillo, incrocia il mio sguardo e sorride. E il tram va avanti. Io appoggio la testa al finestrino, avrei voglia di prenderlo a schiaffi, di far sapere a tutti, di urlare che questo bastardo mi aveva messo la mano tra le gambe.
E invece guardo fuori dal finestrino. E piango. Poi scendo, tiro su dal naso e suono il campanello, che ho da lavorare.
Nulla. Alla terza birra divento leggermente esuberante abbandonando il mio consueto aplomb. Allora da reticente divento addirittura logorroico. Credo che sul 19 (direzione Forte) ci fossero due tue amiche che ti vogliono molto bene deliziate dal clima romano che a volte sa ancora essere generoso. Dato che prendo il tram una volta all’anno può considerarsi ben strana coincidenza, neh?
Ho letto la tua quasi-recensione su Muccino e mi confermi quanto sospettavo. Certa gente dovrebbe imparare a parlare dei cazzi propri, sempre valido il motto di Mazzetta…
Ps: non mi hai fatto sapere più nulla su quella cosa che ti avevo spedito in illo tempore.
Hola cico!
Che bello risentirsi dopo tanto tempo… ma adesso ci hai fatto venire troppe curiosità: oltre alla storia del Pigmalione, chi è che hai beccato sul 19?
un salutone!
ciao cico!
ma che hai fatto al gestore del Pigmalione??
Saranno mesi che non prendo il tram. Credo da quella sera del 10 Agosto per la festa di San Lorenzo, finita buttato fuori a calci dal gestore del Pigmalione (il 32 non ce la faccio proprio, è più forte di me). Ma chi ti becco sul 19? A volte le coincidenze della vita, roba da Angelus, maledetto spiritualista e mio primo contatto sul forum (che naturalmente saluto).
ma guarda un po’ dove ti ritrovo questo Reich… interessante saperlo esperto di I Ching, e soprattutto al lavoro con Jung! Infatti loro sono i due studiosi seguaci di Freud che poi sono stati “diseredati” dal maestro.
Per la storia del biglietto, fornire generalità inventate è una soluzione che può funzionare ogni tanto ma non sempre.
Ad esempio a Bo i controllori a volte girano “scortati” da una volante della municipale che in caso di assenza di documenti da parte del malcapitato fanno subito un bel controllino in centrale… a Bo sono particolarmente stronzi: tempo fa girava voce che avessero addirittura assunto un controllore con i dreadlocks, per mimetizzarsi meglio in mezzo alla giovane fauna bolognese, ma io non l’ho mai visto. Poi a volte i controllori non salgono alle fermate, ma si piazzano in punti X del tragitto così nessuno può scendere quando l’autista si ferma per farli salire.
Io ormai ho adottato la tattica che salgo sul bus solo nei percorsi in cui so che posso in qualche modo fuggire, mentre quando devo fare tragitti per cui non mi fido cerco altri mezzi di locomozione. E’ una sporca guerra, ma alla fine la spunteremo! 🙂
baci
bacioni a te cara 🙂
aspetto le tue novita’
bacioni :*
eccerto che conosco Reich. Ma solo perché si è fatto un culo così per anni a tradurre e commentare i Ching/King, il mio fidato oracolo del cuore, prefazione di Jung (e non aggiungo altro). Della roba sessuale non so niente 🙂
Bello che ti sei fatto vivo, perché ti volevo dire, a proposito di non pagare il biglietto del tram che mi hanno pinzata un’altra volta e questa volta mi hanno fatto la multa. Solo che ci ho detto che mi chiamavo Marisa Franceschini e che vivevo a Cuneo. Ed è andata bene, insomma sembra che se ci dici che non hai i documenti, non possano fare altro che prendere dati falsi.
La lotta (al biglietto del tram) continua!
e ancora baci a Fika Sicula e a presto novità sul blog sul lavoro. Ora sono staaaaanca, sogno solo il letto
ehi voi due… non starete mica architettando nuove micidiali tattiche per le donne che vogliono estinguere l’alfabetizzazione del nord e sconfiggere la pazzia?!?
A parte ste minchiate (che però vi vogliono bene e vi leggono regolarmente), mi dispiaccio con te tro per tutti questi schifosi che ci sono in giro. Mi ricordo anche che se ne discuteva poco tempo fa su questo blog, quando avevi pubblicato un post che parlava di alcuni malsani frequentatori degli spazi nudisti.
Non c’è che dire, sessualmente siamo messi proprio male.
Poco fa mi sono imbattuto in questo “discepolo” di Freud: Wilhelm Reich http://it.wikipedia.org/wiki/Wilhelm_Reich
che è uno dei precursori del movimento per la liberazione sessuale.
Io però non l’ho ancora letto, spero di farlo a breve.. se tu lo conosci già, tanto meglio che magari mi dai due dritte 🙂
cià
grazie cara 🙂
sei una grande pure tu :*
la questione giustizialista è sempre presente si. ed è anche quella che ci frega.
cioè: vedi la gente che in generale tende soltanto a fare linciaggi in piazza, a mettere a la gogna chiunque sia presentato come colpevole da porta a porta ma se una donna dice di essere stata molestata allora si comincia a dire che potrebbe essersi inventata tutto. iniziano a dire – come per dell’utri e previti – che c’e’ la presunzione di innocenza e che piuttosto le donne hanno la tendenza a simulare stupri e molestie.
è uno stereotipo tutto patriarcale che serve a coprire le responsabilità di stupratori e molestatori e se ti muovi solo pensando a quale può essere il livello di approvazione sociale che hai attorno finisci per non lamentarti mai.
pensa alle donne che denunciano uno stupro e vengono prese regolarmente per puttane che “ci stavano”…
la stessa cosa vale per le molestie. è chiaro che se urli e ti esponi diventi anche oggetto di critiche. ma se stai zitta e non provi a difenderti ti rimane la frustrazione di un abuso e persino qualche retropensiero pieno di vergogna da senso di colpa immotivato…
perciò tutte le tue reazioni sono esattamente quelle che tante altre provano nella stessa situazione. se ti ricapita pensa che non sei mai sola e che tu sei nel giusto e hai ragione di difenderti e di mollargli un calcio dove ti pare.
chi abusa di te è maestro nel farti sentire “schizoide paranoide”. le donne che denunciano i mariti che le picchiano sono sempre definite “pazze”.
ma loro non sono pazze e tu sicuramente non lo sei e non devi dimostrare niente. prima di pensare a chi può crederti pensa che hai ragione di difenderti. tu ci credi e io ci credo e tanto basta… 🙂
appena parli del doppio lavoro fammi un fischio, anche se io ti vengo a trovare spesso e quindi ti leggerò…
un bacione
sai cosa?
è che razionalmente, dopo, ho anche pensato che l’indifferenza, l’alienazione della gente, potessero essere una sorta di atteggiamento “giustizialista” diciamo..
voglio dire, come potevo dimostrare che questo maiale mi stava toccando veramente, potevo davvero essere una pazza schizoide paranoica, no?
però, a pancia, ero/sono incazzata nera, che in molti hanno visto la mia reazione istintiva, io che gli chiedevo che stava facendo, io che lo spingevo via, e lui, che invece di incazzarsi, come avrebbe fatto una persona ingiustamente accusata, sorrideva e rispondeva a bassa voce.
e poi quando ero seduta più avanti, e lui era ancora sul bus, pensavo, ora vado a menarlo, poi però mi dicevo che non aveva senso, e poi però pensavo che dopo di me avrebbe infastidito un’altra.
ho provato rabbia, frustrazione, e il tutto si è incanalato in un pianto.
grazie della solidarietà, e coNplimenti per il tuo blog, ma che eri una grande già lo sapevo 🙂
per il doppio lavoro..è una cosa che voglio approfondire, magari ne parlerò qui
ciao!
che miseria!
mi dispiace…
appena qualche giorno fa parlavo di queste schifezze che succedono sugli autobus. effettivamente al sud, perchè non si corre tanto per lavorare che se ne trovi già uno di lavoro sei fortunat*, se urli a qualcuno che è un porco gli altri si sentono coinvolti. soprattutto le donne… l’alienazione, i ritmi di tutti producono indifferenza sociale a tutti i livelli.
ma io a quello lì gli avrei dato un calcio in mezzo alle sue di gambe. che pezzo di merda!
tutta la mia solidarietà :*